In una situazione internazionale molto fragile, in cui molti stati musulmani o con popolazioni miste, crollano su se stessi, secondo alcuni osservatori, anche l’Unione Europea potrebbe vivere una delle sue peggiori crisi.A seguito degli attacchi terroristici di Parigi e di Bruxelles e della crisi migratoria, provocata dal conflitto internazionale che insanguina i paesi islamici, alcuni pilastri fondamentali, come la libera circolazione garantita dal trattato di Schengen, sono stati messi in discussione.L’Unione Europea sembra non voler ammettere che è scoppiata una guerra internazionale che coinvolge, nolenti o volenti, tutti quei paesi in cui vi sono grandi comunità islamiche. Questa guerra, più che un conflitto tra islamici ed occidentali, sembra una guerra civile nel mondo islamico che ha ripercussioni imprevedibili sull’Ue.Nel mondo musulmano sembrano esserci tre conflitti paralleli, quello tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita, sunnita, quello che divide il mondo sunnita, seguendo la frattura tra i Fratelli Musulmani, sostenuti da Qatar e Turchia e i salafiti, sostenuti dall’Arabia saudita. L’ultimo è quello tra islamisti (sia gruppi terroristici, che correnti istituzionalizzate come i wahabiti) e laici ed islamici che credono nella libertà di interpretazione del Corano.Queste fratture, provocate da paesi e organizzazioni potenti del Medio Oriente fanno volutamente esplodere tutti i paesi fragili abitati da musulmani, per farli precipitare in una guerra civile che possa poi far nascere nuovi equilibri.L’Unione Europea potrebbe essere una delle entità fragili che potrebbe fallire a seguito degli attentati islamisti e le migrazioni di massa provenienti dal mondo musulmano. Adenauer, Spaak, Monet,  de Gasperi e Spinelli e gli altri padri fondatori, non avevano previsto il pericolo, che di fronte a crisi di sicurezza o migratorie, ogni paese potesse rispondere resuscitando interessi nazionali, invece che collaborare per una politica di sicurezza comune. La prima vittima della crisi legata alla migrazione di massa, dovuta alla fuga da paesi islamici in guerra, è stato Schengen.Mettere a rischio questo trattato, non vuol dire solamente far tornare i controlli alle frontiere, ma mettere in pericolo la libera circolazione delle merci, politica fondamentale per un paese come l’Italia che vive di esportazioni. Inoltre, interrompere la libera circolazione delle persone vuol dire creare problemi a tutti quei ragazzi che decidono di andare a lavorare a Berlino o Londra perché lì ci sono più opportunità. Queste persone non sempre decidono di trasferirsi definitivamente in questi luoghi, semplicemente hanno colto l’opportunità creata dall’Unione Europea di poter cambiare città e magari lavoro più volte nella vita, scegliendo ogni volta la città europea che offre più opportunità. Un cambio di filosofia di vita che spesso le generazioni precedenti non capiscono. Non si tratta di emigrare, ma di spostarsi all’Interno dell’Unione, un po’ come avviene negli Stati Uniti.Rimettere le barriere alle frontiere non servirebbe nemmeno a risolvere la crisi migratoria. Se l’intera Unione non è riuscita a impedire questa migrazione di massa dal mondo islamico, sarebbe difficile pensare che lo possano fare i singoli stati. Rimettere i controlli finirebbe solamente per far implodere gli stati del sud europeo, facendo pagare solo a loro il costo di questa ennesima crisi.Anche dal punto di vista della sicurezza, non risolverebbe la situazione. Molti degli attentatori islamisti sono europei di seconda e terza generazione. Inoltre, senza una polizia comunitaria è facile che le intelligence dei vari paesi non parlino tra loro.Secondo molti osservatori, bisognerebbe creare una polizia di frontiera europea, così come rafforzare la cooperazione di intelligence. Secondo le stesse persone, servirebbe anche una politica estera comune, per parlare con una voce più forte con i paesi islamici. Non per metterli all’angolo, ma per parlare meglio e francamente con i nostri alleati e con i nostri avversari. Così come per coordinare le alleanze, anche petrolifere, che spesso finiscono per finanziare molti movimenti islamisti.La Ue dovrebbe poi far firmare un patto, sia con i rifugiati, che con i migranti economici, in cui si fa presente che l’accoglienza è legata al rispetto delle costituzioni dei vari paesi e delle carte europee e che in assenza di questo il permesso di soggiorno può essere anche revocato. Solamente se l’Unione Europea aprirà un dialogo franco, ma anche duro, con i nostri vicini islamici, possiamo sperare di uscire da questa crisi che potrebbe durare decenni.

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