Mohammad bin Salman non può farsi sfuggire l’occasione: il 21 novembre 2020, Riad ospiterà il g20 e per l’Arabia Saudita sarà il momento per proiettare una nuova immagine di sé al mondo. Dopo il caso Khashoggi, gli arresti eccellenti e una politica estera fallimentare, il Regno avrà l’occasione di allontanare tutte le ombre e avvicinarsi all’Occidente. Ma il g20 segnerà soprattutto il riscatto del principe ereditario Mohammad bin Salman (MbS) che al vertice si presenterà come nuovo re dell’Arabia Saudita. Questo il piano del giovane 34enne che da anni sta lavorando per prendere il posto del padre, re Salman.

Dal 2017 MbS è di fatto a capo della monarchia saudita. Ribaltando le regole tradizionali di successione che prevedono un passaggio da fratello a fratello, il giovane diventa principe ereditario in una notte d’estate di tre anni fa. E fin da subito inizia a rendere più forte la sua posizione sia nel Paese che all’estero. Brillante, capace e soprattutto molto ambizioso, MbS esercita da sempre una grande influenza sul padre che oggi ha 84 anni ed è malato di Alzheimer. Nel 2015, quando Salman diventa re, il figlio viene nominato capo del gabinetto reale. E da lì parte la sua scalata al potere che oggi lo vede ricoprire i ruoli di vice primo ministro e ministro della Difesa, in attesa della conquista del trono. A poco a poco Mbs inizia a dettare la sua linea nella politica saudita ed è così che il Regno dà il via ad una feroce guerra in Yemen e rompe i rapporti con il Qatar isolando di fatto il piccolo emirato. Ma il principe ereditario si propone al contempo come leader riformatore capace di guidare il Paese nella modernità e diventa noto al mondo per essere l’artefice di Vision 2030, il più importante piano di riforme della storia dell’Arabia Saudita per rendere il Paese indipendente dal petrolio di cui è il più grande esportatore al mondo. È in questa cornice che il Regno dà il via alla modernizzazione che sta investendo grandi settori della società (dall’economia ai costumi) e al tempo stesso scontentando gli ambienti sauditi più conservatori. Ma l’ambizioso principe continua imperterrito per la sua strada, liberandosi dei suoi oppositori. Letteralmente.

Eliminare gli avversari

Dietro a quella che viene definita una retata anti corruzione, MbS inizia a fare fuori i suoi avversari. Nel novembre del 2017, centinaia di principi, ex ministri e uomini d’affari vengono arrestati da una “commissione anti corruzione” istituita poche ore prima e trasferiti nella “prigione di lusso” al Ritz Carlton Hotel di Riad. Più che un modo per frenare la corruzione nel Paese, la mossa di MbS sembra un modo per disfarsi degli oppositori e consolidare la sua posizione di futuro sovrano. Ad ogni modo, gli arresti hanno portato nelle casse del Regno oltre 80 miliardi di euro, secondo quanto riferito dal procuratore generale saudita, Saud al Mojeb. Ma il giro di vite in Arabia Saudita non finisce qui.

Pochi giorni fa, nuovi arresti. Tre importanti membri della famiglia reale vengono fermati con l’accusa di tradimento: secondo quanto trapelato, i tre avrebbero pianificato un colpo di stato per deporre re Salman e MbS e ora rischiano la pena di morte. A finire in manette sono l’ex principe ereditario Mohammed bin Nayef (primo della seconda generazione degli Al Saud), suo fratello Nawaf bin Nayef e il principe Ahmed bin Abdul Aziz al Saud, unico fratello del re Salman rimasto in vita e con tutti i i titoli per sedersi sul trono. Fino all’ascesa dell’attuale re, la corona era passata da fratello a fratello tra i figli del fondatore del Regno, Abdul Aziz al Saud. Ma Salman nel 2015 rompe la tradizione indicando il figlio come erede ed estromettendo così Ahmed. Punto di riferimento per quella parte della società che non condivide le politiche del principe MbS, il fratello 78enne di Salman rappresenta una minaccia per la corsa al trono dell’ambizioso 34enne.

Prima dell’arresto, ad Ahmed è stata data un’altra possibilità. Lui, da sempre critico nei confronti del nipote, si è rifiutato (di nuovo) di incoraggiare MbS e il suo progetto. “C’è stata pressione su Ahmed affinché sostenesse il principe ereditario, ma lui ha chiarito che non lo farà mai – spiegano alcune fonti ai media arabi -. Ha inoltre detto a re Salman che lui stesso non sarebbe voluto diventare sovrano, ma avrebbe preferito vedere altri farsi avanti”.

Con l’accusa di partecipare al piano per deporre il re e suo figlio, in carcere si trovano ora anche altri 20 principi sauditi. Secondo una fonte citata da Reuters, tutti sarebbero stati accusati “di avere contatti con le potenze straniere per portare avanti un colpo di stato”. Una purga che sta dando vita a forti tensioni e mettendo in pericolo la stabilità del Regno con conseguenze che potrebbero essere molto più gravi di quelle create dall’arresto di massa nel novembre del 2017. Tre anni fa, MbS era all’apice della popolarità, poi gli scandali hanno preso il sopravvento. E ora le misure adottate nei confronti di Ahmed bin Abdul Aziz al Saud, ritornato dal suo auto esilio a Londra, stanno destabilizzando ancora di più la parte della famiglia che non ha mai accettato la visione modernizzatrice del principe ereditario. Intanto però MbS continua a tenere le redini del potere.

Le sfide di MbS

La strada per arrivare a sedersi sul trono saudita presenta però altri ostacoli. Dopo lo scandalo seguito all’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, il principe ereditario deve ora fare fronte all’emergenza sanitaria ed economica. Il Coronavirus ha raggiunto il Regno che, per cercare di contenere la diffusione, sta mettendo in atto una serie di misure che vanno dall’isolamento di alcune province, alla chiusura dei luoghi sacri, alla sospensione dei collegamenti con diversi Paesi tra cui l’Italia. Intanto le riforme interne sembrano essersi bloccate e l’economia del Regno è in calo. Ci sono poi l’infinita guerra in Yemen e il crescente malcontento della popolazione. Ma le preoccupazioni per il regno saudita non finiscono qui.

Il mancato accordo tra i Paesi dell’Opec e la Russia sui tagli alla produzione di greggio per sostenere il prezzo del barile stanno scatenando quella che è già stata rinominata come la guerra del petrolio. L’Arabia Saudita, dopo il rifiuto della Russia di aderire alla linea dell’Opec, ha deciso di aumentare la propria produzione facendo così calare il prezzo. Le quotazioni sono crollate: il barile è precipitato intorno ai 30 dollari registrando il più grande calo dalla prima guerra del Golfo nel 1991. Una mossa pericolosa per consolidare il potere che potrebbe avere gravi conseguenze sia sul bilancio di Riad che in termini di relazioni con Mosca e Washington.

A preoccupare il principe MbS c’è anche l’incognita sul nome del nuovo inquilino della Casa Bianca. La vittoria di un democratico sarebbe un problema per il principe ereditario e metterebbe alle strette il regime saudita. I due candidati, Joe Biden e Bernie Sanders, hanno sempre criticato duramente i comportamenti dell’Arabia Saudita, condannando le strette relazioni tra il principe 34enne e il presidente Donald Trump. In particolare, il senatore del Vermont ha definito i sovrani sauditi “criminali omicidi” guidati da un dittatore, mentre Biden ha dichiarato di voler far “pagare il prezzo” ai sauditi per l’uccisione del giornalista Khashoggi. Se durante la sua presidenza Trump ha fatto da mediatore tra i due Paesi, con un inquilino democratico si aprirebbero nuovi scenari che potrebbero tradursi, ad esempio, in pesanti sanzioni.

Il g20

Di ostacoli ce ne sono, ma MbS continua a pensare al trono. Non solo, vuole accelerare i tempi per farsi trovare pronto al vertice di novembre a Riad. “Vuole diventare re prima della morte di suo padre”, spiegano alcune fonti. Gli ultimi arresti sono un chiaro messaggio a tutti gli oppositori e dovrebbero facilitare l’ascesa al trono. La strada del principe ereditario sembra spianata sul piano della successione e adesso si devono anche allontanare le ombre che avvolgono il Regno, dando così al mondo intero una nuova immagine del Paese. Il g20 in Arabia Saudita potrebbe essere per Mohammad bin Salman il primo incontro internazionale da sovrano indiscusso.





Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.