Emmanuel Macron vive queste elezioni europee con sentimenti contrapposti. Da una parte sa perfettamente che la sua Francia ha rigettato la leadership del capo dell’Eliseo con un voto che ha consegnato la maggioranza a Marine Le Pen. Dall’altra parte, il gruppo europeo centrista e liberale non è riuscito a sfondare. Ma nonostante la sconfitta evidente alle elezioni, Macron non si dà per vinto. Anzi, non appena ha ricevuto la conferma dei risultati delle elezioni europee, ha messo in atto la sua trama con una serie di incontri che hanno un solo obiettivo: prendersi l’unione europea.

Sembra assurdo che un presidente che esce sconfitto dal voto possa essere così decisivo nel prossimo futuro dell’unione europea. Ma la frammentazione dell’Europarlamento di fatto consegna a Macron una posizione privilegiata. Popolari e socialisti non possono governare l’Europa senza il suo appoggio ed è diventato decisivo con la più classica forza della minoranza. Se a questo si aggiunge che è il leader della seconda potenza europea e dell’asse franco-tedesco, risulta abbastanza semplice comprendere il motivo per cui le trame di Macron sono tutto meno che quelle di uno sconfitto. E adesso sta provando a fare un qualcosa che potrebbe cambiare radicalmente il quadro politico europeo: rovesciare la leadership popolare.

Gli incontri sono iniziati da subito. Ieri Macron ha visto subito Pedro Sanchez all’Eliseo, quale ultimo leader “vincente” del Partito socialista. All’Eliseo, il capo dello Stato francese ha incontrato il premier spagnolo per provare a forgiare la prima trama di una’alleanza con i socialisti. E lo ha fatto partendo da chi guiderà la delegazione nazionale più grande all’interno della sinistra europea: il Psoe. Saranno i socialisti spagnoli a rappresentare la compagine più ampia del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo. E questo chiaramente implica che l’asse Macron-Sanchez possa rafforzarsi.

Dopo l’incontro di ieri con Sanchez, Macron avràò anche oggi una giornata fitta di impegni. A pranzo, a Bruxelles, incontrerà di nuovo Sanchez, ma anche il portoghese Antonio Costa, l’olandese Mark Rutte e il belga Charles Michel (questi ultimi dei Liberali). L’obiettivo è quello di formare un groppo composto da socialisti e liberali per iniziare a capire chi saranno le personalità proposte per i vertici dell’Unione europea una volta finito il mandato della Commissione e di altre cariche fondamentali all’interno dell’Europa.

Gli incontri però non si fermeranno lì. Alle 16 sarà il turno del vertice con i Paesi del Gruppo di Visegrad. Macron incontrerà Viktor Orban, il leader polacco Mateusz Morawiecki, lo slovacco Peter Pellegrini e lo sloveno Marjan Sarec. I leader del cosiddetto V4 puntano sulla candidatura di Maros Sevcovic, attuale vicepresidente del gruppo, come presidente della Commissione europea. Difficile che la loro proposta possa andare in porto. Ma, come riporta l’Huffington Post, è possibile che si giunga a un compromesso tra il presidente francese e i leader dell’Europa orientale: “Appoggiare al vertice della Commissione la nomina di Michel Barnier oppure della vicepresidente della Banca mondiale Kristalin Georgieva, chiedendo in cambio per Sevcovic il posto del capo della diplomazia europea oggi coperto da Federica Mogherini”. La trama quindi potrebbe avere questo copione e l’Eliseo riuscirebbe a incanalare il voto dell’Est verso Barnier, che inoltre, essendo dei popolari (pur estremamente progressista) potrebbe ricevere l’appoggio anche di Merkel e di altri partiti interni all’Eurogruppo.

Proprio per questo motivo, nel tardo pomeriggio sono previsti due incontri fondamentali: quello con Donald Tusk e quello con Angela Merkel. Il presidente del Consiglio europeo (anche lui a fine mandato) e la cancelliera tedesca saranno elementi fondamentali per capire il futuro dell’Unione europea. Il capo dell’Eliseo sa che per puntare alle più alte cariche dell’Ue non può non fare riferimento anche a loro. E la Merkel resta in ogni caso la leader della prima potenza dell’Unione europea e del primo partito del gruppo europeo più importante (la Cdu rimane la compagine più forte del Ppe). L’asse Macron-Merkel è evidentemente sotto attacco. Ma non è che detto che Parigi voglia abbandonare l’alleanza con Berlino in un momento di forte indebolimento di entrambi gli schieramenti. E soprattutto potrebbe arrivare la spartizione delle poltrone che desiderano Francia e Germania: con la parte tedesca rivolta verso le cariche finanziare e la parte francese verso quella politica e strategica.

Tutto chiaro. Come è chiaro un altro fatto: l’assenza totale dell’Italia dalle trame di Macron. Il nostro governo non è assolutamente preso in considerazione dal presidente francese, visto che all’interno dell’Unione europea si trova totalmente all’opposizione rispetto sia alla Lega che al Movimento Cinque Stelle. Questo chiaramente avrà un peso enorme nel futuro dell’Unione europea. L’Italia ha la Francia contro, ma la Francia di Macron avrà un peso maggiore rispetto a tutte le altre cariche Ue: a meno che i sovranisti non facciano asse con i popolari. In quel caso la Lega potrebbe decidere tutto.

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