La partita per il nuovo presidente della Commissione europea è già iniziata. E come sempre sarà la Germania di Angela Merkel a decidere i giochi. Dopo le prossime elezioni europee, che rappresenteranno sicuramente una svolta nella politica europea, partirà infatti la partita forse più importante, quella delle nomine dei vertici dell’Ue.
E fra queste nomine, è del tutto evidente che quella del presidente della Commissione rappresenta una delle pi importanti poiché è l’istituzione europea che, almeno sulla carta, è quella che si avvicina in maniera più netta all’idea d un esecutivo dell’Unione europea indipendente dalle volontà degli Stati membri. In teoria. Perché in pratica la questione è molto diversa e, almeno negli ultimi anni, è apparso chiaro che la Commissione sia più un’emanazione dell’asse franco-tedesco che una realtà autonoma europea.
Anzi, proprio come conferma della volontà di rendere la Commissione a uso e consumo dei Paesi membri, c’è la sfida in atto fra i diversi Stati per chi debba ottenere la presidenza. Un gioco politico che nasconde (e neanche troppo) una vera e propria corsa al controllo della politica dell’Ue. Con un chiaro e cristallino vantaggio nei confronti dello Stato che riesce a ottenere quella nomina. Che se poi, come appunto vuole fare la Merkel , è anche dello stesso partito, diventa un alleato formidabile.
Angela Merkel sta puntando forte su Manfred Weber. Lo Spitzenkadidat del Partito popolare europeo è ovviamente sostenuto dalla Cancelliera, che vedrebbe un tedesco e per di più della Cdu alla guida dell’organo esecutivo dell’Unione europea. Per lui, vale un ottimo rapporto con la Cancelliera e il fatto di essere un politico accorto e diplomatico che piace soprattutto ai moderati tedeschi. Ma è questo il punto debole di Weber: l’essere troppo legato ad Angela Merkel. Ed è proprio per questo motivo ce in molti storcono il naso di fronte alla possibilità che Weber sia, anche solo sulla carta, alla guida dell’Europa.
La Germania vuole a ogni costo un tedesco. Ma la partita è estremamente complessa e si gioca con tutte le altre nomine di peso. Perché è chiaro che la Germania non potrà, specie dopo le europee, invadere tutte le poltrone dei vertici Ue. E quindi , in qualche modo, dovrà scendere a patti con le altre potenze dell’Unione, a cominciare dalla Francia. Ed è proprio con Parigi che si gioca una sfida complessa fatta di pesi e contrappesi, proposte e controproposte. Le trattative sono iniziate ed Emmanuel Macron ha già calato l’asso: Michel Barnier.
Il capo negoziatore per la Brexit è l’uomo che l’Eliseo vorrebbe alla guida dell’organo esecutivo dell’unione europea. E il suo nome inizia a essere anche apprezzato da una buona parte delle cancelliere continentali, che stimano il curriculum del diplomatico e che hanno potuto apprezzarlo nella trattativa con il Regno Unito per l’uscita di Londra dall’Ue. Nel caso in cui Macron decidesse di puntare seriamente sulla nomina di Barnier, le voci che circolano a Bruxelles è che sembra difficile che qualcuno possa dirgli di no. Anche s, va detto, bisognerà capire come si comporrà il Parlamento europeo dopo le elezioni di maggio. In caso di sfondamento dei partiti populisti e sovranisti, sembra difficile credere Francia e Germania abbiano vita molto facile sul toto-nomine.
In ogni caso, è del tutto evidente che la partita si giocherà su quanto riusciranno a guadagnare i due governi, ma soprattutto i due leader, alle europee. Macron, con il suo En Marche!, spera di essere insieme all’Alde la tera forza dell’Europarlamento, provando quindi a diventare l’ago della bilancia del prossimo legislativo. Merkel, invece, punta tutto sulla vittoria assicurata del Ppe e sulla sua Cdu come primo partito. Ma chiaramente tutto dipenderà da come si orienteranno i popolari in sede parlamentare. A seconda della loro forza a Strasburgo, evidente avranno uno Spitzenkadidatd adeguato oppure un nome valido da spendere. E nel frattempo, trattano per spartirsi le poltrone.
La Merlel potrebbe cedere sul presidente della Commissione? Sembra difficile. Soprattutto in un momento in cui l’Ue appare fragile ma necessita di un uomo allineato con gli interessi tedeschi per contrastare le politiche commerciali degli Stati Uniti e che può orientare quella energetica che interessa invece la Russia. Il capo dell’esecutivo ha un ruolo fondamentale in questo senso, vsto che la Commissione prepara il bilancio dell’Ue, che poi Consiglio e Parlamento devono approvare, assegna i finanziamenti europei e soprattutto negozia gli accordi internazionali. Avere un tedesco a trattare con Donald Trump sembra fondamentale per Frau Merkel da quando il presidente Usa ha deciso di sfidarla sul mercato delle auto e sulla politica del surplus commerciale.
La Germania potrebbe optare per un francese (o forse un terzo candidato come la danese Margrethe Vestager) solo se garantita su altri ruoli. Ed ecco che sputa un altro ruolo che interessa a Berlino: la presidenza della Banca centrale europa. la fine del mandato di Mario Draghi è alle porte. E Berlino non vuole scherzi: serve qualcuno ce sia fedele alla linea imposta di falchi dell’austerity.