La Russia ha concluso la prima serie di test del nuovo missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik. A comunicarlo è stata una fonte anonima all’agenzia stampa Tass.
I test del nuovo sistema missilistico sono stati condotti lo scorso gennaio ed hanno riguardato proprio il sistema di propulsione ad energia atomica.
“La fase principale dei test del missile da crociera Burevestnik, che riguarda l’unità di propulsione nucleare, si è conclusa con successo lo scorso gennaio in una delle strutture di produzione” sono state le parole della fonte anonima che ha aggiunto come i test fossero rivolti a verificare “le specifiche di funzionamento del reattore che gli assicurano un raggio d’azione illimitato”.
Al momento non è giunta nessuna conferma ufficiale dalle autorità russe ma secondo la Tass la fonte è affidabile.
Burevestnik, la procellaria di Putin
Burevestnik, parola russa che indica la procellaria, un uccello che nidifica sulle scogliere e vola sfiorando le onde, è un missile da crociera a propulsione nucleare pensato per essere lanciato da velivoli e unità navali dotato di raggio d’azione illimitato proprio grazie al suo particolare sistema propulsivo.
Ufficialmente l’esistenza di questa nuova arma è stata svelata al mondo dallo stesso Presidente Putin in occasione del discorso all’Assemblea Federale del primo marzo del 2018. Occasione in cui sono stati anche presentati altri sistemi come i veicoli di rientro ipersonici (Hgv- Hypersonic Glide Vehicle) per missili balistici ed il supersiluro nucleare Status-6 poi ribattezzato Poseidon.
Le prime immagini di Burevestnik, insieme a quelle delle nuove superarmi russe, sono state diffuse dalla Russia in un video lo scorso luglio ed hanno permesso di apprezzarne le dimensioni del canister di lancio del missile, comprese tra i cinque ed i sei metri.
In quell’occasione i Burevestink mostrati erano tre, tutti dipinti in colore rosso acceso tipico dei vettori in via di sperimentazione russi, e nonostante fossero ricoperti da un telo, hanno comunque mostrato di possedere delle ali ripiegabili ed una forma della fusoliera particolare che potrebbe indicare una parziale accortezza nella ricerca di una qualche forma di invisibilità radar.
Le prestazioni e le caratteristiche di Burevestnik non sono note, fatto salvo per quanto fin’ora detto, ma sappiamo che il primo lancio in cui è stato testato il booster che accelera il missile sino a velocità ipersonica, è stato condotto alla fine del 2017.
In quell’occasione il missile si inabissò nel Mare di Barents e la Russia si impegnò in un rapido recupero del relitto anche per evitare che potesse finire in mani “nemiche” per essere studiato.
In totale i test di volo del missile sono stati quattro effettuati tra il novembre del 2017 e il febbraio del 2018, tutti effettuati senza che il motore a propulsione nucleare fosse montato. Il tempo di volo più lungo è stato di oltre due minuti in cui Burevestnik ha volato per circa 35 chilometri mentre il più breve, della durata di alcuni secondi, ha comunque permesso al vettore di volare per otto chilometri.
Questi test non hanno mai visto l’installazione del motore atomico in quanto questo tipo di tecnologia è molto impattante dal punto di vista ambientale: un propulsore di questo tipo, oltre a non avere la pesante schermatura anti radiazioni per una questione di contenimento dei pesi, rilascia in atmosfera isotopi altamente radioattivi.
Si ritiene che la “nube radioattiva” registrata dall’istituto di sicurezza nucleare francese (Irsn) alla fine di settembre del 2017 avente origine da un impianto atomico in Kazakistan e composta da rutenio 106, potesse essere uno dei primi test del nuovo motore del missile Burevestnik.
Il sistema missilistico nasce per effettuare attacchi su scala globale evitando le concentrazioni note di sistemi difensivi antiaerei: il motore atomico, permettendo di avere un raggio d’azione illimitato, rende possibile a Burevestnik di compiere traiettorie molto lunghe e complesse come di volare indefinitamente in circuito di attesa prima di colpire l’obiettivo.
Il profilo di volo è intuibile dal suo stesso nome: così come la procellaria, il missile vola a bassissima quota, quasi a pelo d’acqua. Questa capacità, denominata sea skimming, unita ad una configurazione della fusoliera con parziali caratteristiche stealth, ne renderebbero molto difficile l’individuazione e l’aggancio da parte dei radar terrestri, navali o aerei.
Non sappiamo di quale tipo sia stato l’ultimo test effettuato sul sistema di propulsione e ad oggi non sono state comunicate altre “fughe radioattive” come quella avvenuta a settembre del 2017. Verosimilmente l’accensione di un propulsore di questo tipo, ad un mese di distanza, avrebbe portato gli isotopi radioattivi ad essere già stati scoperti dai sistemi di monitoraggio occidentali, però è anche possibile che non ne sia stata data ancora comunicazione ufficiale.
Un’idea non originale
L’idea di un missile a propulsione nucleare non è nata in Russia. Già gli Stati Uniti hanno sperimentato questa tecnologia in modo estensivo negli anni ’60 ed in particolare l’Us Air Force aveva in progetto di sviluppare un missile supersonico denominato Slam (Supersonic Low Altitude Missile) impiegante un sistema di propulsione nucleare – ramjet che ricorda molto da vicino la soluzione impiegata su Burevestnik.
Il “Progetto Plutone” venne abbandonato perché, benchè funzionante, non offriva un mezzo pratico per la propulsione dei missili aviolanciabili o basati a terra ma soprattutto per il fatto che la produzione di una simile arma avrebbe provocato una corsa agli armamenti con l’Unione Sovietica dagli esiti incerti.
In effetti le problematiche ambientali, già enunciate, che riguardavano la scia radioattiva che il missile si sarebbe lasciato dietro, vennero viste più come un terrificante ma efficace effetto collaterale piuttosto che un difetto.