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Oggi nove Paesi dell’Unione europea formalizzeranno la creazione di una forza militare di intervento con un’intesa che dovrebbe essere firmata in Lussemburgo da Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Estonia, Spagna e Portogallo in occasione del vertice del Consiglio degli Affari esteri dell’Ue. L’Italia aveva inizialmente mostrato la volontà di partecipare, ma il ministro della Difesa francese Florence Parly  ha fatto sapere in un’intervista rilasciata ieri a Le Figaro che il nuovo Governo di Roma “non ha ancora preso una decisione definitiva”.  I ministri degli Esteri dei 28 Paesi membri sono in Lussemburgo per una sessione congiunta con i ministri della Difesa nella quale, in cima alla lista dei temi da discutere, si parlerà del conflitto in Yemen ma, soprattutto, del futuro della Cooperazione strutturata permanente (PESC) lanciata nel 2017.

I primi promotori di una forza di intervento militare capace di essere dispiegata e di agire in tempi brevi sono stati nel giugno del 2017 proprio i francesi con il loro presidente Emmanuel Macron. Allora la Commissione europea su iniziativa francese decise di dare il via a un fondo per la Difesa comune pari a 5 miliardi di euro e che avrebbe dovuto supportare i Paesi dell’Ue svantaggiati nel settore dell’industria militare. Alla fine del 2017, 25 paesi membri dell’Ue – tranne Gran Bretagna, Danimarca e Malta – hanno firmato un documento comune presentato poi al Consiglio europeo che segnò ufficialmente la nascita della politica estera e di sicurezza comune (PESC).

La Francia di Macron ha iniziato a spingere con maggior vigore per portare avanti il progetto di una Difesa comune non appena la Gran Bretagna è uscita dall’orbita europea con il referendum per la Brexit. Londra è sempre stata contraria a progetti di Difesa che potrebbero tagliarla fuori dal convoglio europeo minando contemporaneamente il suo ruolo nella NATO e quindi la sua influenza sul continente europeo e sulla sua politica estera. Con l’uscita dai giochi del Regno Unito a Parigi hanno iniziato immediatamente ad adoperarsi per far sì che la Francia possa mettersi alla guida dell’Europa. E quale miglior modo se non gestire la Difesa comune. Ecco perché sono proprio i francesi i primi sponsor della European Intervention Initiative.

Difesa comune che in Europa si cerca di strutturare da quando è conclusa la Seconda guerra mondiale. D’altronde i padri fondatori del progetto europeo avevano capito fin da subito che prima dell’Unione economico-monetaria e politica sarebbe stata provvidenziale una difesa europea, che avrebbe aumentato esponenzialmente la fiducia degli stati membri nei confronti del progetto nato dalle ceneri delle due guerre mondiali.

Oggi, comunque la si pensi, è un giorno importante per la storia e il futuro dell’Unione europea. Ed è un peccato che un membro fondatore come l’Italia rimanga, nuovamente, fuori dai giochi.

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