L’idea circolava da quando si è cominciato a parlare di un accordo fra Grecia e Macedonia. E adesso, i timori della Russia di Vladimir Putin stanno per diventare realtà: il 6 febbraio la Nato firmerà il protocollo d’adesione per la Repubblica della Macedonia del Nord.
A dare l’annuncio ufficiale è lo stesso Segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, che su Twitter scrive: “Il 6 febbraio scriveremo la storia: firmeremo il protocollo d’accesso con la futura Repubblica della Macedonia del Nord”.
On 6 February we will write history: #NATO Allies will sign the accession protocol with the future Republic of North Macedonia together with FM @Dimitrov_Nikola. pic.twitter.com/vyJVHJm9D5
— Jens Stoltenberg (@jensstoltenberg) 2 febbraio 2019
Una notizia che cambia radicalmente il quadro dei rapporti di forza nella penisola balcanica. Perché, se è vero che i timori di Mosca erano sempre stati quelli di un ulteriore allargamento a Est da parte della Nato, è anche vero che la velocità della notizia rispetto all’accordo fra Atene e Skopje sorprende e getta molte ombre sul futuro dei Balcani.
La questione del nome della Macedonia, con il veto della Grecia a qualsiasi tentativo di far entrare il Paese balcanico nella Nato e in Ue, aveva da sempre rappresentato il modo formale per ostacolare l’inserimento della Macedonia nell’Alleanza. Ora, con la firma dell’accordo e la ratifica da parte del parlamento greco, tutto sembra cambiato. E mentre l’Occidente guadagna un nuovo tassella nella regione sudorientale europea, la Russia vede la perdita di uno Stato non alleato ma nemmeno completamente avverso.
Il protocollo sarà formato da tutti i membri della Nato. Poi, in un secondo momento, dovrà essere ratificato dai governi che compongono l’Alleanza. Difficile che possano esserci sorprese, dal momento che la Grecia, il Paese che si è sempre posto contro l’ingresso di Skopje nei Balcani, dovrebbe essere addirittura il primo a ratificare il protocollo d’accesso. E questo rende abbastanza chiaro il futuro dell’iter della Macedonia (che cambierà definitivamente nome) nel blocco guidato dagli Stati Uniti.
La strategia Nato sembra quindi perfettamente coerente. E del resto non è un caso che tutti i principali membri della Nato, in primis gli Stati Uniti, hanno puntato forte sull’accordo fra Alexis Tspras e Zoran Zaev. Anche l’Italia, che ha sempre mantenuto un profilo molto più distensivo nei confronti della Russia, ha dichiarato il suo sostegno netto nei confronti dell’accordo e del successivo ingresso macedone nel blocco di Bruxelles. E la Germania di Angela Merkel ha più volte ribadito la volontà di giungere a un’intesa che consegnasse definitivamente i Balcani all’orbita occidentale. Quantomeno per tutelare i forti interessi tedeschi in Grecia e nell’area balcanica.
E adesso, anche se non sembra una questione immediata, la Macedonia del Nord potrebbe scegliere anche di intraprendere un’altra strada (che a questo punto appare quasi scontata): l’avvio del procedimento per aderire all’Unione europea. Zaev l’ha confermato di recente a Vienna: “Ci auguriamo che entro giugno avremo presentato forti argomenti al Consiglio europeo per ottenere una data per l’apertura dei negoziati di adesione”.
Un’accelerazione che preoccupa quella parte della Grecia che si è sempre opposta a un accordo sul nome da dare alla Macedonia del Nord. Ma che provoca soprattutto ancora tensioni fra Russia e Occidente in un momento in cui la sospensione del Trattato Inf getta l’Europa in un periodo di estrema tensione che si pensava di aver definitivamente rimosso dalla fine della Guerra Fredda. Ma i Balcani, specialmente dopo il viaggio di Putin in Serbia e l’ingresso annunciato della Macedonia nella Nato, rischiano di essere un nuovo durissimo terreno di scontro.