Gli scontri diplomatici sull’immigrazione, il clamore mediatico scaturito dall’uccisione di una giornalista e un sistema fiscale talmente favorevole da essere considerato uno dei più “attraenti” dell’Unione europea. Sono questi i temi principali che emergono quando parliamo di Malta, la piccola isola localizzata nel cuore del Mar Mediterraneo di appena 316 chilometri quadrati. Per intenderci: un centinaio scarsi in più della nostra Isola d’Elba.
Difficilmente La Valletta è finita al centro di intrighi geopolitici globali o ha assunto un’importanza tale da essere considerata fondamentale per una qualche ragione. In realtà, dietro al velo di apparente normalità, lo Stato più piccolo dell’Ue si è trasformato in un hub strategico fondamentale per alcune nazioni straniere.
La posizione di Malta, a pochi passi dalle coste africane ma neppure così distante dal continente europeo, ha attirato le attenzioni della Turchia di Recep Tayyp Erdogan, del governo libico del generale Khalifa Haftar e, last but not least, della Cina di Xi Jinping. È così che il (mezzo) vuoto lasciato da Bruxelles all’interno di un suo Paese membro si è presto riempito di un nuovo contenuto.
I legami tra La Valletta e Pechino
In particolare vale la pena accendere i riflettori su un attore che negli ultimi anni ha inondato Malta di investimenti: la Cina. Come ha sottolineato L’Espresso, Pechino è in ottimi rapporti con il governo guidato da Robert Abela, che da poco ha sostituito Joseph Muscat. Anzi: è proprio grazie a Muscat che il legame tra La Valletta e Pechino si è rafforzato sempre di più.
Nel più classico del do ut des (i cinesi lo chiamerebbero rapporto win-win), il Dragone ha ottenuto importanti via libera per operare anche all’interno di settori strategici come le telecomunicazioni e l’energia. Giusto per citare gli affari più importanti stretti tra La Valletta e il gigante asiatico, nel 2014 la Shanghai Electric ha acquistato il 33% di Enemalta, cioè l’ex monopolista pubblico dell’elettricità dell’isola, per una cifra pari a 100 milioni di euro. Altri 150 milioni, invece, sono stati impiegati per una centrale.
Non è finita qui, perché Huawei ha fatto breccia nel cuore di Malta, diventando di fatto vero e proprio partner del governo maltese. Oltre al 5G, che verrà sperimentato dalla multinazionale di Shenzen, le parti hanno siglato un ricco contratto per l’installazione di un sistema di videosorveglianza con riconoscimenti facciale nelle aree più importanti dell’isola.
La strategia del Dragone
La burocrazia di Malta fa comodo anche a moltissimi uomini d’affari cinesi (e non solo). Già, perché una volta ottenuto il passaporto maltese è possibile transitare liberamente tanto in Unione europea quanto negli Stati Uniti. Ricordiamo che nel 2014 La Valletta annunciava il piano cash for passport: alla lettera, contanti in cambio del passaporto.
Scendendo nel dettaglio, chiunque desideri un passaporto maltese deve pagare un costo minimo di un milione di euro, tra i 650mila euro richiesti per depositare la domanda, i 150mila richiesti, per almeno cinque anni, da investire in bond o azioni maltesi, i 350mila euro per acquistare una casa e via dicendo. Oggi, nonostante qualche polemica, la situazione non è cambiata più di tanto.
Tornando all’ambito geopolitico, la Cina ha semplicemente intuito il potenziale strategico di un’isola fin troppo trascurata dall’Unione europea. Malta è un avamposto perfetto per il governo cinese che, grazie alle sue legittime operazioni commerciali e diplomatiche con La Valletta, ha trovato una nuova strada, oltre alla pista balcanica, per avvicinarsi ulteriormente all’Europa.
Considerando poi la posizione geografica dell’isola, ovvero in mezzo al Mediterraneo, questo Paese potrebbe essere sfruttato da Pechino anche per migliorare i collegamenti della Via della Seta Marittima. Nel frattempo la Cina ha annunciato la costruzione di una nuova ambasciata da 20mila metri quadrati a Pembroke.