Cosa ha determinato l’esito del voto anti-establishment italiano? La serie infinita di flop della sinistra italiana? Un’immigrazione senza controllo? La disoccupazione giovanile? Secondo i liberal americani la risposta viene ancora una volta dall’estero e precisamente dalla Russia. Chi accusa Mosca di aver interferito con i nostri processi politici ed elettorali è Samantha Power, personalità di spicco dell’amministrazione Obama nonché ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite dal 2013 al 2017.
Condividendo su Twitter un articolo del quotidiano spagnolo El Pais sul tema dell’immigrazione nel nostro Paese, l’esponente democratico scrive: “L’Italia si accoda alla lunga lista di elezioni influenzate dalla Russia. Sputnik fa quello che deve fare Sputnik. La domanda è: cosa faranno le nostre democrazie al riguardo? Gli elettori ripudiano i candidati che cercano di beneficiare dell’interferenza russa?”. È l’ennesimo tassello di una strategia mediatica portata avanti dai democratici americani dal Russiagate in avanti.
Ecco chi è Samantha Power, sostenitrice della guerra contro Gheddafi
L’articolo del quotidiano spagnolo condiviso da Samantha Power prende in esame i social media in Italia e sostiene che Sputnik e presunti troll russi, a cui i democratici attribuiscono qualsiasi tipo di abilità, compresa quella di imporre determinate tematiche al centro del dibattito politico, abbiano radicalizzato l’opinione degli italiani sull’immigrazione. Tesi che non tiene minimamente conto che il nostro paese che è la destinazione primaria dei migranti che partono dalla Libia attraverso il Mar Mediterraneo. E non sono necessari troll russi per comprendere che il popolo italiano, lasciato solo dall’Europa nella gestione dei flussi migratori, chiede maggiore sicurezza e delle politiche severe e stringenti sull’immigrazione.
La stessa Samantha Power, convinta sostenitrice degli “interventi umanitari” dalla Jugoslavia in avanti, non è affatto esente da responsabilità. Durante il suo mandato come membro del Consiglio di sicurezza nazionale e successivamente presso l’Onu, ha caldeggiato e supportato l’intervento militare contro la Libia di Gheddafi, destabilizzando l’intera area con conseguenza devastanti proprio per il nostro Paese. L’esponente democratico ha inoltre sostenuto la necessità di armare le milizie ribelli in Siria, aggravando una guerra per procura che dura da sette lunghi anni, con milioni di sfollati, ed era pronta a supportare un’invasione occidentale della Siria in stile Iraq.
L’area liberal e l’offensiva contro la Russia
L’isteria anti-russa non si ferma a Samantha Power. All’estero, oltre al quotidiano liberal israeliano Haaretz, anche la Cnbc americana sostiene la tesi dell’influenza russa nelle elezioni italiane. “La Russia ha corteggiato i partiti anti-establishment in tutta Europa negli ultimi anni ed essendosi assicurata la fedeltà sia della Lega che del Movimento Cinque Stelle, prevede anche di ottenere qualcosa in cambio. Entrambi i partiti, che potrebbero avere voce in capitolo nel prossimo governo italiano, hanno criticato le sanzioni contro la Russia e potrebbero rimuoverle se andassero al potere”, scrivono Holly Ellyatt e Joumanna Bercetche.
L’ex vicepresidente Usa Joe Biden aveva accusato Mosca, in un articolo apparso su Foreign Affairs di aver influenzato l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016; tesi smontata dalla nostra intelligence che non aveva rivelato “alcune evidenza”di ciò che affermava Biden. L’area liberal americana dimentica peraltro quando Renzi volò da Barack Obama nell’ottobre 2016 incassando l’endorsement dell’allora presidente Usa a poche settimane dal voto proprio sul referendum: “Renzi ha rappresentato un passo avanti per l’Italia e col referendum ci sarà una spinta per l’economia”, affermò Obama. Quella forse non era un’ingerenza?