Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, l’intervento preparato dall’ambasciatore Youssef Balla per la conferenza Gli accordi di Abramo: una speranza per il futuro
Il 22 dicembre scorso è stato firmato a Rabat un accordo tripartitico tra Marocco, Stati Uniti e Israele alla presenza di SM il Re Mohammed VI, nell’ambito della ripresa dei rapporti tra Marocco e Israele a livello politico, economico e culturale, che apre grandi prospettive e che costituisce un’importante sviluppo per rafforzare la pace e la stabilità regionale.
A seguito di questo accordo, ha avuto luogo un colloquio telefonico tra SM il Re Mohammed VI e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e successivamente tra il Ministro degli Esteri Nasser Bourita e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Israele, Meir Ben Shabbat. Questi colloqui sono destinati a mettere in piedi misure concrete per avanzare nel processo di ripresa delle relazioni bilaterali e hanno concordato di costituire gruppi di lavoro e di collaborazione in molti settori, tra cui gli investimenti, agricoltura, acqua, ambiente, turismo, scienza, innovazione ed energia. Temi dal grande potenziale e di cui beneficeranno non solo il Marocco e Israele, ma anche l’intera regione. A causa della pandemia Covid-19, questi gruppi di lavoro si svolgeranno online. Una delegazione marocchina di alto livello si recherà in visita in Israele quanto prima per finalizzare i termini di questi accordi. Nel frattempo è arrivato in Marocco il rappresentante d’Israele a Rabat, e presto il Marocco invierà il suo rappresentante.
La ripresa dei rapporti con Israele rappresentano uno strumento di riavvicinamento che servirà alla causa della pace in Medio Oriente e in modo particolare alla questione palestinese. Il Marocco è conosciuto e riconosciuto come un attore importante nel fascicolo mediorientale e svolge con tutti i protagonisti il ruolo di intermediario e di facilitatore credibile. Si tratta di un importantissimo passo in avanti. La causa palestinese è importante per il Re, per il governo e per il popolo marocchino. Lo ha ribadito SM il Re al Presidente Americano e al Presidente palestinese, sottolineando i tre fondamenti di questa posizione: l’impegno per una soluzione basata su due Stati; il principio del negoziato diretto. Infine, in qualità di presidente del comitato di Gerusalemme, SM il Re si impegna a preservare il carattere arabo-islamico della città santa e la sua apertura a tutte le religioni monoteiste.
Fedele a questa posizione, il Marocco ha sempre giocato un ruolo decisivo nel promuovere il dialogo per trovare una soluzione politica attraverso i negoziati, come in occasione del vertice di pace in Medio Oriente a Camp David nel 2000, gli accordi di Oslo del 1993. Il Marocco ha ospitato la conferenza di Casablanca del 1994, dove fu adottata la “dichiarazione di Casablanca” dal summit economico per il Medio Oriente e l’Africa.
La ripresa delle relazioni tra le due Stati si inscrivono nella profondità storica fatta di più di 2000 anni di legami tra il Marocco e la sua comunità ebraica, soprattutto quella che vive in Israele. Un legame che si è cristallizzato nella costituzione marocchina del 2011, unica nel mondo, riconoscendo la componente giudaica come elemento della multiculturale identità della nazione. La storia del mio Paese è anche la storia della più grande comunità ebraica nel mondo arabo e una delle più antiche sulla terra.
Fino agli anni 50 del secolo scorso il 10% della popolazione del Marocco (più di 300mila cittadini) era composta da marocchini di fede ebraica e oggi in Israele il 20% della popolazione è di origine marocchina (più di un milione) ed ha mantenuto un forte legame con il Paese di origine e attaccamento alla persona di SM il Re. Ogni anno migliaia di israeliani visitano il Marocco non soltanto per turismo, visita ai familiari o affari ma anche per la sua importanza spirituale.
Pochi giorni fa il mondo ha commemorato la “Giornata della Memoria”, dove all’’inizio del secolo scorso si è consuma in Europa la più atroce delle tragedie umane con lo sterminio di milioni di ebrei per mano dei nazisti. Una pagina nera che fortunatamente il mio paese ha saputo respingere e combattere grazie al coraggio del defunto Re Mohammed V, che rifiutò di consegnare i cittadini marocchini di fede ebraica al regime nazista di Vichy affermando che “in Marocco non esistono sudditi ebrei, ma solo sudditi marocchini“. Tale gesto permise di fatto la salvezza della comunità ebraica marocchina. Non solo. Durante questo drammatico momento il mio paese diede rifugio a tanti italiani ed europei di fede ebraica fuggiti dalla persecuzione nazi-fascista.
Una tradizione di tolleranza difesa dal defunto Re SM Re Hassan II, e ereditata da Sua Maestà il Re Mohammed VI che ha promosso la componente ebraica del Regno come patrimonio identitario della nazione, dove l’unione di tutti i marocchini, al di là della loro confessione religiosa, è un vivo esempio consacrato nel preambolo della Costituzione e nella vita reale del paese. In tutto il Marocco ancora oggi vengono celebrati alcune delle più importanti feste spirituali ebraiche, tra cui Mimouna, Hannukkah e vengono organizzate eventi culturali che fanno del Regno terra di convivenza e dialogo interreligioso.