Howard Schultz ha intenzione di correre per la Casa Bianca da indipendente. L’ex amministratore delegato di Starbucks vuole riuscire in un’impresa mai conseguita nella storia  degli Stati Uniti: insediarsi al 1600 di Pennsylvania Ave NW senza passare per i due schieramenti tradizionali. Theodore Roosevelt, giusto per citare il caso più eclatante, tentò la medesima operazione nel 1912, arrivando secondo nella competizione per i grandi elettori, ma terzo nel conteggio complessivo del voto popolare. 

Il ragionamento di Schultz è interpretabile con semplicità: c’è una parte di Partito Repubblicano – leggasi Mitt Romney, dinastia Bush e orfani di John McCain – , che non ha alcuna intenzione di sostenere il Tycoon in vista del 2020. Non è una novità: al Tycoon i voti dell’establishment del Gop sono mancati anche nel 2016.

C’è una parte di Partito Democratico, poi, che non è disposta ad assecondare la virata socialista di Bernie Sanders e compagni. La borghesia statunitense, stando al retropensiero del magnate, rischia di non essere rappresentata a dovere. Così si sarebbe creato uno spazio occupabile da un uomo fuori dagli schemi partititici e da una candidatura in grado di attrarre elettori di entrambe le parti in campo. Ma i candidati indipendenti – come premesso – non hanno mai vinto le elezioni presidenziali. 

Il ragionamento di Schultz può essere corretto – almeno nella sua logica di base – , la discesa in campo dell’ex Ceo di Starbucks, però, potrebbe favorire la riconferma di Donald Trump. A segnalarlo, tra le voci che si sono levate contrariamente alla possibile mossa dell’imprenditore, anche quella dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che ha domandato a Schultz di non dividere il fronte in vista del 2020.

Donald Trump ha fiutato l’affare e ha dichiarato a stretto giro che Mr. Starbucks non possiede il coraggio di candidarsi contro di lui. The Donald, in cuor suo, deve sperare che Schultz sciolga davvero la riserva e sulla base di questo calcolo ha iniziato a provocarlo. 

Una tripartizione dei voti, infatti, metterebbe in difficoltà il Partito Democratico, che potrebbe perdere parte dell’elettorato moderato. Quello che, stando alle previsioni, dovrebbe essere intercettato da Joe Biden già nel corso delle primarie. Ma l’ex vicepresidente non ha ancora deciso il da farsi. Annuncerà o meno la sua candidatura – dicono – entro l’inizio della primavera.

Poi ci sono le voci riguardanti Hillary Clinton, che avrebbe comunicato ai suoi amici più stretti di non escludere un ulteriore tentativo. E ancora Bernie Sanders, che sembra in procinto di far partire il suo comitato esplorativo. A questi cavalli di razza, bisogna aggiungere almeno Kamala Harris, Julian Castro e Elizabeth Warren. La strada per la Casa Bianca, a più di un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali, è molto più che trafficata.