Da tempo su Inside Over affermiamo che l’appuntamento politico più importante d’Europa nella prima fase del 2021 è stato rappresentato dal congresso della Cdu, l’Unione Cristiano-Democratica della cancelliera Angela Merkelche nelle scorse settimane ha eletto Amin Laschet come suo nuovo segretario, aprendo alla possibilità di una successione alla Cancelliera nel solco della continuità e a scenari interessanti in vista delle elezioni generali che la Germania affronterà in autunno.

Con Laschet la Cdu si prospetta destinata a mantenere l’impronta centrista e moderata e la spinta al compromesso sul fronte comunitario che ha contribuito a consolidare la rilevanza di Berlino in Europa nei mesi più duri della pandemia. E ad aprire a nuove formule di governo capaci di rompere l’oramai stanca e difficilmente riproponibile strategia di alleanza governativa con i tradizionali socialdemocratici. La Spd è un partito in graduale declino, in difficoltà nell’elaborazione di una strategia nazionale per il Paese. Ben diverso lo slancio dei Verdi tedeschi, da tempo stabilmente posizionati tra il 15 e il 20% dei consensi nei sondaggi, secondi solo alla Cdu (che veleggia sopra il 35%).

Cristiano-sociali e ambientalisti dialogano da anni, e i primi incontri per capire la conciliabilità tra le rispettive agende risalgono al 2002 venendo definiti “Pizza Connection” per il loro svolgimento in diversi ristoranti italiani a Berlino. Cdu e Verdi hanno trovato possibili cooperazioni in diversi Lander amministrati da governi di coalizione, ma nel 2017 non sono riusciti a formare assieme ai liberali Fdp una alleanza di governo su base nazionale.

Ora, in vista dell’avvicinamento al voto autunnale, gli scenari sono in evoluzione. La Cdu appare pronta a cooptare il partito Alleanza 90/I Verdi nelle responsabilità di governo sia per evolvere la propria agenda politica nella direzione di una maggiore inclusione per temi legati alla sostenibilità e a questioni connesse alle nuove politiche industriali sia per depotenziare la loro virale capacità critica nei confronti dell’esecutivo centrale.

Con la Merkel destinata al saluto alla vita pubblica e un probabile processo di continuità della Cdu ai vertici della cancelleria federale in avvio l’inclusione dei Verdi è uno scenario da considerare con attenzione. I Verdi, guidati dal duo Annalena Baerbock e Robert Habeck, da tempo non sono più una formazione focalizzata esclusivamente sulla pur fondamentale matrice ambientalista. Vicino all’etica liberale sui temi dei diritti civili e dell’inclusione, manifestano una predisposizione apertura alla solidarietà atlantica in campo geopolitico, criticando fortemente le attività economiche della Cina, oltre a presentare un europeismo ideologico sostenuto da un’evoluzione politica su diversi dossier in cui a lungo la posizione della Cdu e del governo tedesco è risultata ingessata.

Il nuovo manifesto dei Verdi è un ambizioso programma che testimonia la maturità di una formazione pronta ad assumersi responsabilità di governo e che include una lucida analisi sulle prospettive della sovranità europea in campo digitale in maniera non ostile all’asse con gli Usa e sul ruolo globale dell’euro. Sul fronte economico il piano approvato nel novembre 2020 prevede, spiega Il Sole 24 Ore, “500 miliardi di investimenti in dieci anni per accelerare la transizione verso le energie rinnovabili e conseguire la neutralità climatica. Tra gli aspetti più importanti, l’aumento delle tasse per i redditi elevati, una digital tax sui giganti americani del web, l’accelerazione per l’uscita dal carbone rispetto all’attuale data del 2038, il raddoppio della spesa per l’educazione primaria” e dunque uno scostamento netto da quei dogmi di pareggio di bilancio e rigore fiscale che per le necessità connesse alla pandemia la Merkel ha dimenticato nel 2020.

Parliamo di una lettura del contesto internazionale che può forgiare nuovi assi anche in seno all’Unione Europea e rompere l’appiattimento tra i Verdi europei e la sinistra liberal o radical che riduce le prospettive di sviluppo politico degli ambientalisti in molti Paesi. E aprire al gruppo europeo dei Verdi canali per un sempre più attivo dialogo col Partito Popolare Europeo. Sia Laschet che il governatore della Baviera Markus Soder, a capo della Csu gemella della Cdu e possibile alternativa al segretario come futuro cancelliere, in questo contesto capiscono la possibilità di nuovi assetti e guardano con interesse a una possibile alleanza di governo coi Verdi. Finita l’era delle “Grandi Coalizioni”, la Germania si prepara a un patto di potere in cui il partito-guida del governo è pronto a interiorizzare alcune proposte dei suoi più duri critici per trarne slancio vitale e ridurre la focalizzazione della Germania su questioni come i vincoli di bilancio, l’austerità, la svalutazione interna. Se l’alleanza dovesse andare in porto Berlino potrebbe creare un inedito asse tra conservatori e ambientalisti in grado di essere un laboratorio politico per l’Europa.





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