C’era una volta un’Italia che giocava un ruolo di primo piano nel Mediterraneo grazie a un uomo che rivoluzionò il modo di trattare con gli arabi, non più dall’alto in basso, ma alla pari. Quell’uomo si chiamava Enrico Mattei, il fondatore e presidente dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni) che pagò con la vita la sfida alle Sette Sorelle, il cartello a guida anglo-americana che dominava il mercato del petrolio internazionale, e al dominio coloniale della Francia in Nord Africa. Non è un caso che la visita di Stato in Algeria del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia reso omaggio al politico e industriale italiano con l’inaugurazione del “Giardino Enrico Mattei” nel municipio di Hydra, il quartiere residenziale delle ambasciate straniere di Algeri, alla presenza dell’Ad di Eni, Claudio Descalzi. “La figura di Enrico Mattei simboleggia in maniera molto forte l’amicizia lunga che c’è tra Algeria e Italia”, ha detto Mattarella nelle dichiarazioni alla stampa di fianco al presidente algerino, Abdelmajid Tebboune.

Missione storica e strategica

Una visita di Stato, quella di Mattarella, che può ben definirsi storica. L’ultimo presidente italiano a recarsi nel Paese più grande del continente africano, grande tre e volte e mezzo il Texas, fu Carlo Azeglio Ciampi ormai 18 anni fa. Mattarella è stato inoltre il primo capo di Stato europeo a recarsi in Algeria – secondo fornitore di gas dell’Italia dopo la Russia – dall’insediamento alla presidenza algerina il 19 dicembre 2019 di Tebboune. La mossa del Quirinale è un dito nell’occhio alla Francia, ai ferri corti con le nuove autorità della sua ex colonia dopo le ultime sparate di Emmanuel Macron. Alle prese con una difficile campagna elettorale tesa a recuperare voti a destra, il capo dello Stato francese ha messo in dubbio “l’esistenza di una nazione algerina prima del 1830”, accusando le autorità algerine di aver “instaurato un regime militare fondato sull’odio nei confronti della Francia”. Tutta acqua al mulino dell’Italia, pronta a colmare il vuoto lasciato dai cugini d’Oltralpe partecipando al lucroso sviluppo dell’industria non-petrolifera dell’Algeria. Le basi di questa strategia saranno poste nel Vertice intergovernativo previsto per l’inizio del 2022 presieduto da Mario Draghi per la parte italiana e Aymen Benabderrahmane per l’Algeria (entrambi ex governatori di banche centrali).

Colpo alla Francia

“L’Italia è l’unico Paese che ci è rimasto accanto nei momenti difficili. Abbiamo parlato della collaborazione economica, sapendo che in Italia c’è un’economia basata essenzialmente sulle piccole e medie imprese”, ha detto Tebboune nelle dichiarazioni alla stampa. Un concetto espresso solo poche settimane ai media algerini. “La nostra economia non assomiglia a quella francese ma a quella italiana: dobbiamo prenderla come modello”, aveva detto il capo dello Stato. E ancora: “l’Italia è una potenza economica mondiale nel campo delle piccole e medie imprese”, “l’Algeria vuole attirare capitali che circolano nell’economia sommersa e l’esperienza italiana ci affascina”, “dopo la Seconda guerra mondiale, gli italiani avuto il nostro stesso problema e sono riusciti a gestire questa situazione”. Una vera e propria dichiarazione d’amore, dunque, sfociata addirittura nel dono di un cavallo purosangue a un sorpreso e divertito Mattarella.

Africa e Europa

Nel sue dichiarazioni in Algeria, Mattarella non ha lesinato una “tirata d’orecchie” a quella parte dell’Europa che finge di non vedere ciò che accade dall’altra parte del Mediterraneo, lasciando i Paesi della sponda sud alla mercé di fenomeni come le migrazioni irregolari, il terrorismo e i traffici illeciti. “L’Italia sospinge l’Unione europea a un rapporto sempre maggiore con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, anche perché sono la porta per la collaborazione con il continente africano che per l’Europa è fondamentale. È nostra convinzione che il futuro di Africa ed Europa sia un futuro necessariamente comune. E in questo rapporto l’Algeria è un punto decisivo”, ha detto Mattarella. Non solo. “Europa e Africa sono due facce della stessa medaglia. Africani ed europei, insieme, possono fare dei due continenti una regione integrata, stabile politicamente, dinamica economicamente e intensa culturalmente. L’esempio offerto dagli eccellenti rapporti tra Algeria e Italia può essere di sprone nei rispettivi ambiti”.

Dossier Sahara

La stampa nazionale italiana ne ha parlato poco, ma la visita di Mattarella è avvenuta in un contesto di profonda tensione in Algeria per la crisi con il Marocco. Le autorità algerine hanno accusato i vicini orientali di aver ucciso di tre camionisti algerini in un bombardamento con droni israeliani lungo la strada che collega Ouargla (nel sud dell’Algeria) a Nouakchott (la capitale della Mauritania), nella regione contesa Sahara occidentale. Interpellato sulla questione saharawi dal quotidiano El Moudjahid, Mattarella ha dato una riposta sicuramente molto apprezzata dagli algerini e forse un po’ meno dai marocchini. “Stiamo seguendo molto da vicino la questione del Sahara occidentale. Abbiamo sempre sostenuto con convinzione il ruolo svolto dalle Nazioni Unite e, al riguardo, abbiamo appreso con soddisfazione la nomina del diplomatico italo-svedese Staffan de Mistura a inviato personale del segretario generale delle Nazioni Unite. È auspicabile che il suo impegno contribuisca, nonostante l’attuale situazione di tensione, alla ripresa dei negoziati diretti tra le parti in vista di una soluzione equa e duratura della questione, che tenga debitamente conto dei diritti del popolo saharawi. In questo contesto, sosteniamo il ruolo dell’Algeria e il suo attaccamento al quadro delle Nazioni Unite sul Sahara occidentale”. L’Italia, a ben vedere, potrebbe scendere in campo per trovare una soluzione a un problema che ha travalicato i confini dei due Stati ed ormai è diventato regionale.

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