Si vota oggi, dunque non di domenica come di consuetudine nel nostro paese, bensì nel terzo mercoledì di questo mese; si tratta di elezioni importanti, le quali susciteranno interesse in tutto il vecchio continente e non solo: il riferimento è ai Paesi Bassi, uno degli Stati Fondatori dell’Unione Europea ma, al tempo stesso, uno dei paesi dove l’opinione pubblica negli ultimi anni ha dimostrato ampia insofferenza nei confronti delle istituzioni comunitarie. Nel giugno del 2005, la bocciatura della ‘Costituzione Europea’ è arrivata proprio grazie ad un referendum organizzato nei Paesi Bassi e dove la vittoria del NO ha raggiunto quasi il 60% dei consensi: negli ultimi anni è cresciuto quindi il sostegno alla principale forza euroscettica del paese, ossia il Pvv di Geert Wilders, favorito nei sondaggi in vista delle elezioni del 15 marzo. Pur tuttavia, lo scenario olandese si presenta frastagliato ed incerto, anche per una legge elettorale che vira verso un proporzionale secco, dunque quasi sicuramente il prossimo primo ministro guiderà un governo di coalizione.Il partito delle Libertà di Geert WildersSecondo gli ultimi sondaggi, è il PVV (Partij Voor de Vrijheid) ad essere favorito per le elezioni di marzo, pur tuttavia appare quasi certo come il leader di questo schieramento non riuscirà a formare un governo monocolore e, secondo molti analisti olandesi, sarà altrettanto difficile porsi alla guida di una coalizione con altre formazioni; Geert Wilders infatti, storico leader del PVV, soltanto nel 2010 ha fatto parte, seppur senza ministri, di una maggioranza di governo (si trattava del primo esecutivo guidato dall’attuale premier, Mark Rutte), mentre ad oggi il suo partito appare ‘isolato’ all’interno dello scacchiere politico per via delle posizioni euroscettiche sostenute tanto in campagna elettorale, quanto negli ultimi anni. Il PVV è infatti catalogato come un partito di estrema – destra, il cui programma prevede un referendum per l’uscita dei Paesi Bassi dall’Unione Europea, sulla scia di quello organizzato nel giugno scorso in Gran Bretagna.Wilders però ha spesso criticato l’etichetta di ‘ultra nazionalista’ e di rappresentante della destra più estrema, preferendo invece il posizionamento suo e del suo partito nello schieramento liberale con un’inclinazione orientata al ripristino della sovranità dei Paesi Bassi e la lotta all’immigrazione clandestina; è per tal motivo che il PVV è punto di riferimento degli euroscettici olandesi e viene visto con discrezione dagli altri avversari politici. Wilders, all’indomani della Brexit, è stato l’unico leader di partito olandese a mostrare entusiasmo, così come per la vittoria di Donald Trump nelle presidenziali USA di novembre; gli occhi dell’intera Europa, saranno quindi proiettati sulla percentuale che saprà raggiungere il PVV, accreditato nei sondaggi della maggioranza relativa ma al di sotto del 20%, con una proiezione che al momento dona a Wilders circa trenta seggi nella Camera Bassa, l’unica elettiva del sistema bicamerale olandese.Il centrodestra guidato dal VVD del premier uscente, Mark RutteIl bipolarismo nei Paesi Bassi non ha mai preso piede, contrariamente alle tendenze dell’ultimo quarto di secolo in gran parte dei Paesi europei, dunque è improprio parlare di centrodestra e di centrosinistra, anche prima dell’ascesa del PVV di Wilders; pur tuttavia, per orientarsi al meglio nel frastagliato quadro politico olandese, è possibile distinguere partiti più o meno affini ad uno schieramento piuttosto che ad un altro. In tal senso, il VVD (Voolkspartij voor Vrijheid ed Democratie) del primo ministro uscente, Mark Rutte, è il principale riferimento per gli elettori di centrodestra; accreditato del 15% nei sondaggi e seconda potenziale forza dietro il PVV, il partito aspira a guidare proprio con Rutte un’eventuale ‘grande coalizione’ in funzione anti Wilders. Nell’ultimo parlamento, il VVD è riuscito ad avere 41 seggi con il 26% dei consensi, cifre difficilmente raggiungibili nella tornata del 15 marzo; Rutte si è sempre dichiarato conservatore ed europeista.Altri partiti che comporrebbero un ipotetico centro – destra, sono invece il CDA guidato da Sybrand van Haersma Buma ed il D66, guidato da Alexander Pechtold; si tratta di due forze centriste e conservatrici, anch’esse papabili candidate a ruoli importanti in un eventuale governo anti euroscettici guidato da Rutte. Sia il CDA che il D66 infatti, sono sempre stati molto vicini alle linee comunitarie e ad una posizione di maggiore integrazione in ambito europeo; l’ex leader del CDA, Jan Peter Balkenende, è stato primo ministro tra il 2002 ed il 2010, incassando nel 2005 la sconfitta al referendum sulla Costituzione Europea. Defilati, ma pronti ad entrare in coalizione, anche i membri dell’Unione Cristiana e di altre liste accreditate di poco più dell’1% vicine al centro – destra.Lo schieramento di centrosinistraAppare distanziato da un’ipotetica vittoria per la conquista della maggioranza relativa il Partito Laburista olandese, guidato Lodewjik Asscher e da sempre punto di riferimento dei riformisti olandesi; gli ultimi sondaggi lo pongono sotto l’8%, con un potenziale di 11 o 12 seggi in Parlamento. A sorpresa, il principale partito di centro – sinistra potrebbe essere quello dei Verdi (Groen – Links), guidato da Jasse Klaver, il quale appare in forte ascesa ed è tra i leader politici più popolari nella campagna elettorale che si appresta ad essere chiusa; i Verdi potrebbero ottenere anche 18 seggi, forti di un 13% nei sondaggi che avrebbe dello storico visto che mai tale partito è andato oltre il 5% nella storia recente. Da questi due partiti di centro – sinistra, considerati europeisti, si discosta invece il Partito Socialista, uno degli artefici della vittoria del NO al referendum sulla Costituzione Europea; guidato da Emile Roemer, la formazione è accreditata del 7% nei sondaggi.I possibili scenariCome detto in precedenza, il frastagliato sistema olandese imporrà comunque vada dei governi di coalizione visto che, tra le altre cose, è assente anche il premio di maggioranza: un proporzionale secco, che implicherà diverse consultazioni prima dell’ufficializzazione del nuovo esecutivo. Lo scenario più probabile, è quello di una vasta coalizione per arginare la possibile vittoria relativa di Wilders e del suo PVV; in tal senso, il VVD di Rutte potrebbe guidare un esecutivo formato, oltre che dagli storici alleati del D66 e del CDA, anche dagli stessi Laburisti, sulla scia di quanto già avvenuto in Germania tra CDU ed SPD oppure in Austria. In sostanza, appare molto plausibile per i Paesi Bassi una situazione in cui, in nome degli interessi comunitari europei e del freno ai partiti euroscettici, conservatori e riformisti si uniscano per formare il nuovo governo. Un blocco di centristi e laburisti che dunque, pur non avendo la maggioranza relativa, concorrano quindi per dare a Rutte il suo terzo mandato oppure per affidare ad un altro europeista la guida del governo.Wilders, con i suoi possibili 30 seggi su 150, potrebbe fare poco anche in caso di vittoria; appare al momento improbabile una coalizione con gli euroscettici socialisti, mentre l’altro partito anti Euro, ossia il SGP, appare accreditato di soli 3 seggi. L’unica possibilità per il PVV, è data da un’eventuale difficoltà degli altri principali partiti a formare un nuovo esecutivo, il che aprirebbe scenari importanti; non è escluso inoltre che, vista una vasta frammentazione, si possa ricorrere entro l’estate a nuove consultazioni.
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