Kiryakos Mitsotakis a Roma ha rilanciato due questioni fondamentali per la politica estera del suo paese e, in particolare, essenziali per capire i rapporti con la vicina Turchia. Il premier greco nella giornata di martedì è stato nella nostra capitale, dove ha incontrato per un vertice bilaterale il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Quella di martedì è stata la prima visita di Mitsotakis da quando è alla guida dell’esecutivo ellenico.
La questione migratoria
Il premier greco, nel corso della conferenza stampa finale a Palazzo Chigi, è stato molto duro nei confronti del presidente turco Erdogan. Non è apparso affatto casuale che Mitsotakis abbia usato il palcoscenico offerto dalla sua visita romana per lanciare moniti contro Ankara. Infatti, il primo punto a cui il premier ellenico ha fatto riferimento ha riguardato l’immigrazione. Si tratta di un tasto dolente, condiviso con il nostro paese. Il capo del governo greco ha mostrato tutta la sua preoccupazione circa l’aumento dei flussi migratori verso il territorio ellenico, sia via mare che via terra. Proprio nei giorni scorsi Mitsotakis ha varato un piano che prevede, tra le altre cose, l’incremento di 1.200 unità addette al presidio dei confini. Un giro di vite che ben dimostra le attuali preoccupazioni di Atene, legate soprattutto alle minacce dello stesso Erdogan ha rivolto all’intera Europa circa la possibilità di riaprire le rotte orientali dell’immigrazione.
Il governo greco, ha dichiarato Mitsotakis, si è detto favorevole ad una gestione comune delle emergenze migratorie, facendo proprie anche le preoccupazioni dell’Italia. La Grecia, a partire dallo scorso mese di luglio, ha registrato un’impennata nel numero di persone approdate lungo le coste dell’Egeo, ma ultimamente ha dovuto fare i conti con gruppi di migranti entrati nel paese ellenico tramite i confini terrestri con la Turchia.
“Turchia aggressiva nel Mediterraneo orientale”
Ma dove Mitsotakis ha senza mezzi termini condannato maggiormente le politiche di Ankara, è sulla questione cipriota. Qui Atene, assieme a Nicosia, teme molto l’espansionismo di Erdogan, specialmente in relazione ai diritti avanzati dal presidente turco sulla zona economica esclusiva di Cipro: “La Turchia continua a comportarsi in maniera aggressiva e senza sbocco nelle Egeo – ha dichiarato il premier greco – “Ankara estende le sue violazione nella Zona economica esclusiva di Cipro calpestando il diritto internazionale nel Mediterraneo orientale”.
Il riferimento è alla crisi diplomatica innescata sulla questione degli idrocarburi scoperti a largo di Cipro. Secondo Erdogan, anche la Repubblica turcofona di Cipro del Nord ha il diritto di sfruttare i giacimenti, proponendo un accordo con il governo di Nicosia e l’Ue. Ma sia la repubblica cipriota che la Grecia, oltre che ovviamente la stessa Unione Europea, ritengono infondate le pretese di Ankara. Questo perché, in primo luogo, il governo di Cipro del Nord non è riconosciuto e controlla territori considerati occupati dal 1974. Per tutta risposta, Erdogan nei mesi scorsi ha inviato quattro navi turche nella zona considerata di pertinenza dei ciprioti turcofoni.
Secondo Mitsotakis, tutto questo non può far altro che rappresentare un grave ostacolo per la stabilità del Mediterraneo orientale: “Da 40 purtroppo la Turchia prosegue l’occupazione di Cipro e questo accade, caro Giuseppe – ha dichiarato il premier greco rivolgendosi a Conte – in un paese che fa parte dell’Onu e dell’Unione europea”. Una situazione che dunque non può non preoccupare la Grecia e proprio per questo, sul finire della conferenza stampa, Mitsotakis ha rilanciato l’idea di colloqui per la riunificazione di Cipro.