La Marina britannica entra ufficialmente nello Stretto di Hormuz. Con un ordine ci questa mattina, infatti, il ministero della Difesa del Regno Unito ha ordinato alla Marina di scortare tutte le navi battenti bandiera britannica che transitano da e verso il Golfo Persico. Nel comunicato del governo si legge che “la Marina britannica è stata incaricata di accompagnare le navi battenti bandiera britannica nello Stretto di Hormuz, se verrà data comunicazione del loro passaggio”. Un annuncio di fondamentale importanza e che rappresenta il primo atto ufficiale della Difesa inglese dopo l’insediamento di Boris Johnson alla guida dell’esecutivo di Londra.

L’annuncio della Difesa britannica è arrivato dopo una settimana dal sequestro della petroliera Stena Impero da parte dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran. La nave è bloccata dal 19 luglio scorso nel porto della Marina dei Pasdaran, a Bandar Abbas, e l’impressione è quella per cui Teheran sarebbe pronta a un lungo braccio di ferra con Londra per la liberazione della petroliera. Una liberazione che, secondo il governo di Hassan Rouhani, potrebbe avvenire attraverso uno scambio con la Grace 1, l’imbarcazione fermata dai Royal Marines al largo delle coste di Gibilterra perché accusata di portare petrolio in Siria nonostante il blocco imposto dalla coalizione internazionale.

Per adesso, questo è il primo atto del Regno Unito, ma potrebbe anche essere il primo atto di quell’idea di coalizione internazionale progettata da Londra in queste settimane e che avrebbe come scopo quello di monitorare le acque del Golfo Persico. L’idea del governo della dimissionaria Theresa May era quella di costituire un’alleanza “di volenterosi” che proteggesse la libertà di navigazione nello Stretto di Hormuz. Di fatto spodestando l’Iran da una posizione di vantaggio che è la stessa geografia a concedergli. Da sempre sono l’Iran e l’Oman a controllare lo Stretto di Hormuz. Ma con l’idea della Royal Navy a scortare le navi britanniche e monitorare il Golfo (idea che piace anche agli Stati Uniti che hanno approvato per adesso l’avvio dell’Operazione Sentinella per Hormuz e Bab el Mandeb) di fatto verrebbe tolta alla Repubblica islamica la “esclusiva” sul controllo del choke-point mediorientale.

Aumentano quindi le probabilità che prenda forma una coalizione internazionale. Anche se adesso sono diversi i dubbi su come possa costituirsi. Fino a oggi, nessuno ha dato una risposta del tutto esaustiva a quanto chiesto dal governo di Sua Maestà. L’idea di Londra era quella di una missione internazionale a guida europea. Come riportato da La Stampa, le varie cancelliere europee si sono già messe in contatto (in questo senso, è particolarmente importante la riunione riservata del Cops, il Comitato politico e di sicurezza dell’Unione europea). Ma attualmente è difficile capire dove finisca il sostegno politico e inizi quello militare. L’Italia per esempio sembra abbia risposto in maniera affermativa all’idea di una missione europea per monitorare il Golfo Persico, ma sono in molti a frenare sull’impegno di Roma.

In ogni caso, i colloqui proseguono. Per adesso Italia e Francia sono sembrate interessate. Addirittura Reuters parla di un piano per una missione internazionale con un comando congiunto franco-britannico in quanto Paesi già direttamente coinvolti nell’area con le proprie basi navali. Germania, Olanda, Polonia e Spagna si sono mostrate interessate ma con molti punti interrogativi. E anche la Norvegia, Paese extra- Ue ma molto attivo in queste settimane di negoziati fra Iran e Occidente, sembra avere l’idea di intervenire nelle bollenti acque del Medio Oriente. La mossa del Regno Unito potrebbe avere dato l’impulso definitivo alla nascita di questa missione. Intanto, da Gibilterra fanno sapere che il fermo della Grace 1 sarà prolungato almeno fino al 15 agosto.