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No, Francia e Germania non si sono arrese al fatto che l’Italia possa avere un ruolo di primo piano in Libia. E Angela Merkel ed Emmanuel Macron non si sono arresi soprattutto al fatto che l’Italia, grazie alle manovre di Russia e Stati Uniti, possa escludere Parigi e Berlino dal Nordafrica. La cancelliera tedesca ha snobbato la conferenza di Palermo sulla Libia inviando un sottosegretario. I francesi hanno mandato a Villa Igiea un pezzo da novanta, Jean-Yves Le Drian. Ma è abbastanza evidente che Macron non l’abbia fatto come gesto di cortesia nei confronti di Giuseppe Conte e del governo italiano. Anzi, avere il capo della diplomazia francese in Sicilia aiuta soprattutto nel tessere una trama ancora più fitta di contatti proprio per sfruttare ogni errore o crepa nella struttura italiana.

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Ma per sabotare i piani dell’Italia, ci sono due mezzi. Non solo fare in modo che la Conferenza di Palermo sia “innocua” per Berlino e Parigi, sostanzialmente boicottandola. C’è dell’altro: renderla ininfluente concentrandosi su altri obiettivi. E così, mentre in Sicilia il governo italiano muove le sue pedine sulla Libia, Francia e Germania spostano il mirino sul Sahel. Che è il retroterra di problemi (migratori e non solo) per la Libia.

I ministri della Difesa di Francia e Germania, Florence Parly e Ursula von der Leyen, sono arrivati ieri a Bamako, capitale del Mali, per incontrare i funzionari dei Paesi che compongono il G-5 Sahel. Formalmente, i due ministri erano lì per la missione di addestramento e costruzione dell’esercito (European Union Training Mission) in Mali. Questi Stati sono: Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger.Cinque Stati fondamentali anche per quanto riguarda la crisi in Libia, perché è dal Sahel che arrivano non solo centinaia di migliaia di migranti, ma anche traffici di armi, mezzi, soldi e uomini. Ed è nel Sahel che si concentrano interessi enormi, sia economici che politici, che sono centrali per la Francia e per molte altre potenze del mondo.

A dimostrazione degli interessi veri di Parigi, la presenza militare in Sahel. Sono circa 4500 i militari francesi coinvolti nel Sahel con l’Opération Barkhane. A questi, si aggiunge la struttura del G-5 Sahel, nata su volontà della Francia con scopi di contro-terrorismo che coinvolge non solo i governi della regione africana ma anche truppe europee. A cominciare proprio dalla Germania, la  cui Bundeswehr ha deciso di inviare più di mille uomini in Mali. Una scelta per certi rivoluzionaria da parte di Berlino che per decenni ha esitato a utilizzare le proprie truppe sui vari campi di battaglia. E che invece, ultimamente, ha iniziato a essere coinvolta maggiormente in diversi settori, dall’Afghanistan al Medio Oriente, fino appunto in Sahel.

Il fatto che Francia e Germania stiano unendo le proprie forze nella regione fra Sahara e Nordafrica, non è affatto da sottovalutare per l’Italia. Se infatti la Libia è il maggiore terreno di scontro con la Francia per aumentare la propria influenza nell’Africa mediterranea e quindi “riprendersi” le chiavi di Tripoli, è il Sahel il cuore delle grandi crisi della regione. Tanto è vero che anche l’Italia sta cercando di rompere il muro creato da Parigi penetrando, con le proprie forze, in Niger. Una missione ostacolata dalla Francia in molti modi, tanto che mentre Parigi ha aperto le porte a Regno Unito, Germania e Stati Uniti, ha cercato di escludere Roma sin dalle prime operazioni.

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Questa strategia può avere un influsso molto importante sulla buona riuscita della “pax italica”. Perché è del tutto evidente che avere le chiavi per far ribollire il sud della Libia consegna ai francesi e ai tedeschi una spada di Damocle da far pendere continuamente non solo sui piani di Conte ma anche su quelli degli alleati. E di fatto fa sì che Macron e Merkel siano interlocutori assolutamente necessari per l’Africa settentrionale a prescindere dalla loro presenza in Libia.