La Russia ha deciso di rinunciare al suo rappresentante permanente in sede Nato. La decisione presa dal Cremlino è legata ovviamente alla guerra diplomatica scatenata dall’Occidente nelle settimane scorse e il cui epilogo è statal’espulsione di decine di diplomatici russi da Usa, Canada e da 14 paesi europei.

Ieri, dopo che anche la Nato ha ritenuto non graditi 7 membri dello staff russo a Bruxelles, Mosca ha deciso che non nominerà il nuovo ambasciatore presso l’Alleanza Atlantica; nomina che era attesa dopo che il precedente ambasciatore, Alexander Grushko, è diventato vice-Ministro degli Esteri nel gennaio 2018.





La Russia si limiterà ad avere un “Incaricato d’affari” con funzione esclusivamente rappresentativa. Nella situazione attuale “la Nato non è pronta per una relazione normale con la Russia” hanno affermato al Cremlino, spiegando in maniera ironicamente sprezzante che mandare un ambasciatore alla Nato ora “sarebbe solo uno spreco di personale diplomatico”. Il segnale è chiaro: si interrompono le relazioni ufficiali con la Nato visto che tanto allo stato “non interagiamo”, come ha spiegato Vladimir Jabbarov vice-Presidente della Commissione per gli Affari Internazionali della Duma.

Per Mosca è incomprensibile che la Nato si perda in azioni non costruttive” come espellere diplomatici invece di affrontare temi urgenti come il terrorismo internazionale.

Il Nato-Russia Council

Il Nato-Russia Council (NRC) fu istituito nel 2002 a Roma, per affrontare alcuni temi centrali nelle dinamiche geostrategiche tra le due aree: terrorismo, non proliferazione nucleare, controllo degli armamenti e cooperazione scientifica.

Non è la prima volta che l’attività del Consiglio è stata congelata mettendo in crisi le relazioni tra Nato e Russia.

Nel 2008, dopo il tentativo di invasione dell’Ossezia da parte della Georgia la risposta di Mosca portò i russi a penetrare nel territorio di Tiblisi per creare una cintura di sicurezza fino alla città di Gori, nonostante il cessate il fuoco richiesto dall’Osce su spinta di Usa e Ue.

Nel 2014 l’Occidente decise di imporre le sanzioni a Mosca e sospendere ogni attività in seno al Consiglio, dopo l’annessione della Crimea operata in seguito al referendum popolare (non riconosciuto da Usa e Ue) con cui il 97% dei crimeani chiesero il passaggio alla Russia e il distacco dalla nuova Ucraina della rivolta di Maidan.

Eppure dal 2016, con l’intervento russo in Siria contro Daesh, le relazioni tra Nato e Mosca si sono intensificate.

La battuta di arresto di ora sembra però più grave perché tocca un piano di conflitto elevato che l’Occidente sta alzando con la Russia. Il presunto avvelenamento della ex spia russa Skipral avvenuto a Londra su cui, per ora, non ci sono prove concrete del coinvolgimento di Mosca, ha comunque indotto l’Occidente ad aprire una crisi che sembra ogni giorno acuirsi pericolosamente.

La tensione continua ad alzarsi. Tra Occidente e Russia la guerra, per ora solo diplomatica, è iniziata.

@GiampaoloRossi puoi seguirlo anche su Il Blog dell’Anarca 

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