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Israele continua a rafforzare il suo arsenale in vista di una possibile escalation con i suoi avversari in Medio Oriente. E lo fa attraverso un accordo del ministero della Difesa e Israel Military Industries che ha dato il via all’acquisizione di nuovi missili per centinaia di milioni di scicli che, a detta del ministro Avigdor Lieberman, “consentiranno alle Idf (Israel defense forces ndr) di coprire qualsiasi parte della regione entro pochi anni”.

L’obiettivo del governo di Benjamin Netanyahu è quindi chiaro: nessun luogo del Medio Oriente potrà sentirsi al sicuro dall’area di azione dei missili israeliani. Ed è un monito che vale non solo per l’Iran ma per tutti gli attori coinvolti nell’area.

Cosa prevede l’accordo

Il contratto siglato fra il ministero della Difesa e il gigante israeliano delle armi prevede l’acquisizione di missili ad alta precisione di diversi tipi, alcuni classificati e quindi inaccessibili alla stampa, che avranno un raggio d’azione fra i 30 e i 150 chilometri.

Questo limite sembra contraddire quanto detto da Lieberman sulle capacità di raggiungere qualsiasi obiettivo in Medio Oriente, ma il fatto che esista una parte classificata lascia pensare che non sia da considerare totalmente esaustivo. O che probabilmente si prevede, nel medio termine, un aumento del raggio d’azione.

Tra i missili che le Idf stanno acquistando dall’Imi c’è inoltre una versione migliorata del sistema di razzi d’artiglieria Accular. Come spiega Ynet, “il sistema può lanciare 18 missili di precisione nel territorio nemico in un minuto. È un sistema efficace, facile da usare, accessibile ed economico, ed è stato messo a disposizione dei comandanti di brigata e battaglione. Può essere utilizzato per colpire individui, strutture e infrastrutture e può colpire più obiettivi contemporaneamente”.

Israele rafforza l’arsenale balistico

Da tempo la Difesa israeliana ha deciso di investire sui missili. Fa parte di una politica strategica molto chiara che ha condotto, nel febbraio di quest’anno, a creare anche una nuova unità di artiglieria per missili terra-terra con una portata fino a 300 chilometri. In quell’occasione, Lieberman approvò un budget iniziale di mezzo miliardo di dollari. Una cifra che fa comprendere gli investimenti senza precedenti del governo israeliano nella Difesa e soprattutto nel programma missilistico.

Già in quest’occasione, si parlo di un programma di ammodernamento dell’arsenale missilistico partendo dal corto e medio raggio per poi proseguire verso lo sviluppo di nuovi missili a lungo raggio. E i media israeliani parlarono anche in quel caso di Israel industrial military come azienda incaricata.

Un messaggio rivolto a Hamas e Hezbollah

Il fatto che Israele renda noto questo accordo in questa fase di tensione in Medio Oriente, non è una causalità. Netanyahu, insieme all’amministrazione di Donald Trump, ha avviato una politica di enorme pressione sull’Iran e sui suoi alleati regionali, a partire da Hezbollah e dal governo siriano. Israele si è posto come obiettivo quello di colpire la strategia regionale iraniana. Ed è disposto a tutto: anche alla guerra. E lo si è visto con i raid in Siria dove l’aviazione dello Stato ebraico ha colpito semplicemente perché si è dichiarata minacciata dalla presenza di truppe legate a Teheran.

Non va dimenticato poi che proprio nei giorni scorsi, l’Iran ha testato un nuovo missile. I Guardiani della Rivoluzione hanno lanciato dalla base di Bandar-e-Jask un missile Fateh-110 Mod 3 che si è inabissato nel Golfo Persico dopo un volo di circa 100 miglia. Si è trattato di un missile anti-nave, ma fa parte di una strategia di messaggi che si mandano tra avversari.

In questo scontro, vanno poi inseriti due nemici israeliani molto più prossimi e che si legano fra loro ormai in maniera quasi inscindibile, come dimostrato dalle stesse esercitazioni delle Idf: Hamas e Hezbollah. I due gruppi, che rappresentano i nemici di Israele nel fronte sud e fronte nord, rientrano perfettamente nel raggio d’azione dei nuovi missili. Ed è significativo che la Difesa israeliana abbia rafforzato proprio questo settore. Molti ritengono che Israele sia pronto a una nuova guerra per colpire in maniera definitiva sia l’organizzazione che controlla Gaza sia il Partito di Dio in Libano. E questi segnali non inducono all’ottimismo.

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