Il 18 settembre sarà un vero e proprio election day in Russia: oltre alle consultazioni che prevedono il rinnovo della Duma di Stato in VII convocazione (la settima legislatura dalla caduta dell’URSS), si voterà per il rinnovo del Capo della Repubblica Cecena, il soggetto federale dell’area del Caucaso, tristemente noto nella storia più o meno recente per i fenomeni legati al terrorismo di matrice islamista. La Cecenia, una delle maggiori repubbliche islamiche presenti nel territorio della Federazione Russa, è uno dei progetti di ricostruzione post-terrorismo meglio riusciti. Una sorta di vittoria politica per Putin che, dal 1999, ha concentrato la maggior parte dei suoi sforzi nella lotta al jihadismo nel Caucaso.

Una delle carte vincenti, nel bene e nel male, messe in campo da Mosca è stata quella dell’attuale Capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov che, dal 2007, ricopre questa carica. Come annunciato dal Presidente della Commissione Elettorale Cecena, Umar Bajkhanov, il comitato da lui presieduto ha accettato all’unanimità la presentazione della documentazione necessaria per l’ufficializzazione della candidatura, la cui conferma ufficiale è giunta nel pomeriggio del primo agosto, in accordo con il termine sancito per la giornata di giovedì 3 agosto. Insieme al presidente uscente, concorreranno all’ottenimento della carica anche Idris Usmanov, commissario per la protezione dei diritti degli imprenditori, Sultan Denilkhanov, rappresentante locale del Partito “Spravedlivaya Rossiya” (Russia Giusta) e Gairsolt Bataev, presidente del Parlamento locale.La figura di Kadyrov rappresenta senza dubbio uno dei punti più controversi della politica di Putin, visto anche il rafforzamento della posizione dell’ex ribelle ceceno dal 2004 ad oggi. Dopo la morte del padre, Akhmad Khaji, avvenuta il 9 maggio 2004, egli divenne Vice Primo Ministro, poi reggente, fino alla sua nomina a Presidente della Repubblica Cecena per mano dello stesso Putin nel 2007. Grozny e la Cecenia tutta sono cambiate in meglio dal 2007 ad oggi, la minaccia del terrorismo islamista si è notevolmente ridotta, anche soprattutto per la grande autonomia che il Cremlino ha riservato a Kadyrov e alle forze di sicurezza speciali da lui presiedute: i Kadyrovtsy (Kadyroviti) oggi sono circa 3000, sono deputati a mantenere l’ordine interno alla Repubblica Cecena, e rispondono ai soli ordini del Presidente. Negli anni sono stati accusati di aver compiuto delle azioni repressive di grande violenza e crudeltà; così come varie associazioni di tutela dei diritti umani sostengono, circa il 70% degli abusi sulla popolazione cecena sono compiuti da queste squadre armate. Alcune fonti sostengono che siano gli esecutori materiali di alcuni illustri delitti politici che vengono attribuiti un po’ a Putin, un po’ a Kadyrov, come gli assassinii della giornalista di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya e del rappresentante del Partito SRS – Parnas, Boris Nemtsov.
Dal punto di vista dell’attuale lotta al terrorismo, con le recenti minacce fatte pervenire a Mosca da parte dello Stato Islamico, la posizione del leader ceceno prevede tranquillità e fermezza nell’affrontare l’allarme che il Califfato ha intenzionalmente procurato in Russia, cui le autorità si sono affrettate a rispondere con il consueto pragmatico pugno duro del Cremlino. Kadyrov sul suo account Instagram ha asserito che la minaccia sia soltanto un “guscio vuoto”, e che sia una montatura costruita dall’Occidente nel portare avanti la sua guerra ideologica contro la Russia. Allo stesso modo, dopo gli attentati di Istanbul ha ufficialmente richiesto al presidente turco Erdogan l’estradizione dei terroristi ceceni, Aslambek Madalov e Movladi Udugov, accusati di essere mentori ideologici e organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate in Turchia.Il dilemma che si ripresenta è sempre il medesimo, un trade off tra libertà e sicurezza, imprescindibile, soprattutto in situazione di grande crisi. La Cecenia ha vissuto sicuramente una stagione di rinascita successivamente alla conclusione delle ostilità della Seconda Guerra Cecena, andando però a rafforzare la posizione di un leader che oggi, alcuni temono, possa essere un pericolo per la sovranità di Mosca.

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