Le immagini più simboliche ed iconiche della storia Germania compresa tra la fine della Grande Guerra e l’ascesa del nazismo sono sicuramente quelle che ritraggono i lavoratori tedeschi intenti, nella fase più acuta dell’iperinflazione del 1923, ad assieparsi in coda di fronte ai negozi con valige e carriole piene di banconote completamente prive di valore. L’iperinflazione del 1923 e l’ascesa del Partito Nazista al potere nel 1933 sono, nell’inconscio collettivo dei tedeschi, accomunati con un nesso di consequenzialità. Tuttavia, sebbene l’acuta depressione dell’economia della Repubblica di Weimar avesse giocato un ruolo importante nella radicalizzazione del clima politico tedesco, a determinare l’irresistibile ascesa di Hitler e dei suoi seguaci, dati alla mano, non fu l’ondata inflativa del 1923, ma avvenimenti ben più vicini al fatale gennaio 1933, connessi alle politiche di austerità imposte alla Germania nel pieno della Grande Depressione.

A confermare questa ipotesi, già avallata da esperti di economia come il Premio Nobel Paul Krugman, è ora intervenuto lo studio  condotto da un gruppo di ricerca guidato da Gregori Galofré-Vilà, dell’Università Bocconi, che ha portato alla pubblicazione dell’analisi Austerity and the rise of the Nazi Party sul prestigioso National Bureau of Economic Research.

La multidisciplinarietà è stata la guida metodologica del gruppo, che ha analizzato la correlazione tra l’impatto delle misure di austerità e la crescita di voti per il Partito Nazista in 1.024 distretti della Germania tra il 1930 e il 1933. Proprio in questa fase, infatti, si concentra la crescita elettorale del movimento nazista, passato dal 18,3% dei suffragi del luglio 1933 al 33,1% del dicembre 1932, un mese prima dell’insediamento di Adolf Hitler come cancelliere.

Storia di un disastro: così l’austerità di Brüning aprì le porte al nazismo

Come scritto da Antonio Grizzuti su La Verità: “Tutto parte nel 1930, quando la disoccupazione nel settore industriale tedesco passa nel giro di un anno dal 13,3% al 22,7%, mentre il Pil fa segnare calo dell’ 1,93% (nel 1929 si era fermato a -0,29%). Nel pieno della crisi economica, il presidente Paul von Hindenburg decide che la salvezza del Paese passa per un gruppo di tecnocrati non eletti, guidati da Heinrich Brüning. Per fronteggiare l’ emergenza, Brüning scavalca il parlamento e fa largo uso della decretazione d’urgenza, emanando tra l’ estate del 1930 e l’ inverno del 1931 quattro provvedimenti votati all’ austerità. La spesa pubblica viene ridotta del 15% nel giro di un triennio. Non c’ è settore che venga risparmiato dalla mattanza: si va dalla sanità all’ istruzione, allo sviluppo economico, passando per le infrastrutture”.

La macelleria sociale che ne seguì portò la disoccupazione a livelli drammatici (43,8% nel 1932), mentre la produzione subiva decrementi annui vicini alle due cifre. Hitler sfruttò la situazione con abilità e si può dire che avesse ben chiare le mosse successive da compiere nel periodo in cui, in una lettera aperta al cancelliere del dicembre 1931, affermava: ” i decreti di emergenza aiuteranno il mio partito a raggiungere la vittoria”.

Alle radici dell’ascesa del nazismo

L’originalità e la qualità dello studio precedentemente citato sta nella capacità di fornire un retroterra empirico ben preciso a consolidate teorie storiografiche: Galofré-Vilà e i suoi, infatti, hanno utilizzato importanti teorie e studi di matrice statistica ed econometrica per analizzare i driver dell’ascesa del nazismo nelle aree della Germania maggiormente colpite dal bastone dell’austerità.

La sostanziale sincronia evidenziata tra il calo dei salari, l’aumento della disoccupazione, la pressione fiscale e il boom del nazismo tra 1930 e il 1933 e, soprattutto, il consolidamento della relazione tra queste variabili nelle quattro tornate elettorali prese in considerazione segnalano la professionalità del lavoro e la profonda connessione tra i fattori esaminati.

Lo studio del gruppo di Galofré-Vilà, insomma, è una versione economica del celebre Come si diventa nazisti, il saggio di William S. Allen che testimonia la lenta ma inesorabile conversione al nazismo della piccola e immaginaria città di Thalburg (in realtà Nordheim). Esso, inoltre, ci ricorda che la storia conosce ripetizioni che appaiono sorprendenti solo a chi non la conoscono abbastanza: la correlazione tra le nuove misure di austerità imposte a diversi Paesi europei negli ultimi anni e l’ascesa delle nuove destre radicali, insomma, possono stupire solo chi non ha ben presente il percorso storico che portò da Brüning a Hitler.

 





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