Non mancano sorprese e risultati diversi da quelli pronosticati alla vigilia, ma alla fine Benjamin Netanyahu non dovrebbe avere molto problemi nel formare un nuovo governo. Tiene infatti il blocco di centro-destra, anche se al suo interno si assiste alla caduta o ridimensionamento dei partiti laici a favore invece di quelli ultra ortodossi. Dall’altro lato comunque, lo sfidante Benny Gantz può vantare di aver portato la sua giovane formazione a 35 seggi alla Knesset, grazie ai quali può dare filo da torcere al futuro esecutivo.

Perché Netanyahu è vicino a formare il suo nuovo governo

Come detto, lo scenario più probabile riguarda l’accordo di Netanyahu con gli altri partiti di centro-destra sulla scia dunque di quanto fatto negli ultimi quattro anni. Dai dati oramai quasi definitivi, emerge un piccolo ma significativo dettaglio: seppur per uno scarso migliaio di voti, è il Likud ad avere la maggioranza relativa. E questo è importante perché, per consuetudine, il presidente della Repubblica dà l’incarico esplorativo per la formazione di un nuovo esecutivo al leader del partito di maggioranza relativa. Netanyahu può quindi subito mettersi all’opera per trovare gli accordi necessari alla formazione del suo nuovo governo, che sarebbe il quinto considerando sia il mandato dal 1996 al 1999 che i quattro consecutivi iniziati con l’incarico ottenuto nel 2009. Il leader del Likud guarda ovviamente ai suoi alleati tradizionali. Ma, come detto, nel centro-destra emergono alcune sorprese.

Ad avanzare sono i partiti religiosi ed ultraortodossi. I Giudaici Uniti nella Torah e lo Shas sono rispettivamente terza e quarta formazione politica, con otto seggi a testa nelle nuova Knesset. Indietro invece le formazioni della destra laica. Se il calo di Yisrael Beytenu, il partito dell’ex ministro della difesa Avigdor Liberman, appare prevedibile, meno lo è invece quello di Nuova Destra e Destra Unita. Accreditati alla vigilia di sei seggi a testa, il primo non riesce addirittura ad entrare, il secondo invece ha soltanto cinque seggi, lo stesso numero di Yisrael Beytenu. Unendo comunque questo blocco e partendo dalla base dei 35 seggi del Likud, Netanyahu avrebbe già raggiunto la fatidica quota 61, la soglia minima cioè per avere la maggioranza in un parlamento di 120 deputati. Il premier uscente potrebbe poi giocarsi la carta dei centristi di Kulanu, i quali superano lo sbarramento del 3.25% e con i loro quattro deputati porterebbero la coalizione a 65 seggi. Ma i vertici di questa formazione politica dichiarano di non essere, almeno per il momento, interessati ad entrare nel governo. Netanyahu però, avrebbe intenzione di parlare con loro.

Gli israeliani premiamo i due principali partiti

A differenza di quanto ci si aspetta alla vigilia e di quanto accade in Europa negli ultimi anni, si assiste al rafforzamento delle principali formazioni politiche. Gli israeliani sembrano voler evitare questa volta un’eccessiva frammentazione. A destra evidentemente ha fatto breccia la campagna elettorale condotta da Netanyahu che, dall’annessione della Cisgiordania alla promessa di maggior fermezza per la difesa di Israele, riesce sul filo di lana a strappare voti ai partiti della destra laica. In poche parole, gli elettori di Nuova Destra, Destra Unita ed Yisraele Beytenu preferiscono votare direttamente il Likud piuttosto che i piccoli partiti.

Lo stesso discorso si può vedere a sinistra. Anzi, molti laburisti accusano Gantz di aver condotto una campagna elettorale volta più ad erodere consenso al Partito Laburista piuttosto che allo stesso Netanyahu. Ed i risultati gli danno ragione: a fronte di un tracollo dei laburisti, oramai poco più che una formazione di second’ordine in parlamento capace di ottenere soltanto sei seggi a fronte dei 18 nella Knesset uscente, si ha un balzo della coalizione “Bianco e Blu” dello stesso Gantz. Ecco perché dunque le due principali formazioni politiche, accreditate alla vigilia di 30 seggi a testa, alla fine ne ottengono 35 ciascuno. E la situazione assomiglia molto a quella dei tempi del fragile bipolarismo israeliano, dove però erano i laburisti ad essere contrapposti al Likud.

L’ombra delle inchieste su Netanyahu

Ma lo scenario che si profila nelle prossime ore potrebbe non essere quello definitivo. Se infatti l’ipotesi di un esecutivo di centro-destra appare quella più accreditata, è pur vero che il premier uscente e potenziale rientrante ha sulle spalle il fardello di una grave accusa. Nei mesi scorsi la polizia chiede infatti l’incriminazione di Netanyahu per corruzione, il processo dovrebbe concludersi nelle prossime settimane. Qualora dovesse essere confermata l’incriminazione, il premier dovrebbe lasciare l’incarico. Ed allora a questo punto tornerebbe in gioco Gantz.

Già in campagna elettorale l’ex capo di stato maggiore dell’esercito afferma di essere disposto a dialogare con la fazione più moderata del Likud. In parole povere, in caso di uscita di scena di Netanyahu, i due principali partiti potrebbe anche dare vita ad una coalizione di centro più moderata. Intanto, però, la prima strada della nuova legislatura dovrebbe essere quella sopra descritta del centro-destra.