Nell’epoca dei populismi e della crisi dell’ordine liberale internazionale, si è accentuata in quasi tutte le elezioni politiche in Occidente un evidente polarizzazione del voto fra i grandi centri urbani e le periferie. Dagli Stati Uniti all’Europa, le grandi città sono perlopiù rimaste ancorate a una visione liberal e progressista, mentre le periferie, che hanno sentito maggiormente i contraccolpi dell’immigrazione di massa e delle disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione, hanno favorito l’ascesa dei sovranismi.

Come scriveva il Guardian all’indomani della vittoria di Donald Trump, quasi due terzi degli elettori delle piccole città degli Stati Uniti hanno scelto Trump, mentre una percentuale simile nei grandi centri ha votato per Hillary Clinton. Nella campagna inglese, il 55% degli elettori ha votato per la Brexit, mentre a Londra è avvenuto il contrario. Una crescente divisione politica che è stata una delle più sorprendenti rivelazioni del 2016.

Brexit? Solo Londra vuole l’Ue

Le periferie e i piccoli centri continuano a volere la Brexit e l’uscita del Regno Unito dall’Ue, a differenza di Londra. Come riporta Italia Oggi, infatti, un sondaggio di questi giorni di YouGov illustra con grande chiarezza esattamente cos’è avvenuto allora e cosa viene ribadito ancora oggi: “Ogni regione dell’Inghilterra e del Galles all’esterno della M25 (il raccordo anulare che definisce l’area metropolitana di Londra) vuole lasciare l’Unione europea anche senza il raggiungimento di un accordo per l’uscita”.

A Londra, infatti, “il 48% degli elettori è d’accordo che il Regno Unito dovrebbe ritirare la sua proposta di lasciare per poi restare nell’Ue, mentre il 28% preferisce lasciare anche in mancanza di un accordo. Fuori Londra il quadro si rovescia. Nel resto dell’Inghilterra il 44% favorisce l’uscita incondizionata contro il 34% che vuole revocare la decisione di lasciare”.

Il motivo è semplice: Londra è la città “meno british” del Regno Unito. Delle 8,88 milioni di persone che vivono a Londra, 3,32 milioni (37%) sono nate al di fuori del Regno Unito. Di queste, circa un terzo sono nate all’interno dei Paesi dell’Unione Europea, mentre gli altri due terzi sono nati al di fuori dell’Unione Europea. Il paese di nascita più comune per i residenti di Londra al di fuori del Regno Unito è l’India. Secondo il censimento del 2011, in India sono nate 262.247 persone che vivono nella capitale inglese. Sindaco di Londra dal maggio 2016 è Sadiq Aman Khan, figlio di due immigrati pakistani.

La Brexit e il ritorno di Nigel Farage

Secondo il celebre politologo John J. Mearsheimer, intervistato da Gli Occhi della Guerra, tra le cause che hanno portato il Regno Unito – soprattutto i piccoli centri e le periferie – a votare a favore della Brexit c’è la libera circolazione delle persone. L’immigrazione di massa, fra gli esclusi della globalizzazione, è un tema estremamente sentito: “Credo che l’Ue sia nei guai e che la situazione possa peggiorare, non migliorare, nel tempo. Parte del problema è l’euro, che non funziona bene senza l’integrazione fiscale e politica – e questo non accadrà. Un altro aspetto del problema è la libera circolazione dei popoli all’interno dell’Ue, che tende ad alimentare il nazionalismo. La Brexit, ad esempio, è stata causata in buona parte dall’infelicità britannica per il gran numero di europei dell’Est che si erano trasferiti in Gran Bretagna”.

Tra le persone che hanno votato Brexit nel primo referendum c’è molta rabbia e disillusione. Per questo il Brexit Party di Nigel Farage è in testa nei sondaggi. Secondo un sondaggio di YouGov reso noto il 17 aprile scorso, il partito di Farage è nettamente in testa con il 27% delle intenzioni di voto, lasciando i laburisti al 22% e i conservatori retrocessi al 15 per cento. Male invece Change Uk, la formazione pro Ue che ha riunito i fuoriusciti dal Partito laburista e da quello conservatore, alla quale andrebbero solamente l’8% dei consensi.

“La Brexit è stata rubata agli elettori che l’hanno vinta, davanti ai loro occhi, dai politici mainstream di tutti i partiti. C’è molta rabbia nel paese riguardo a questa cosa. E questa rabbia ha trovato espressione nel Brexit Party” spiega l’ex laburista George Galloway, che ha annunciato la sua intenzione di votare per il Brexit Party di Farage alle prossime elezioni europee.

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