L’Europa orientale è uno dei principali teatri geopolitici in cui si sta combattendo la “guerra degli aiuti” fra Stati Uniti ed Unione Europea da una parte e Cina dall’altra. L’importanza della regione è data dal fatto che riveste un’importanza strategica nel quadro della Belt and Road Initiative, popolarmente nota come la Nuova Via della Seta, e la maxi-esposizione di Pechino serve a legittimare l’aggiunta di un ingrediente complementare ad essa: la salute.

La diplomazia delle mascherine di Pechino non ha lasciato indietro nessuno paese della periferia orientale e balcanica del Vecchio Continente, ma attenzioni crescenti sono rivolte nei confronti di Varsavia, leader dell’alleanza Visegrad e potenza regionale emergente con interessi e posizioni in attecchimento dai paesi baltici all’Ucraina ma, anche, caposaldo dell’atlantismo e fedelissimo di Washington.

La Cina in prima linea nell’aiutare la Polonia

Il 26 marzo è atterrato a Varsavia il primo volo cinese carico di donazioni per la Polonia: 20mila mascherine, 10mila strumenti diagnostici, 10mila guanti monouso, 10mila copriscarpe, 5mila tute protettive e 5mila occhiali protettive. Un carico simbolico, di gran lunga inferiore per dimensioni a quelli inviati a Roma e Belgrado, ma era soltanto l’inizio.

Il giorno prima della spedizione, infatti, i presidenti Andrzej Duda e Xi Jinping avevano raggiunto un accordo nel corso di una conversazione telefonica: fare della Polonia il centro di distribuzione e smistamento dei carichi inviati dalla Cina con destinazione i paesi dell’Europa centro-orientale. A Duda, era stato inoltre garantito che altre donazioni sarebbero presto giunte nel corso di aprile, sullo sfondo di un trattamento preferenziale nell’acquisto di merci utili agli ospedali ed anche ai cittadini, come le mascherine.

La Polonia, avendo attuato rigide misure di prevenzione e contenimento sin dall’apparire dei primi casi, non sembra essere in particolare difficoltà: poco più di 7mila contagiati, 618 guariti e 251 morti. L’efficacia della quarantena e delle altre misure implementate, fra le quali l’utilizzo di un’applicazione mobile (Kwarantanna domowa) per monitorare i movimenti di coloro costretti in casa, hanno spinto l’esecutivo a valutare un graduale ritorno alla normalità, con la riapertura moderata delle attività e l’allentamento delle restrizioni, che dovrebbe iniziare dal 19 di questo mese.

Ciò nonostante, l’esposizione della Cina è aumentata enormemente negli ultimi giorni ed il 14 aprile il più grande aereo da trasporto strategico del mondo, l’Antonov An-225 Mriya, è atterrato all’aeroporto Chopin di Varsavia trasportando un carico di 250 tonnellate, composto, fra le altre cose, da 7 milioni di maschere protettive e centinaia di migliaia di tute protettive. Un secondo viaggio è previsto nei prossimi giorni. Occorre, però, sottolineare che non si tratta di beni donati, ma acquistati, come parte dell’accordo circa il trattamento preferenziale.

Due cose colpiscono maggiormente: l’ampiezza dell’affare concluso fra Varsavia e Pechino e la scelta simbolica di voler impiegare l’Antonov An-225 Mriya, il cui atterraggio è stato immortalato da folle di fotografi ed è già divenuto l’immagine-emblema della crisi epidemica in Polonia ed anche della vicinanza manifestata dalla Cina.

Obiettivo: recuperare il terreno perduto

Aiutare la Polonia, sia a livello di donazioni che di merci strategiche acquistate in linea privilegiata, significa aumentare le possibilità di normalizzare i rapporti bilaterali, che nei mesi recenti hanno subito un drastico deterioramento per via della decisione del partito al governo, Diritto e Giustizia, di unirsi alla coalizione anti-Huawei a guida statunitense.

Tutto ha avuto a inizio gennaio, quando un’operazione di polizia ha portato all’arresto di un impiegato di Huawei, di nazionalità cinese, e di un ex agente segreto polacco, entrambi accusati di spionaggio. Nel corso dell’operazione, gli inquirenti avevano condotto una perquisizione a tappeto degli uffici della compagnia e di Orange Polska, suscitando l’intervento ufficiale del governo cinese.

Nel post-operazione, i rapporti fra Varsavia e Pechino si sono incrinati ulteriormente: i servizi segreti polacchi hanno riempito l’esecutivo di rapporti concernenti i pericoli per la sicurezza rappresentati da Huawei e le presunte attività malevoli cinesi aventi luogo nel paese, spingendo il governo a chiedere in sede europea l’adozione di una strategia comune in difesa della sovranità informatica e della sicurezza – con l’obiettivo chiaramente rivolto verso Huawei.

L’allontanamento da Pechino viene ampliato a settembre, quando l’amministrazione Trump ed il governo Morawiecki, attraverso Mike Pence e Mateusz Morawiecki, siglano una dichiarazione congiunta mirante ad approfondire la collaborazione bilaterale nei campi della tecnologia e della sicurezza informatica, arricchita dalla promessa polacca di sviluppare le infrastrutture per la rete 5G a livello nazionale in autonomia o con l’aiuto di Washington – escludendo, quindi, Huawei.

Nei mesi seguenti, il governo polacco ha effettivamente rispettato l’impegno concordato, delegando ai principali operatori telefonici del paese, fra i quali Exatel, Orange Polska, T-Mobile Polska e Polkomtel, la realizzazione del Polskie 5G. La Ericsson, inoltre, ha annunciato piani d’investimento nella rete 5G e l’apertura di un centro operativo a Tczew.

Esercitare un’influenza sulla Polonia, anche se marginale, è essenziale per la Cina: il porto di Danzica è stato scelto come uno dei principali terminali della Nuova Via della Seta, è una delle economie più floride del Vecchio Continente, ed è un punto di collegamento geostrategico fra Scandinavia, Europa occidentale, Balcani e mondo russo.

In queste settimane di crisi si stanno scrivendo nuove relazioni di potere, vecchi e consolidati equilibri stanno lentamente scomparendo, alcuni sistemi egemonici avanzano, mentre altri indietreggiano, e per Pechino, riconquistare il terreno perduto nei mesi scorsi a Varsavia, sarebbe estremamente utile sia ai fini della Belt and Road Initiative che per provare a trasformare il bastione dell’americanismo in una spina nel fianco per Washington.





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