La NATO sarà pure in stato di morte cerebrale ma negli ultimi mesi le tensioni e i torbidi certo non sono mancati. Questa volta il clima si è surriscaldato fra Stati Uniti e Germania a proposito di armi nucleari. L’ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino Richard Grenell, infatti, ha accusato la Germania di aver minato il deterrente nucleare della NATO, puntando il dito contro i partner della coalizione della cancelliera Angela Merkel dopo che alcuni leader hanno chiesto ulteriori passi verso il disarmo nucleare. Una mossa inusuale per un diplomatico che, per norma, dovrebbe astenersi da dichiarazioni e valutazioni “politiche”. Ma Grenell non è un diplomatico qualunque, è direttore della National Intelligence Usa, già rappresentante speciale della Casa Bianca per il Kosovo e la Serbia.
Il caso
Ma ripercorriamo cosa è accaduto alcuni giorni fa prima di questa tempesta. Rolf Muetzenich, leader parlamentare dei socialdemocratici (Spd), all’inizio di questo mese si era espresso a favore del ritiro di tutte le armi nucleari statunitensi dalla Germania – una visione che spacca il suo partito e che non è condivisa dai conservatori della Merkel. Immediata, è arrivata la replica dell’ambasciatore Grenell in un articolo di opinione per il quotidiano tedesco Die Welt: “Invece di minare la solidarietà che costituisce la base della deterrenza nucleare della NATO, è ora giunto il momento per la Germania di rispettare i suoi impegni con i suoi alleati e di investire con continuità nel nucleare della NATO”.
Gli scambi al vetriolo tra Washington e Berlino non sono di certo una novità nell’era Trump e le relazioni bilaterali sono state messe a dura prova negli ultimi quattro anni. Il presidente ha sollecitato la Germania ad aumentare le spese per la difesa e ha accusato Berlino di essere “prigioniera” della Russia a causa della sua dipendenza energetica. I rapporti con la Russia, altro tasto molto dolente: i commenti di Grenell sono infatti arrivati il giorno dopo che la Merkel aveva citato “prove concrete” che la Russia fosse dietro un attacco di hacker del 2015 al Bundestag.
“I pericoli che minacciano la pace in Europa non sono un anacronismo, come alcuni vorrebbero farci credere”, ha tuonato Grenell. Secondo il diplomatico, l’invasione russa dell’Ucraina, lo spiegamento di nuovi missili da parte della Russia alla periferia dell’Europa e le nuove capacità di Cina, Corea del Nord e altri paesi evidenziano che nuove minacce sono presenti soprattutto in Europa orientale, il “ventre molle” dell’Europa: non a caso, da tempo, in ambito NATO si discute della controversa proposta di partnership all’Ucraina.
Tensioni a Berlino
A sua volta, il ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, presidente dimissionaria della Cdu, aveva duramente criticato la dirigenza della Spd, accusandola di indebolire la Germania con la richiesta di porre fine alla partecipazione del paese al dispositivo di deterrenza nucleare della Nato, ritirando le armi strategiche che gli Stati Uniti schierano in territorio tedesco. In particolare, Kramp-Karrenbauer aveva dichiarato: “Finché ci sono Stati con armi nucleari che non intendono appartenere alla nostra comunità di valori, abbiamo bisogno di una forte posizione negoziale”. Kramp-Karrenabuer aveva quindi criticato la Spd per “mancanza di visione strategica” e per il suo apparente “allontanamento dalla Realpolitik”.
Questa non è la prima volta che Grenell rivolge alla Germania richieste precise a proposito dei suoi doveri NATO. Da quando ha assunto l’incarico nel maggio 2018, ha ripetutamente invitato il paese a raggiungere la soglia di spesa militare del 2% del PIL. Nell’agosto 2019, ha minacciato di ritirare parte della presenza di truppe statunitensi dalla Germania a meno che il paese non avesse soddisfatto i suoi impegni di bilancio. Il suo tono intransigente e la percezione di intromettersi negli affari politici interni tedeschi lo hanno reso impopolare con i politici e il pubblico tedeschi.
La questione dei Tornado
Tuttavia, il dibattito sulle armi nucleari è stato scatenato dalla notizia del mese scorso secondo cui il Ministero della Difesa voleva acquistare 45 aerei da combattimento F-18 dalla Boeing per sostituire i vecchi velivoli Tornado e assolvere alla cosiddetta condivisione nucleare. Se la Germania non dovesse acquistare nuovi jet, la condivisione nucleare terminerebbe con il previsto ritiro dei Tornado dal servizio nel 2030.
Gli esperti della Difesa tedeschi hanno trascorso molti anni a considerare, riconsiderare e contemplare le opzioni per sostituire i Tornado. Ma è possibile che la storia stia ora – lentamente – volgendo al termine: il ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha recentemente notificato alla sua controparte americana che la Germania stava valutando la possibilità di ordinare F-18 a stelle e strisce. La questione aveva lasciato i socialdemocratici piuttosto turbati, speranzosi di poter lasciare questo pesante fardello al prossimo governo. Un futuro governo a guida Spd potrebbe quindi, una volta per tutte, porre fine alla partecipazione della Germania alla condivisione nucleare della NATO. Ma l’iniziativa di Kramp-Karrenbauer costringe a prendere una posizione nel breve periodo.
Il disarmo nucleare è cosa sacrosanta per uno stato sovrano, ma genera problemi quando quello stato sovrano è legato da obblighi derivanti alla partnership in una organizzazione regionale come la NATO. Se la politica tedesca nei prossimi anni si muovesse in questa direzione e non riuscisse a sostituire i Tornado, potrebbe mettere sotto pressione i fondamenti dell’ordine di sicurezza europeo. Nel corso degli anni, i membri della NATO hanno messo più volte in discussione il ruolo della Germania nell’Alleanza Atlantica. La spesa per la difesa tedesca è ancora molto lontana dall’obiettivo della NATO del 2 per cento del PIL entro il 2024. Il coronavirus, inoltre, ora esercita un’enorme pressione al ribasso sul bilancio della Difesa, e le previsioni fanno intuire che la Germania non possa nemmeno raggiungere il suo obiettivo entro il 2031.
Grenell spiega il nuovo significato della NATO
Il Patto Atlantico sembra ormai essere incapace di rispondere alle esigenze del nuovo ordine mondiale. L’origine delle numerose accuse di declino derivano proprio dall’incongruenza tra il mondo attuale e le esigenze postbelliche ed in tanti chiedono di incenerire un sistema ormai vetusto, proprio come è accaduto al Patto di Varsavia. Per Grenell, coloro che vogliono dare più peso alla voce europea nella politica di difesa comune dovrebbero sostenere un ombrello multilaterale di sicurezza nel quadro della NATO. Ma, soprattutto, dovrebbero promuovere investimenti europei attivi a sostegno delle misure dissuasive essenziali, ribadendo quanto era stato dichiarato nel 2016 a Varsavia da capi di Stato e di governo e cioè che lo scopo principale delle capacità nucleari della NATO è mantenere la pace, proteggere dalle misure coercitive e scoraggiare le aggressioni.
Nella bagarre con Berlino, Grenell ha cercato di appigliarsi alle nuove sfumature della politica estera americana: scrive l’ambasciatore nel suo articolo che, essendo la più grande potenza nucleare all’interno della NATO, gli Stati Uniti sono ben lontani dall’impegnarsi in un’escalation nucleare; piuttosto, sottolinea, la revisione del concetto di spiegamento nucleare dell’amministrazione Trump nel 2018 ha confermato che i principali compiti delle forze nucleari statunitensi riguardano la deterrenza di attacchi nucleari e non nucleari e la riassicurazione di alleati e partner. L’idea di base è che, al di là delle ambizioni da falco di Donald Trump, la NATO dovrebbe servire, oggi, a scopo di difesa e non di offesa ma soprattutto a sviluppare una deterrenza nucleare credibile, anche attraverso aeromobili in grado di utilizzare armi nucleari. Questa capacità è necessaria nel mondo di oggi e la Germania è impegnata a contribuire ad essa, ha sentenziato lo special envoy a Berlino.