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Il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko ha affermato che Minsk è pronta ad inviare una missione di peacekeeping per pacificare la regione del Donbass e per pattugliare il confine tra Russia ed Ucraina. Il capo di Stato ha aggiunto che è necessario che tanto Mosca quanto Kiev supportino l’iniziativa affinché essa possa essere attuata anche se, al momento, appare improbabile che la proposta possa riscuotere successo.

Lukashenko ha inoltre espresso il proprio supporto al mantenimento dell’unità dell’Ucraina, chiarendo come i territori controllati dai ribelli separatisti debbano tornare sotto il controllo del governo centrale. Il conflitto nel Donbass continua a provocare vittime e sofferenze sin dal 2014, quando gruppi di insorti locali assunsero la supremazia su parti delle regioni minerarie di Donetsk e Lugansk. Più di 13mila persone sono morte e oltre 2 milioni hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa degli scontri tra l’esercito di Kiev ed i ribelli. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato, durante il discorso tenuto di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, come la riunificazione territoriale dell’Ucraina e la fine della guerra siano i principali obiettivi del suo mandato e come il permanere di un focolaio di tensione in Europa non sia positivo per la tenuta politica del Vecchio Continente.

Situazione difficile

Una serie di cessate il fuoco ha congelato, dal 2015, la situazione sul campo, la tregua continua però a subire costanti violazioni. Un report dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) rendeva noto che solamente nella giornata del 25 settembre ben 47 esplosioni hanno avuto luogo nel Donbass, mentre ,nel 2018, le violazioni sono state 312.554. La situazione non è quindi pacificata, anche perché il fronte può modificarsi e questo rende ancora più difficile la vita agli abitanti del luogo. Il 20% delle strade della regione è infatti stato distrutto, il trasporto pubblico è fortemente limitato ed i servizi sono ridotti al minimo, il tempo medio di arrivo di un ambulanza nell’area di Lugansk è stimato in almeno trenta minuti. Serviranno almeno 150 miliardi di dollari per riparare i danni subiti dalle infrastrutture civili nell’area e coloro che vivono lungo la linea di contatto tra i militari di Kiev ed i separatisti sono esposti a bombe ed esplosioni ed alla distruzione delle proprie case. Nella sola area controllata dal governo almeno settemila chilometri quadrati sono pesantemente contaminati dalla presenza di mine antiuomo ed il Paese è il terzo al mondo, dietro Afghanistan e Siria, per le morti provocate ogni anno da questi ordigni. I servizi di erogazione idrica funzionano a singhiozzo e sono stati danneggiati dagli scontri, mentre gli inverni particolarmente rigidi contribuiscono a rendere ancora più drammatica la situazione umanitaria.

Gli equilibri politici

Il dialogo tra Kiev e Mosca, per lungo tempo interrotto, sembra aver conosciuto nuovo vigore dopo l’elezione del Presidente Zelensky. Lo storico scambio di 35 prigionieri con la Federazione Russa, avvenuto il 7 settembre, ha sancito un importante passo in avanti nel miglioramento delle relazioni diplomatiche bilaterali. L’incontro che si sarebbe dovuto svolgere nel mese di settembre, a Parigi, tra le autorità ucraine, russe, tedesche e francesi ( secondo il Format Normandia) per cercare di porre fine al conflitto non ha avuto luogo. Russia ed Ucraina continuano a serbare rancori e sospetti reciproci che impediscono l’organizzazione di negoziati efficaci e risolutivi ed entrambe le parti temono che l’altra possa avvantaggiarsi della precaria situazione sul campo. L’intervento delle autorità bielorusse, che cercano di mediare tra Mosca e Kiev, potrebbe aiutare, nel lungo periodo, a trovare un compromesso tra le posizioni divergenti. Lo scoppio del Kievgate rischia di riportare, nella maniera sbagliata, l’attenzione sulle vicende politiche ucraine. La comunità internazionale continua infatti ad ignorare le sofferenze a cui è sottoposta la popolazione civile nelle regioni affette dagli scontri concentrandosi, piuttosto, sulla necessità di preservare equilibri tattici e politici in Europa orientale. La precaria situazione del Donbass alterna schiarite diplomatiche e nuove violazioni al cessate il fuoco sul campo, senza che una soluzione di lungo periodo sia stata ancora implementata. Servirà uno sforzo comune tanto delle autorità ucraine quanto di quelle russe per raggiungere questo scopo e riportare pace e stabilità in questa parte d’Europa così tormentata.