La salvezza dell’Europa passa per la difesa comune. I mutamenti dello scenario globale, i cambiamenti sempre più repentini delle minacce alla nostra sicurezza, le forze centripete che spingono per la disgregazione dell’Ue, rendono lo sviluppo di una difesa comune europea una questione sempre più necessaria ed urgente. Perché oltre a garantire maggior sicurezza e un risparmio sui costi, la costruzione di una difesa comune, come scrive Der Spiegel, avrebbe pure un “forte impatto politico” nel rilanciare il processo di integrazione europea.Francia, Germania e Italia sono d’accordo. E la Brexit è stata, in questo senso, un’occasione. Senza la Gran Bretagna, infatti, c’è un ostacolo in meno sul cammino dell’integrazione militare del Vecchio Continente. Per questo, sul tavolo della riunione informale dei ministri della Difesa dell’Ue, che si è svolta ieri a Bratislava, il governo italiano ha presentato la sua proposta per una “Schengen della Difesa”, che arriva dopo la proposta analoga, presentata a metà settembre, da Germania e Francia. Roma chiede di affrontare le sfide per la sicurezza in modo comunitario sul piano politico, attraverso una “pianificazione unitaria della capacità strategica” dell’Azione Esterna dell’Ue, così come sul piano operativo, attraverso l’istituzione di un Comitato di Sicurezza. La proposta italiana di un piano per incentivare i progetti di cooperazione militare a livello Ue, comprende anche un programma comune di incentivi finanziari per la tecnologia e l’innovazione, e la proposta di istituire un quartier generale permanente della Ue, per coordinare le operazioni militari dei vari Paesi membri.L’Italia torna, quindi, ad investire sulla difesa, ma con lo sguardo rivolto ad una sempre maggiore cooperazione europea in questo settore. “Nella prossima legge di bilancio non ci saranno tagli alla difesa”, ha annunciato, infatti, il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, intervenendo al convegno organizzato dal Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) “L’evoluzione della cantieristica navale militare europea: un’opportunità per l’Italia”, che si è svolto martedì a Palazzo Giustiniani. Si risparmierà “sul personale e sulle strutture obsolete rispetto alle nuove tecnologie e si tornerà ad investire in questo settore”, ha confermato il sottosegretario. Anche supportando l’industria.Gli investimenti, infatti, sono “importanti” per sviluppare questo settore industriale in un momento in cui “lo strumento militare deve essere sufficientemente flessibile da poter affrontare le esigenze di sicurezza”, in un mondo che “più o meno ogni dieci anni affronta una minaccia internazionale diversa”, ha affermato, intervenendo allo stesso convegno, il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. E investire nello strumento militare, per il nostro Paese, significa soprattutto sviluppare la cantieristica navale. “I mutamenti dello scenario globale stanno determinando un aumento dell’importanza economica e geopolitica dello spazio navale”, ha sottolineato il presidente della commissione Difesa al Senato, il senatore del Pd, Nicola Latorre. Se ne è accorta la Russia, che continua ad implementare la presenza della sua flotta nel Mediterraneo, e se ne è accorta anche la Cina. È evidente, inoltre, come lo scenario marittimo sia di cruciale importanza per il nostro Paese con riferimento non solo alla tratta di esseri umani, al rischio terrorismo, al traffico di armi o alla crisi in Libia, ma pure sul piano del trasporto marittimo e dell’energia, con riferimento alla recente scoperta di nuovi giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo. In questo quadro, l’Italia si candida a guidare il processo di integrazione e razionalizzazione della cantieristica militare europea.”La concorrenza non deve essere fra le industrie europee, ma fra le industrie europee e il resto del mondo”, ha detto l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, intervenendo al convegno del CeSI al Senato. Anche l’azienda, che recentemente ha firmato un contratto con la marina del Qatar del valore di circa 4 miliardi di euro per la fornitura di sette navi di superficie, è convinta che sia necessario un consolidamento della cantieristica militare europea, con un’Italia protagonista nella razionalizzazione di questo settore. La partnership con la Germania, e soprattutto quella storica con la Francia, con cui la marina italiana sta sviluppando congiuntamente i cacciatorpediniere Orizzonte e le nuove fregate ipertecnologiche FREMM, potrebbero portare secondo Bono, ad un “processo aggregativo che nel giro di qualche anno potrebbe vedere la nascita di una sorta di Airbus dei mari”. Ovvero, la nascita di un unico costruttore di navi europeo ,che possa competere su scala globale. Altrimenti, afferma Bono, “l’Europa sparisce, così come ogni possibilità di crescita”.Le misure operative per concretizzare il piano comune di azione per la Difesa Europea, potrebbero essere approvate già entro l’anno, nel prossimo vertice Ue di dicembre, ha fatto sapere, intanto, da Bratislava il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini. Sviluppo di una “strategia globale in materia di difesa, sostegno all’industria di settore e cooperazione con la Nato”, secondo quanto riferisce la Mogherini, sono i tre pilastri su cui si lavorerà, da qui a dicembre, per costruire la “difesa europea”.Foto d’apertura tratta da Wikipedia
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