La cerimonia d’insediamento di Rouhani alla presidenza dell’Iran è stata l’occasione giusta per l’incontro fra l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, e il ministro degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran, Mohammad Javad Zarif. Un incontro di fondamentale importanza alla luce della complessa situazione mondiale in cui si rende sempre più chiaro il distacco fra la politica estera degli Stati Uniti e quella dell’Iran. Un conflitto, per ora solo diplomatico, almeno formalmente, che si aggiunge al già intricato tema delle relazioni con i Paesi del Golfo Persico, e che rende l’Iran un soggetto internazionale estremamente importante per la stabilità mondiale. L’inasprimento delle sanzioni contro Teheran volute dagli Stati Uniti arrivano in un momento di forti tensioni in tutto il quadro politico mondiale. Una situazione di conflittualità costante che vede gli Stati Uniti d’America impegnati contro la Russia, la Cina, l’Iran, e in via soltanto sussidiaria contro la Corea del Nord e il Venezuela, e che lascia l’Europa divisa al suo interno fra chi sostiene l’operato di Washington e chi invece opta per una politica più morbida, soprattutto per evitare che le perdite economiche e di leadership europee siano ancora più gravi.

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L’incontro fra Federica Mogherini e Zarif s’inserisce in questo contesto. Da una parte la storica convergenza d’interessi fra Unione europea e Stati Uniti, che per decenni hanno rappresentato i due fari dell’ordine internazionale liberale, e dall’altra parte la necessità per l’Ue di non mettersi di traverso rispetto a un partner commerciale fondamentale quale l’Iran di Rouhani. L’Iran e l’Europa sono due mondi che si guardano e si studiano, ma che non possono fare a meno l’uno dell’altro. La reciproca importanza per le rispettive economie è indiscutibile e i contratti che le aziende europee stanno strappando con lo Stato iraniano mostrano come ci sia tutto l’interesse per l’industria del Vecchio Continente nel confrontarsi con un mercato in crescita come quello dell’Iran. Proprio per questo motivo, l’Unione Europea ha voluto mostrarsi sempre ferma nel rispetto degli accordi sul nucleare, e ha contestato la volontà statunitense di inasprire i rapporti con Teheran in un momento in cui sembrava che ci si potesse attendere un consolidamento del dialogo con la vittoria di Rouhani. La rivisitazione dell’accordo sul nucleare proposta da Donald Trump è quanto di più distante da questa riappacificazione, e l’Unione europea si sta impegnando affinché ciò non avvenga. “La Comunità internazionale persegue interessi comuni con l’Iran riguardo all’accordo sul nucleare. L’Unione europea sostiene con forza l’accordo, e questa è la posizione comune di tutti gli Stati europei” ha detto l’Alto rappresentante durante l’incontro con Zarif. Che tra l’altro, ha anche voluto sottolineare come la collaborazione fra Iran ed UE sarà estesa in altri settori, non solo economici. E sono parole che rappresentano una boccata d’ossigeno non secondaria in un quadro diplomatico fragilissimo.

L’Unione europea è stata molto chiara nel delimitare i confini di apertura verso l’Iran. Il programma missilistico di Teheran deve essere bloccato totalmente, mentre l’accordo sul nucleare deve essere rispettato alla lettera. Non si accettano deviazioni da parte di Bruxelles. Anche nelle difficoltà di trovare una linea comune tra Unione Europea e Stati Membri, resta comunque chiaro il fatto che oggi in Europa non c’è nessuno che possa né voglia privarsi di un partner economico come l’Iran, né tantomeno in Iran si pensa di poter privare il Paese delle tecnologie e dei prodotti industriali provenienti dall’Europa. Ma oltre ai profili economici, per l’Iran è fondamentale avere un’Europa collaborativa rispetto agli Stati Uniti, perché è l’unico soggetto politico in grado di poter mediare fra Teheran e Washington. Questo tema è stato particolarmente evidente nelle dichiarazioni di Zarif a margine dell’incontro quando ha chiesto a Federica Mogherini che l’Unione Europea “vigili sui tentativi americani di smantellare l’accordo sul nucleare”.

Del resto, anche fisicamente, l’Iran, dopo la Turchia, ha l’Europa. Un collegamento tra Iran ed Europa c’è da sempre, ed è insito all’interno della storia di questi due mondi: anche la stessa rivoluzione khomeinista s’intreccia con l’Europa, in particolare con la Francia, e il sistema scaturito da quella rivoluzione è stato in qualche modo beneficiato dalla vita dei rivoluzionari a Parigi. La stessa Italia, con l’Eni, prima ancora della Francia, intesseva rapporti fruttuosi con la Persia, e quegli accordi siglati da Mattei ancora oggi gettando ombre ma anche luci nelle relazioni fra Italia e Iran. Tutto questo a dimostrazione del fatto che, per ciò che riguarda l’Iran, lo iato fra le politiche americane ed europee è sempre stato ampio, e continua a esserlo oggi. La presidenza Trump, in questo senso, non aiuta a ritrovare un quadro comune di riferimento, perché la scelta dell’ostilità a Teheran è evidente, sia con la scelta dei sauditi come partner mediorientali, sia per la totale vicinanza alle politiche di Israele. Per l’Europa è diverso, è impossibile non dialogare con l’Iran. E questo può essere un fattore chiave nel futuro delle sanzioni della Casa Bianca verso Teheran, ma non solo: anche i futuri rapporti fra Bruxelles, Stati Membri e Washington potrebbero essere incisi sensibilmente.