Emmanuel Macron ha scelto tra i buoni propositi del nuovo anno quello della guerra contro il fenomeno delle fake news.

Durante la cerimonia presidenziale per celebrare l’anno nuovo, lo scorso 3 gennaio il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un discorso davanti alla stampa. Tra i vari temi affrontati “il presidente che non dorme mai”, come viene definito da Le Monde, ha voluto dare ampio spazio al tanto dibattuto argomento delle “fake news”, “bufale, “notizie false e mendaci” o come dir si voglia. Alla stregua di altri atti presidenziali che hanno finora contraddistinto la sua ancor breve carriera, anche in questo caso Macron si è affidato ad un netto pragmatismo. L’azione è la priorità dell’enfant prodige. Pochi giri di parole e tanta concretezza.





Il leader dell’Eliseo ha così annunciato che presto verrà presentato un testo di legge che possa “combattere il dilagare delle fake news che minacciano la democrazia liberale”. Macron è poi andato ancor più nello specifico della questione. “La nuova legislazione per i siti web potrebbe includere più trasparenza circa l’origine dei finanziamenti. Sotto la nuova legge i siti web potrebbero essere forzati a dichiarare chi li finanzi e quanto sia l’ammontare di denaro investito per determinati contenuti”.

La possibile deriva illiberale della legge proposta da Macron

Quella che potrebbe sembrare un’innocente quanto legittima richiesta di trasparenza nasconde in realtà ben di più. Macron infatti nel suo discorso parla apertamente di “propaganda che si articola attraverso l’utilizzo di migliaia account sui social network” e ancora richiama a “un’azione legale d’emergenza che potrebbe permettere alle autorità di rimuovere i contenuti incriminati o anche bloccare i siti web”. Dalla semplice richiesta di trasparenza alla censura il passo è dunque stato breve.

Ad accorgersi del campo minato in cui si è spinto Emmanuel Macron è lo stesso giornale francese Le Monde che parla di “un’ambizione legislativa in un campo molto complesso è per natura pericolosa”. Stride infatti nelle parole del presidente quel richiamo ai principi di “democrazia liberale” che da un attento ascoltatore possono essere usati proprio contro la stessa iniziativa di Macron. Una simile legge è infatti passibile di lesione della libertà d’informazione. Chi sarà a stabilire la “verità” delle notizie? E con quali criteri? Domande che fanno sorgere immediate contraddizioni. Perché se a occuparsi della supervisione dei media sarà il Csa (conseil supérieur de l’audiovisuel), come potrà quest’ultimo garantire la piena indipendenza dal governo Macron? Domande che mettono in dubbio la natura liberale dell’iniziativa del presidente francese.

Sono i russi a spaventare il presidente francese?

È ravvisabile poi facilmente quale sia la minaccia che più spaventa l’enfant prodige. La Russia. Anzi, i media russi. È a dir poco sospetta infatti la concomitanza tra le dichiarazioni presidenziali e la recente apertura da parte del network russo Russia Today di un canale in lingua francese. La decisione dell’emittente russa risale infatti solo allo scorso 18 dicembre 2017 e il futuro canale prenderà la sede proprio nel cuore della Francia, Parigi. Il progetto RT (Russia Today) continua a prendere così piede in territorio transalpino dopo una preliminare inaugurazione del sito web e del canale Youtube.

Le emittenti russe sono però già sgradite da tempo a Macron che rifiutò di concedere gli accrediti ai giornalisti RT durante la sua campagna presidenziale. “Agenti di ingannevole propaganda e diffamatori di falsità” ebbe a definire RT durante una conferenza congiunta proprio insieme a Vladimir Putin. In realtà in quell’occasione Macron rilasciò le dichiarazioni a margine, senza farsi troppo sentire dal “collega” del Cremlino, rassicurando i giornalisti di “averne già parlato al telefono con il presidente russo”. Una conversazione telefonica di cui non si può però avere conferma.

Così mentre sottovoce inveiva contro i media russi, Macron accoglieva con tutti gli onori il presidente russo nella Reggia di Versailles (solitamente i capi di Stato vengono accolti nel più sobrio Eliseo). Il solito pragmatismo firmato Macron dunque, per cui, senza irretire lo zar, porta comunque acqua al suo mulino per consolidare la sua posizione interna. Come sottolineato a più riprese nel suo discorso l’enfant prodige teme l’influenza dei media durante le elezioni.

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