Con l’intervento militare in Siria Putin ha mostrato al mondo il valore dell’industria bellica russa, aumentandone esponenzialmente gli introiti.E’ quanto emerge da un’inchiesta del quotidiano Kommersant, secondo il quale nei prossimi mesi le imprese produttrici di armi russe potrebbero stipulare nuovi contratti per un valore di 6 o 7 miliardi di dollari. Un ottimo affare, si direbbe. Considerando soprattutto che, ad oggi, la Russia ha speso circa 500 milioni di dollari per l’azione militare in Siria.Ma quali saranno gli acquirenti del Cremlino? Su tutti ci sarebbe l’Algeria che lo scorso dicembre avrebbe ordinato 12 cacciabombardieri SU-32, versione “esportabile” all’estero del Sukhoi SU-34. Una vendita, quella con l’Algeria, che varrebbe circa 500-600 milioni di dollari. E sarebbero interessati ai caccia russi anche Indonesia, Vietnam e Pakistan. I tre Paesi asiatici vorrebbero acquistare l’ultimo modello dell’SU-35, il caccia appena scelto dai Cavalieri Rossi, la pattuglia acrobatica russa, per sostituire l’ormai superato SU-27. E, sempre secondo Kommersant, i contratti con Indonesia e Vietnam potrebbero valere complessivamente circa 1 miliardo di dollari. Più difficile invece sembra la vendita di SU-35 al Pakistan a causa delle difficili relazioni con l’India.A quanto pare, risulta vincente per il bilancio federale la scelta del governo di Mosca di aumentare la spesa militare per il 2015 e il 2016. Il ritorno economico dell’investimento c’è stato. In realtà il tutto era già stato annunciato a dicembre dal Primo Ministro Dmtry Medvedev. E non è tutto: come spiegato dal quotidiano Russia beyond the headlines, entro il 2020 la Russia vorrebbe modernizzare il 70% degli armamenti delle Forze Armate. Un obiettivo non irraggiungibile, considerando che nel 2015 la metà delle armi in dotazione all’Esercito era nuova.Lo sviluppo e la nazionalizzazione di gran parte dell’industria bellica russa è conforme alla politica estera e bellica che il Cremlino ha voluto riassumere nella dottrina militare: il documento avente valore di legge che spiega come si comporterà in futuro la Russia per difendere i suoi interessi nazionali. La direttiva di origine sovietica, elaborata nel 2014 dal Consiglio di Sicurezza federale, accende i riflettori sulle minacce per la Russia, sulla situazione geopolitica e gli obiettivi da perseguire per la pace regionale e globale.La dottrina militare, a differenza di quella del 2010, potrebbe essere definito come il manifesto della “guerra ibrida” di Putin, usando la terminologia occidentale. Una guerra poco ortodossa, ibrida, appunto, quella che dovrebbe portare avanti la Federazione per difendere i suoi interessi strategici, sfruttando contestualmente strumenti militari, economici, sociali, psicologici e tecnologici. E di questo modo di fare la guerra la Russia si è dimostrata esperta in Siria, dando lezioni all’Occidente.Oggi a Mosca sviluppano un nuovo modo di opporsi al monopolarismo americano, che passa anche dalla mediazione delle organizzazioni internazionali: Onu, Osce, Brics, Csto. Tutti strumenti per prevenire lo scoppio di conflitti regionali, e mantenere la pace. Una pace alquanto apparente, verrebbe da dire. Il Cremlino dimostra, però, che il contrasto all’egemonia di Washington trova la sua forza anche nell’incremento della spesa militare e nello sviluppo della tecnologia bellica. Tutte mosse che aumentano gli introiti e la sicurezza di un Paese. Vedremo se almeno da questo l’Europa saprà trarne insegnamento.
Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare?
Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.