L’Afghanistan si apre a Donald Trump e propone agli Stati Uniti degli investimenti importanti nel campo delle risorse minerarie. E’ la mossa attuata dal presidente afgano Ashraf Ghani al fine di scongiurare il paventato disimpegno americano nella regione contro i talebani.A dare la notizia è Politico, che racconta di una telefonata intercorsa tra i due presidenti lo scorso 3 dicembre: in quell’occasione Trump e Ghani hanno discusso delle importanti ricchezze minerarie dell’Afghanistan, il cui valore, secondo uno studio del Pentagono, si aggirerebbe attorno al trilione di dollari. Secondo un funzionario governativo afgano, gli Stati Uniti sarebbero interessati ad aiutare l’Afghanistan a sviluppare le sue “rilevanti risorse naturali”. Secondo i funzionari interpellati da Politico, il tycoon sembra aver colto favorevolmente la proposta del governo afgano sostenuto dall’occidente.L’Afghanistan, “l’Arabia Saudita del litio”“Questa è la prima amministrazione Usa che si concentra sul potenziale economico del nostro Paese e per noi è un fatto positivo” – osserva Hamdullah Mohib, ambasciatore dell’Afghanistan a Washington.Il vero tesoro del Paese è rappresentato dal litio, presente in grande quantità. Metallo morbido di color argento, si tratta di un elemento imprescindibile nella realizzazione di tutte le batterie di smartphone e notebook. A tal proposito, secondo il rapporto del Pentagono, “l’Afghanistan potrebbe diventare l’Arabia Saudita del litio”.“I funzionari – ammette Mohib – sono molto interessati alla questione del litio”. Il governo afgano non vuole svendere le risorse del proprio Paese ma vuole offrire a Trump un’opportunità di business: dopotutto The Donald ha sempre sostenuto la necessità di “abbandonare il pantano costoso dell’Afghanistan”, come suggerisce un suo tweet del 2013.I talebani avanzanoMercoledì scorso 30 persone sono stato uccise da un attacco terroristico dell’Isis in un ospedale militare di Kabul. Lo scorso mese, un generale dell’esercito statunitense che opera in Afghanistan, ha dichiarato al Congresso di aver bisogno “di altre truppe” in aggiunta ai 8.400 soldati americani già presenti. Secondo quanto riporta Al Jaazera, un recente rapporto dell’Ispettore generale per la ricostruzione dell’Afghanistan (SIGAR), evidenzia come il governo afgano sostenuto dall’Occidente avrebbe, dall’inizio di quest’anno, perso il 5% del territorio a favore dei talebani.Il territorio sotto il controllo delle forze lealiste, secondo il rapporto, infatti, è passato dal 70% al 65% del totale, sulla base dei dati forniti dalle forze statunitensi in Afghanistan. Ciò equivale ad una perdita di 19 distretti sui complessivi 400. Il comandante delle forze Usa in Afghanistan, il generale dell’esercito John Nicholson, ha tuttavia specificato che la presenza dei talebani è concentrata nelle zone rurali.La crisi umanitariaNel frattempo la situazione umanitaria appare sempre più grave. Le Nazioni Unite hanno stimato che il numero degli afgani sfollati nel 2015 ha superato il mezzo milione, superando i 471 mila dell’anno precedente. Un vero record.Mark Bowden, coordinatore umanitario presso le Nazioni Unite, parla di numeri allarmanti: “Sono preoccupato non solo perché queste cifre certificano un numero impressionante di nuovi sfollati, ma perché evidenziano una crisi a lungo termine con un numero crescente di famiglie afgane che si trovano costrette ad affrontare spostamenti continui”- ha dichiarato.La condotta del Pakistan e il sostegno ai talebaniSecondo gli Stati Uniti, i talebani continuano a ricevere appoggio e sostegno da parte del Pakistan.”La libera circolazione dei talebani afgani e dei loro alleati all’interno del territorio pakistano è un problema operativo fondamentale” – ha confermato il generale John Nicholson – “ i talebani e i loro leader sono la principale minaccia per la sicurezza dell’Afghanistan. I loro dirigenti godono di piena libertà d’azione in Pakistan e si sentono dei rifugiati sicuri”.Per Binodkumar Singh, ricercatore associato presso l’Institute for Conflict Management di Nuova Delhi, “la fine della crisi afgana è lontana. Le forze lealiste sono in difficoltà a causa del parziale ritiro della Nato, anche se piccoli contingenti continuano a fornire sostegno attivo. Vi è tuttavia maggiore consapevolezza della condotta illecita del Pakistan e la volontà delle potenze impegnate di contestare tale condotta a Islamabad. Con Trump ci si aspetta che questo sia tradotto in una politica efficace. Resta da vedere se questo servirà a esercitare una pressione sufficiente a costringere il Pakistan ad agire contro i talebani. In caso contrario, ci sono poche speranze per la pace in questa nazione devastata dalla guerra”.