Uno scatto che dice molto più di tante parole e tante analisi fatte in questi giorni; esiste infatti una foto, riconosciuta come autentica e veritiera, che mostra come per la conquista di Manbij in Siria in realtà si sia sparato poco e che i curdi hanno avuto vita molto più facile di quanto si pensi contro i miliziani del califfato.Per approfondire: Ankara prepara la battaglia in SiriaIn questa foto si vede chiaramente come i militanti dell’Isis non stiano fuggendo alla ricerca di un riparo sicuro dai colpi di artiglieria sparati dal nemico, ma sembrano intenzionati a ritirarsi dalla città poco prima occupata e per giunta in maniera molto ordinata, quasi organizzata; osservando lo scatto, risalta parecchio all’occhio la differenza invece che vi è con quanto visto a Palmyra od in altre città appartenenti al sedicente califfato di Al Baghdadi liberate dall’esercito siriano ed iracheno.In quei centri al contrario, gli jihadisti non hanno mai mollato un centimetro ai nemici, non hanno mai pensato di ritirarsi ed anzi la maggiore difficoltà incontrata dagli uomini di Bashar Al Assad in Siria ha riguardato proprio il fatto di avere a che fare con gente disposta a sacrificare la propria vita piuttosto che consegnare le armi anche in situazioni in cui per i miliziani oramai tutto era compromesso. La strategia dell’esercito siriano, basata sulle tecniche di battaglia russe, lascia appositamente sempre almeno una via di fuga ai terroristi proprio per invogliare loro a ritirarsi; a Palmyra è andata anche così, ma nonostante l’Isis si sia visto accerchiato ha preferito continuare a combattere anche con l’ausilio di kamikaze lanciati contro postazioni dell’esercito piuttosto che arretrare sfruttando un ‘corridoio’ lasciato libero.Stesse scene in Iraq, a Ramadi e Falluja soprattutto e forse nei prossimi mesi anche a Mosul; viene quindi subito spontaneo chiedersi come mai i miliziani jihadisti usino un altro approccio nei confronti dei curdi, come mai quindi nei combattimenti causati dall’avanzata dei curdi dell’SDF appoggiati dagli Usa i seguaci del califfato preferiscano il ritiro organizzato e, chissà, forse anche concordato con gli stessi avversari.Tornando alla foto, si evince pure come nella loro fase di ritiro i terroristi dello Stato islamico non sembrano correre rischi di essere vittime di bombardamenti; Manbij era città strategica nella provincia di Aleppo, per un certo periodo l’Isis ha effettivamente anche resistito ad un assedio che li ha visti pure accerchiati su tutti i fronti, chi stava all’interno di quella città indubbiamente doveva essere un pezzo grosso nelle fila del califfato; si presume quindi che, ammesso e non concesso che il ritiro non era poi così ordinato, dal cielo gli aerei della coalizione a guida Usa avessero tutto l’interesse a bombardare ed a sorprendere i miliziani mentre lasciavano la città. Questo però non è affatto accaduto; la ritirata, come detto, appare ordinata senza che i terroristi in questione sembrino preoccupati di trovar rifugio da eventuali attacchi aerei.Per approfondire: In Siria si riapre il fronte curdoVien poi da chiedersi dove siano diretti i miliziani che in quella foto sono in procinto di lasciare ordinatamente Manbij, specie perché la città era accerchiata dai curdi su tutti i fronti; è stato consentito loro di accedere alle aree ancora nelle mani del califfato nella zona di Al Bab o di Raqqa? Oppure erano diretti verso il confine turco, tra l’altro qualche giorno dopo preda di azioni offensive dell’esercito di Ankara? Oppure ancora, ipotesi più grave, si è permesso ai terroristi in ritirata da Manbij di poter tornare nelle proprie case, magari anche in Europa?Di sicuro, qualcosa di anomalo a Manbij è successa; si è sparato poco, quella battaglia quasi epocale descritta da molti media occidentali non sembra essere stata così intensa, la liberazione della città resa quasi come evento di discontinuità per le sorti del conflitto contro il califfato è avvenuta con i curdi che non hanno subito, da parte dell’Isis, la stessa resistenza che i terroristi hanno invece messo sempre nel resto della Siria o dell’Iraq.A pochi giorni dalla conquista di Manbij, nel Kurdistan siriano si sono avuti poi scontri tra Sdf ed esercito siriano, mentre la Turchia iniziava dal canto suo ad ammassare truppe a Jarablus, ultima città di confine in mano allo stato islamico; in questa zona che va dal nord della provincia di Aleppo fino alla provincia di Al Hasakah ed al confine iracheno, si sta giocando una larga fetta del futuro della Siria e dell’assetto del medio oriente, con tutti gli attori internazionali impegnati sul campo: dagli USA, che hanno anche minacciato l’abbattimento di caccia siriani che sorvolano Al Hasakah, alla Russia ed all’Iran, passando per una Turchia che come detto è entrata in territorio siriano.
C’è chi preme per uno stato curdo, chi per una provincia autonoma e chi per un indietreggiamento dell’SDF fino ad un ritiro totale; interessi ed obiettivi discordanti, con alleanze che nascono e muoiono nel giro di pochi giorni: tutto questo è al momento il nord della Siria, tutto questo potrebbe stare alla base delle anomalie riscontrate a Manbij.
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