La sfida dell’Italia contro l’asse franco-tedesco ora è totale. Quel duopolio che controlla (o che vuole controllare) l’Unione europea si è riscoperto debole, come i leader che la rappresentano. E il governo italiano prova a scalfire questa alleanza definita nel Trattato di Aquisgrana con una manovra a tenaglia che vede da un lato l’asse con Donald Trump e dall’altro lato quella con il Gruppo di Visegrad.
Il J’accuse di Giuseppe Conte al Consiglio europeo è totale: “Cari colleghi, vi rivolgo un accorato appello, state commettendo un madornale errore. Se insistete su questo pacchetto di nomine senza tener conto delle nostre richieste, non mancate di rispetto a me personalmente, a me Giuseppe Conte, ma a tutti i milioni di cittadini che io rappresento. E soprattutto mancate di rispetto a tutti i milioni di cittadini degli altri Paesi europei che in questo momento non sono parte di questo accordo”. È con queste parole che il capo del governo italiano ha manifestato a tutti la sua contrarietà alle nomine scelte dall’asse franco-tedesco, in particolare quella di Frans Tiemmermans, imposto senza alcun rispetto dei principi democratici ma basato soltanto sulla logica dei rapporti di forza all’interno dell’Unione europea e dell’Europarlamento. E quell’ammissione di Angela Merkel: “Non potevamo votare con l’Italia contro” è un segnale chiarissimo. Non tanto della resa della Germania, quanto del fatto che l’Italia, questa volta, abbia fatto davvero muro contro le nomine scelte da chi queste elezioni non le ha vinte ma si considera comunque padrona dell’Europa.
E l’Italia questa sfida con la Germania e la Francia l’ha ingaggiata da tempo. Il braccio di ferro sulle poltrone che contano dell’Unione europea è solo l’ultima di una serie di incidenti e di episodi che hanno coinvolto Roma, Parigi e Berlino. L’affaire delle nomine Ue è un caso particolare ma di notevole importanza. L’Italia ha chiesto che fosse rispettato il voto popolare: impossibile approvare nomine decise a tavolino da partiti che non si sono presentati coalizzati, non hanno vinto le elezioni e soprattutto mostrano in realtà di volere più confermare patti fra Stati che accordi democratici. Emmanuel Macron e Merkel (insieme al loro primo alleato Pedro Sanchez e altri leader europei) hanno voluto a tutti i costi creare le premesse per un sistema di poltrone perfettamente integrato all’asse franco-tedesco, accontentando tutti coloro che se ne vogliono sottomettere o provare a prenderne le briciole. Invece, il niet di Conte è servito a far capire che questa volta Roma non si è lasciata “abbindolare” dalle promesse di Parigi e Berlino, probabilmente garantita anche dall’ultimo sostegno americano e dalla forza dei gruppi euroscettici nel nuovo parlamento europeo. E lo scambio tra il socialista Tiemmermans alla guida della Commissione e il passo indietro del popolare Manfred Weber non poteva essere accolto con favore da Palazzo Chigi.
Ma lo scontro con Francia e Germania è profondo e appare sempre più radicato. Prima della questione nomine, a tenere banco tra Italia, Francia e Germania è stato il caso Sea-Watch 3, con Carola Rackete (tedesca) a comandare la nave che ha sfidato le autorità italiane. Il governo italiano non ha fatto altro che chiede che fosse rispettata la legge dello Stato. Ma la ong ha preferito infrangere le norme rendendo impossibile per le due autorità non applicare la legge. Eppure questo non è servito per frenare gli attacchi di Francia e Germania, proprio quei due Paesi che hanno chiuso le frontiere e rispedito nel nostro Paese i migranti, magari anche storditi. Eppure, nonostante tutto, il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, si è rivolto all’Italia dicendo che “coloro che salvano delle vite non possono essere considerati criminali”, e ha ricordato che “l’Italia è uno Stato fondatore dell’Ue, quindi ci si aspetterebbe che un caso del genere sia gestito diversamente”. Parole che hanno trovato la durissima reazione di Matteo Salvini e Conte, tanto che il secondo ha detto: “Se la cancelliera mi chiederà della Sea Watch può essere l’occasione per chiedere a che punto è l’esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati in Italia con regolare processo che si è esaurito in tutti i gradi di giudizio”.
Dall’altro lato, se la lotta con la Germania è durissima, quella con la Francia non è di meno. Macron oggi ha detto che con lo stallo delle nomine si è data un’immagine bruttissima dell’Europa. Ma è stata Parigi a dare molte volte un’immagine pessima dell’Unione europea in diversi settori. Lo ha fatto bloccando le trattative con l’Italia tra i giganti dell’industria italiana e d’Oltralpe. È stato Macron a colpire gli interessi italiani in Libia, ed è stato anche lui (così come i suoi predecessori) a colpire la stessa idea di Europa privilegiando Parigi e Berlino rispetto al resto dell’Ue. Ora è impossibile accettare lezioni. E l’Italia ha deciso di passare al contrattacco.