L’Isis avrebbe iniziato a minacciare direttamente Israele. Negli ultimi giorni, infatti, sono stati apparsi sul web 10 video firmati dal sedicente Stato Islamico in cui viene dichiarato che tra i propri prossimi obiettivi vi sarà anche e soprattutto lo Stato ebraico.A riportare questa notizia è Debkafile, pagina web con sede a Gerusalemme che fornisce regolarmente informazioni, commenti e analisi a proposito terrorismo, intelligence e sicurezza nazionale israeliana. Secondo Debka in tutti i video in questione – girati a Raqqa e Mosul (Siria), in Egitto e in Libia – viene fatto riferimento alla questiona palestinese. In ognuno di loro i terroristi sottolineano che l’Isis non abbia dimenticato il popolo palestinese, il quale non deve sentirsi abbandonato da loro. Gerusalemme viene definita come “un ponte per l’Islam”; le minacce sono accompagnate da una canzone che recita “stiamo arrivando, stiamo arrivando”, mostrando poi le immagini di miliziani affidati all’Isis situati nel Sinai, non lontano dal confine israeliano.Non è la prima volta che la macchina propagandistica del sedicente Stato islamico minaccia di aprire le ostilità contro obiettivi israeliani. Secondo Debka, però, questa volta il Califfato starebbe dichiarando di volere passare a una reale fase di attacco. Il motivo di questa decisione sarebbe dovuta all’aiuto che Israele avrebbe fornito ad alcuni nemici dell’Isis sparsi per tutto il Medio oriente. Le forze di intelligence israeliane avrebbero garantito dei supporti logistici a quelle egiziane e alle popolazioni beduine del deserto del Sinai che stanno combattendo contro le truppe del Califfo. “Da ora in poi attaccheremo gli obiettivi sia egiziani che israeliani” si sentirebbe dire in un video.La prima conferma di questa nuova fase d’azione, secondo Debka, avrebbe trovato conferma nell’attentato che gli affiliati dell’Isis hanno compiuto l’otto di maggio in Egitto, uccidendo un poliziotto al Cairo. I prossimi ad essere colpiti potrebbero dunque essere gli israeliani.Tutte le informazioni fornite da Debka provengono da un’anonima fonte. Se esse venissero confermate rappresenterebbero un significativo momento di rottura rispetto ai comportamenti che hanno fino ad oggi contraddistinto il sedicente Stato islamico. Che non ha mai mostrato di avere a cuore le istanze delle autorità e della popolazione palestinese. La cui lotta anti-israeliana, storicamente contraddistinta da un carattere laico e nazionalista, pare essere stata concepita dai vertici di Daesh come un limite per l’espansione del jihad.Per questo l’Isis sta cercando di creare delle proprie cellule tra i palestinesi per trasformare la propria lotta nazionale contro Israele in una guerra santa islamica. Gli Occhi della Guerra ha documentato come questo tentativo di radicamento abbia generato lo scoppio di una vera e propria guerra civile all’interno dei campi profughi palestinesi del Libano, che vede contrapposte le fazioni islamiste – quasi sempre appoggiate dall’Isis – contro le stoiche autorità laiche palestinesi come al Fatah. Secondo Samir Abu Afash,  leader di Fatah in Libano, Israele condividerebbe in questo momento gli stessi interessi strategici dell’Isis, che sarebbe un’organizzazione “creata dai sionisti e dagli americani”.Israele, da parte sua, è intervenuta militarmente in Siria, colpendo però obiettivi delle truppe che combattono i jihadisti e non scontrandosi mai apertamente con i soldati del Califfo. La stessa leadership israeliana ha ammesso di essere più volte intervenuta militarmente in territorio siriano – nonostante la formale dichiarazione di neutralità – per colpire obiettivi di Hezbollah, del regime siriano e dei convogli di armi destinate alle truppe russe. Attacchi di questo tipo si sono avvenuti anche in territorio libanese, dove l’aviazione israeliana ha più volte colpito dei convogli di armi destinate alle truppe di Hezbollah. Questa modalità d’azione ha spinto molto osservatori a sostenere che l’Isis e le Israele condividano gli stessi nemici e che per questo si sia instaurato tra di loro una situazione di non-belligeranza.Se le informazioni di Debka trovassero conferma si aprirebbe una nuova fase del conflitto che sta insanguinando il Vicino oriente. Resta dunque da chiedersi quanto siano affidabili le informazioni proposte e quanto lo sia Debkafile. Secondo quanto riportato da Forbes l’archivio di Debka è uno dei più forniti e affidabili al mondo, con il limite però di non specificare quasi mai quali siano le proprie fonti. Secondo Wired, invece, Debka “riporta chiaramente un proprio punto di vista” che è “ nell’ottica della politica israeliana”. Per Roren Bergman, giornalista investigativo ebreo, questa pagina attinge gran parte delle proprie informazioni da elementi neo-conservatori del Partito Repubblicano americano e che per questo le stesse autorità israeliane considerano affidabile solo il 10per cento delle notizie che diffonde. Debka è infatti considerata come una pagina eccessivamente allarmista. Ciò nonostante le va reso il merito di avere saputo prevedere un grosso attacco di al Quaeda contro gli Stati Uniti prima degli attacchi dell’11 settembre e la guerra in Libano del 2006.@luca_steinmann1





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