La giornata dedicata al protocollo internazionale tenutasi il 3 ottobre al Cremlino ha visto la consegna delle lettere di gradimento a una trentina di nuovi capomissione diplomatica presso la Federazione Russa. Tra gli altri, è stata anche la volta della nomina più attesa, ovvero quella del nuovo ambasciatore americano a Mosca, probabilmente uno dei ruoli più delicati sul panorama delle relazioni internazionali.
Sebbene già da metà luglio le nomination sembravano abbastanza chiare, soltanto nella giornata di giovedì 28 settembre il Senato degli Stati Uniti ha sciolto la riserva sul nome del nuovo ambasciatore in Russia, che risponde al nome di Jon Huntsman Jr. Il padre, magnate dell’industria manifatturiera chimica californiana, è stato consigliere politico di Nixon, quando il figlio guadagnava i suoi cents consegnando i giornali alla Casa Bianca.
Huntsman è stato governatore dello Utah dal 2004 al 2009, passando per due consultazioni elettorali con maggioranze inequivocabili, passando dal 58,1% del 2004 al 77,7% del 2008. In quel periodo lo Utah visse una prosperosa crescita economica, collocandosi nei primi posti tra gli stati considerati tra i più adatti per lo sviluppo delle attività economiche. Nel 2009 è stato nominato ambasciatore a Pechino da Barack Obama, ma in più occasioni il suo operato da capomissione è stato criticato, per mancanza di incisività. Lo stesso Trump lo ha definito un “peso leggero, un debole” per la mansione che gli fu attribuita.
Nel 2011-2012 è stato in corsa nelle fila del Partito Repubblicano in qualità di candidato per la presidenza degli Stati Uniti e si è ritirato dopo aver ottenuto un magrissimo consenso nei caucus e nelle primarie degli stati del Nord-Est. In tale occasione venne definito da Huffington Post un “conservatore tecnocrate ottimista“.
Essendo un discendente diretto di Parley Pratt, il fondatore della Chiesa di Cristo e dei santi degli ultimi giorni – vale a dire i Mormoni -, il che giustifica delle posizioni decisamente conservatrici su vari aspetti sociali. Nel 2012, infatti, si fece promotore di una campagna contraria all’approvazione delle unioni tra persone dello stesso sesso, così come di varie petizioni di opposizione all’aborto.
Oggi, con la nuova nomina ad ambasciatore in Russia, non sono mancate le critiche circa la scelta di Huntsman per il ruolo; molti, infatti, lo hanno definito molto lontano dall’essere la prima scelta per questo ruolo così delicato, a causa della sua scarsissima conoscenza del Paese e della regione. Pur essendo stato, all’età di 32 anni, il più giovane ambasciatore americano mai nominato, ha svolto gran parte della sua carriera politica e diplomatica concentrandosi sulle regioni del Sud-Est asiatico e dell’estremo Oriente.
Le sue posizioni sulla Russia sono concettualmente ambigue, ma a livello di prassi piuttosto chiare e pragmatiche. Sebbene si dica certo dell’interferenza russa nei processi democratici di molti stati occidentali, muovendo un attacco a Trump e al suo staff presidenziale per la conduzione della crisi sul Russiagate, spingendosi verso accuse di collusione nei confronti del Presidente americano. D’altro canto, tuttavia, si è sempre detto fiducioso sul ripristino di una proficua collaborazione con Mosca per la risoluzione dei tavoli più complessi dell’agenda internazionale, con un focus importante sulla lotta al terrorismo e sullo smantellamento degli arsenali di armi chimiche.
Ha altresì definito incresciosi gli accadimenti legati al reciproco ritiro delle lettere di accreditamento e degli exequatur a molti agenti diplomatici e consolari presenti sul territorio dei rispettivi paesi, che hanno portato al rimpatrio di oltre 450 cittadini americani operanti in Russia con passaporto diplomatico, e alla chiusura del Consolato russo di San Francisco, nonché di alcuni uffici consolari a New York e Washington.