Abbiamo raggiunto Stephan Claus Roh, avvocato svizzero di Joseph Mifsud, il docente maltese finito al centro del Russiagate e della successiva controinchiesta del Procuratore John Durham sulle origini della presunta cospirazione russa russa. Roh commenta l’inchiesta pubblicata da InsideOver lo scorso 19 dicembre sulla presunta morte del suo assistito: “Inutile dire che siamo molto preoccupati, poiché il prof. Mifsud ha ripetutamente affermato che la sua vita è in pericolo, che è minacciato. La sua morte sarebbe molto probabilmente un crimine”.

Sono queste le parole che ha espresso il legale del professore maltese di cui oramai da tempo non si hanno tracce. Nell’articolo sopra menzionato, è stato riportato come i magistrati della Procura di Agrigento siano oramai quasi certi di avere a che fare con un indagato che, in futuro, non avrà modo di difendersi né in un’aula di tribunale e né a livello politico: “Le probabilità che Mifsud sia morto sono molto alte – ha dichiarato una fonte del palazzo di giustizia agrigentino a InsideOver – Parliamo dell’80% di possibilità”. Mifsud nella città siciliana è indagato nell’ambito del procedimento aperto dalla procura sulle “spese pazze” operate dal docente durante il periodo nel quale fu presidente del Consorzio Universitario agrigentino. Un procedimento partito dopo gli esposti presentati da Giovanni Di Maida, attuale commissario del consorzio universitario, ma già all’epoca componente del consiglio di amministrazione.

“L’ho sentito la scorsa primavera: temeva per la sua vita”

“L’80% non è il 100%” osserva Stephan Roh, commentando l’indiscrezione pubblicata da InsideOver. “Non so perché la Procura di Agrigento pensi che Joseph Mifsud sia morto ma posso dire di avere avuto contatti diretti con lui fino alla primavera scorsa (2019)”. Poi, aggiunge l’avvocato svizzero, “i contatti sono stati indiretti, attraverso sua figlia. Nell’ultimo periodo era spaventato e temeva per la sua vita” ammette Roh, che non è in grado di dirci se il suo assistito sia ancora in vita o meno. La speranza, naturalmente, è che sia nascosto da qualche parte. “Se è morto, ci sono alte possibilità che si tratti di un crimine ma io spero che non lo sia e che sia vivo. Sappiamo che è stato ad Anatolia, nelle Marche, nel 2017, e poi a Roma nel 2018”.

“Nessuno può sparire così nel nulla”

“Come tutti sanno benissimo nessuno può scomparire così nel nulla in Italia, nell’Unione Europea  – osserva – dove tutto è controllato e supervisionato. Nessuno può sparire nel nulla senza l’aiuto di qualche organizzazione. Qualcuno ha aiutato Mifsud a nascondersi. Non so se è la mafia, il governo o qualche altra organizzazione, non lo so, non ne ho idea. Ma si tratta di un’organizzazione potente da essere in grado di nascondere Mifsud”. Stephan Roh ricorda inoltre che non è la prima volta che Mifsud viene dato per morto: “Nell’ottobre 2018 – spiega – il Partito democratico americano lo aveva dato per morto in una dichiarazione pubblica. Potete trovarla in internet…”.

Secondo l’avvocato, il suo assistito va considerato più una vittima all’interno di questa incredibile spy story internazionale. E di certo non è e non è mai stato una spia russa: “Due anni di indagini di false accuse da parte del Team di Mueller si sono concluse nel nulla” commenta.

“Sorpresi dalle inquietanti accuse”

L’avvocato ci mostra un link che rimanda ad un articolo del 2011. Si tratta, in particolare, della notizia di un premio conferito proprio in quell’anno a Joseph Mifsud. E non era un’onorificenza di second’ordine: al contrario, si tratta del “premio Mediterraneo 2011”, il cui sottotitolo è  “La Primavera araba, incognite ed opportunità”.

Il professore maltese ha ricevuto la targa il 16 luglio 2011 a Lauria, in Basilicata, dalle mani dell’allora vice presidente dell’europarlamento Gianni Pittella. Mifsud in quell’edizione era in buona compagnia: oltre a lui, a vincere il premio sono stati l’Ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub, il Ministro dell’Educazione e della Ricerca Scientifica della Giordania Wacir Owaijs, il protagonista delle proteste tunisine Abdouli Touhami, nonché l’europarlamentare Magdi Allam. Una menzione speciale è stata poi riservata quell’anno nientemeno che allo scrittore Andrea Camilleri, padre letterario del commissario Montalbano.

Il legale del professore ritorna su quel premio per esprimere le proprie perplessità: “Come vedete, il mio assistito – ha affermato l’avvocato Roh – ha ricevuto onori per la sua attività ad Agrigento, ha ricevuto onorificenze anche da uno dei massimi rappresentanti dell’Unione Europea. Per questo siamo ancor più sorpresi dalle inquietanti accuse a lui rivolte”.

“Mifsud veniva premiato fino a quando lavorava a progetti con SudgestAid, la società controllata dall’ex ministro Scotti – ha proseguito l’avvocato – impegnando fondi dell’Ue via Agrigento. Dal 2012, queste spese invece non sono più state considerate di interesse pubblico”.

“Vorremmo conoscere il quadro accusatorio”

L’avvocato Roh dunque ha espresso le sue perplessità circa le accuse rivolte al suo assistito, con riferimento alle cosiddette “spese pazze” rintracciate nelle indagini. Inoltre, assieme ai suoi colleghi, fa capire di non aver ancora ben compreso l’intero impianto delle stesse accuse: “In qualità di suoi legali – ha proseguito Roh – Vorremo avere un quadro preciso delle accuse”.

Il professore maltese è accusato di aver utilizzato il budget del Polo Universitario di Agrigento per spese personali. Tra chiamate, viaggi all’estero ed altre spese non giustificate, avrebbe creato seri problemi al bilancio dell’ente. L’inchiesta da parte della procura della città dei templi sta andando avanti, dopo essere stata avviata a seguito degli esposti dell’ex vice presidente del Polo Universitario, attuale commissario, Giovanni Di Maida.

Chi è Joseph Mifsud

Secondo la ricostruzione ufficiale, il docente affermò in un incontro dell’aprile 2016 a George Papadopoulos, consigliere della campagna di Donald Trump, di aver appreso che il governo russo possedeva “materiale compromettente” (dirt) su Hillary Clinton “in forma di e-mail”. A quel punto l’ex consulente del presidente avrebbe ripetuto tali informazioni all’alto Commissario australiano a Londra, Alexander Downer, che a sua volte riferì tutto alle autorità americane. Da qui, il 31 luglio 2016, partirono le indagini dell’Fbi sui presunti collegamenti tra Trump e la Russia, accuse che in seguito si sono dimostrate inconsistenti. Ma allora chi ha architettato e confezionato tutto con l’obiettivo di “incastrare” Trump? La giustizia americana sta facendo il suo corso con l’indagine penale di John Durham.