La cancelliera tedesca Angela Merkel è prossima ad esprimere la decisione del governo in seguito allo scandalo “spie politicizzate e immigrazione”: il capo del BfV – l’agenzia di intelligence dell’Interno della Germania – dovrà lasciare vertice del servizio di controspionaggio poiché si è avvicinato troppo alla “politica” e ha espresso opinioni divisive prima del termine di un inchiesta delicata che vede coinvolte estrema destra e politiche migratorie.

Hans-Georg Maassen, vertice del BfV (Bundesamt für Verfassungsschutz), ossia l’ufficio federale preposto alla Protezione della costituzione, dovrà lasciare la sua posizione di vertice dell’intelligence dell’Interno in seguito allo scandalo che lo ha visto essere messo sotto accusa per aver dubitato dell’autenticità di alcune riprese video , che mostrerebbero manifestanti di estrema destra impegnati ad inseguire alcuni migranti a Chemnitz.





Le riprese erano strettamente collegate ad un caso di accoltellamento che aveva provocato la morte di un uomo di 35 anni (Daniel. H) in seguito alle manifestazioni. Le principali pressioni sulla “cacciata” del vertice del BfV sono giunte dalla fazione socialdemocratica di centro-sinistra (Spd), componente del governo di coalizione, che chiedeva al ministro degli Interni Horst Seehofer l’immediato licenziamento di Maassen, per aver interferito e aver opposto ai fatti le sue osservazioni personali che hanno avuto largo spazio sui media e sono sopraggiunte prima che l’agenzia d’intelligence esprimesse un parere definitivo sul caso.

Ora che sembra essere stata presa una decisione, le testate d’informazione tedesche parlano di un’incontro tra i partner della coalizione, che si terrà questa settimana, in seguito al quale si deciderà – con prospettiva ipotizzabili – riguardo il futuro di Maassen e della direzione del controspionaggio tedesco.

Il recente “scandalo sui migranti inseguiti per le strade di Chemnitz” ha acceso i riflettori, secondo quanto riportato da Reuters, sulla frattura tra la cancelliera Merkel e l’establishment della sicurezza tedesca, che sta dividendo l’intera coalizione di governo e sta ostacolando, secondo alcuni, gli sforzi fatti per contenere la ricaduta della sua politica di rifugiati “a porte aperte”.

Il caso

Lo scandalo della “spia politica” è esploso quando il capo dell’intelligence del BfV ha affermato pubblicamente di “non essere convinto” che alcuni estremisti di destra stessero inseguendo e attentassero all’incolumità di alcuni migranti nella città di Chemnitz, Germania orientale; presumendo che le riprese video poste a testimonianza fossero dei “falsi”. L’evento si era verificato lo scorso mese e durante gli scontri ha perso la vita un uomo di 35 anni. Due uomini di età analoga sono in stato di fermo con l’accusa di omicidio. 

Le affermazioni di Maassen sono immediatamente entrate in contrasto con quanto espresso della cancelliera Merkel, che aveva immediatamente dichiarato all’attenzione della stampa che le immagini “rivelavano chiaramente un odio che non può essere tollerato”.

La mancanza di un licenziamento immediato o di un allontanamento dalla direzione del servizio segreto federale ha causato un’ondata di risentimento e sdegno in una parte della larga coalizione politica che governa il Paese. La componente socialdemocratica del SPD avrebbe addirittura minacciato di abbandonare la coalizione se non si verificasse il licenziamento o non pervenissero le dimissioni di Maassen.

Questa settimana sarà dunque decisiva per la credibilità della cancelliera e per la sopravvivenza della sua coalizione di governo, oltre che per la direzione del servizio d’intelligence tedesco, che interagisce con una delicata questione migratoria che suona in continuazione l’allarme dei foreing fighters.

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