Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha iniziato il suo tour europeo partendo dalla Germania di Angela Merkel.
Dopo la Germania, sarà la volta di Francia e Gran Bretagna. Con un unico scopo: porre l’attenzione sull’Iran e sul suo programma nucleare. Per Israele una minaccia esistenziale, per l’Europa un problema legato all’instabilità del Medio Oriente e all’impossibilità di investire nel Paese degli Ayataollah.
Ed è lì che Netanyahu vuole intervenire, facendo in modo che le agende del blocco del Vecchio Continente si adeguino a quella di Tel Aviv.
Un percorso certamente complicato che è però da tempo il pallino del premier israeliano in Europa. Ha convinto gli Stati Uniti con il successo di Donald Trump. E cerca di fare lo stesso tra Berlino, Parigi e Londra.
L’avvertimento di Netanyahu
Per convincere Angela Merkel, il premier israeliano ha puntato su uno dei temi più cari della campagna elettorale tedesca e punto dolente dell’ultimo mandato di frau Merkel: i migranti.
Netanyahu ha avvertito la cancelliera tedesca che, senza una politica più dura della Germania contro l’Iran, ci saranno nuovi arrivi di rifugiati in terra tedesca.
Secondo il primo ministro di Israele, l’obiettivo di Teheran è “condurre una guerra religiosa in Siria, per lo più sunnita”. Per questo motivo, spiega ancora Netanyahu, “potrebbe provocare una nuova guerra religiosa – questa volta una guerra religiosa all’interno della Siria – e il risultato saranno molti altri rifugiati. E tu sai esattamente dove andranno”, con quest’ultima frase fatta rivolgendosi direttamente ad Angela Merkel.
L’errore di Netanyahu
Il messaggio di Netanyahu è stato molto chiaro. Nella conferenza congiunta con Angela Merkel, ha riaffermato il suo timore neoclassico confronti di Teheran riproponendo il discorso del genocidio.
“L’Iran invoca la nostra distruzione, ma persegue anche armi nucleari per portare a termine il suo progetto di genocidio“, ha detto il premier israeliano. E ha riaffermato il concetto proprio riferendosi ai “sei milioni di ebrei” che ricordando le vittime dell’Olocausto.
Una mossa di propaganda abbastanza evidente ma del tutto erronea. Il rischio di fare parallelismi inverosimili. come fatto da Mohamed bin Salman in America con il paragone fra il governo iraniano e Adolph Hitler, è all’ordine del giorno. E appare del tutto controproducente oltre che offensivo nei confronti delle vittime della Shoah così come del governo iraniano.
Europa e Israele hanno interessi divergenti
Gli interessi europei di certo non saranno ravvivati attraverso questi paragoni. L’avvicinamento tra Europa e Israele, in particolare sul fronte iraniano, può esserci. Ma gli obiettivi tra Stati europei e Stato ebraico appaiono difficili da sovrapporre.
Per l’Europa, intesa come Unione europea sia come singoli Stati, Teheran è un partner economico e politico. Fondamentale come mercato e utile nello scacchiere della sicurezza e delle relazioni internazionali. Per Israele, l’Iran è un nemico in ogni settore, da quello militare a quello economico ed energetico. Da questa contrapposizione è difficile giungere a un compromesso.
Macron, Theresa May e Merkel ci avevano provato con gli Stati Uniti e avevano puntato su un compromesso che riguardasse la questione missilistica e la guerra in Yemen. Ma non è bastato. E sembra difficile credere che Israele sia più propenso al dialogo rispetto all’amministrazione americana.
E nel tempo, le divergenze fra israeliani ed europei sono aumentate anche in virtù di una netta presa di posizione unilaterale sia di Israele che degli stessi Stati Uniti. Netanyahu e Trump sono emblemi di una politica assolutamente configgente con quella dei leader europei.