In Asia c’è un nuovo vuoto da riempire, una nuova prateria da percorrere, una nuova opportunità da sfruttare, sia dal punto di vista economico che geopolitico. Il Myanmar è stato abbandonato dalle potenze occidentali e la Cina è pronta a conquistarlo promettendogli un futuro brillante. La strategia del Dragone, che ha già funzionato con la Cambogia e con altre potenze della regione, mira a trasformare Naypyidaw in una fidata alleata di Pechino, in un’altra pedina fondamentale del progetto infrastrutturale della Nuova Via della Seta. Nelle intenzioni della Cina, infatti, il Myanmar dovrà essere un partner sempre più importante a causa del cosiddetto Corridoio economico Cina-Myanmar, un collegamento che unisce la città cinese di Kumming ai centri costieri birmani di Kyaukpyu e Yangon, passando per lo snodo interno Mandalay.
Il ritiro dell’Occidente
Il Myanmar è finito nell’occhio del ciclone per la crisi dei rohingya, la minoranza etnica musulmana finita al centro del dibattito internazionale; l’Occidente ha accusato il paese di portare avanti un genocidio, mentre il governo locale ha rispedito ogni critica al mittente affermando di combattere il terrorismo islamico. Se alla vicenda dei rohingya si unisce anche la serie di incertezze politiche interne all’ex colonia britannica, ecco spiegato il motivo per cui investitori e turisti occidentali si tengono ben lontani da questo stato. Il Myanmar, in poche parole, è ormai diventato un sinonimo di violazione dei diritti umani.
Investimenti a pioggia
Mentre l’Occidente si è tirato fuori dal Myanmar, la Cina ha allungato i suoi tentacoli. Pechino è diventato il più grande investitore del principale centro urbano del paese, Yangoon: 65 dei 113 progetti di investimenti stranieri approvati nell’anno in corso, 2018-2019, portano la firma del Dragone. Non è finita qui perché la Cina ha iniziato ad applicare politiche più rilassate per concedere il visto ai visitatori cinesi del Myanmar. Il numero dei turisti dell’ex Impero di Mezzo è così schizzato alle stelle, diventando il gruppo più numeroso del paese nel 2018. Stando a quanto riportato dal quotidiano birmano The Irrawaddy, gli investimenti cinesi stanno crescendo rapidamente e comprendono progetti multimiliardari come porti, nuove città, parchi industriali, linee ferroviarie e zone di cooperazione economiche al confine cinese, e tutto nell’ambito della Nuova Via della Seta. D’altronde lo scorso novembre il Myanmar ha firmato un memorandum d’intesa con la Cina che ha istituito ufficialmente il citato Corridoio economico Cina-Myanmar. La convenienza è reciproca: mentre i birmani godono di infrastrutture nuove di zecca, qualcosa mai visto da queste parti, i cinesi si sono aggiudicati uno sbocco sul Golfo del Bengala nonché una rotta commerciale alternativa allo Stretto di Malacca.
Il Myanmar e la trappola del debito
Nel periodo compreso tra il 2011 e il 2017 le potenze occidentali hanno provato a stringere un’alleanza economica con il Myanmar, per strappare il paese dalla morsa cinese. Ben presto l’Occidente ha mollato la presa, irritato dalle continue violazioni dei diritti umani imputati al governo birmano. È qui che la Cina si è fatta trovare pronta e ha riallacciato i suoi rapporti con il vicino di casa. Certo è che il Myanmar rischia tantissimo: il suo debito, nel 2018, era di circa 10 miliardi di dollari, 4 dei quali da destinare alla Cina. Con tutti i progetti che Pechino ha intenzione di costruire in loco, è facile presupporre un incremento vertiginoso di tale valore.