La crisi economica iraniana indotta dal Covid-19 potrebbe far riavvicinare Iran e Stati Uniti. Questa, almeno, è l’impressione suscitata dalle dichiarazioni di Hassan Rouhani. Il Capo di Stato ha affermato che il Paese è pronto ad avviare un dialogo con gli Stati Uniti qualora la Casa Bianca si scusi per aver abbandonato, nel 2018, l’accordo sul nucleare ed offra una compensazione a Teheran. I rapporti bilaterali si sono guastati da quando l’Amministrazione Trump ha abbandonato l’accordo ed ha imposto devastanti sanzioni all’export petrolifero iraniano. Un’apertura al dialogo era giunta anche da un tweet di Donald Trump: il presidente si era espresso in favore di un’intesa con Teheran che ponesse limiti stringenti alle attività nucleari, al programma missilistico ed al coinvolgimento del Paese negli affari mediorientali.
L’Iran è sempre più isolato
Il tema del nucleare iraniano vede intrecciarsi una serie di interessi convergenti. Francia, Germania e Regno Unito continuano a prendere parte all’accordo raggiunto del 2015 ma la loro pazienza ha iniziato a scricchiolare. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha criticato l’Iran per non aver garantito l’accesso a due ex siti di attività sospetta e per non aver cooperato pienamente con l’ente. La risoluzione di condanna era stata proposta proprio dalle potenze europee che hanno anche espresso riserve in merito alla possibilità di rimuovere, nel mese di ottobre, l’embargo Onu sulla vendita degli armamenti a Teheran. La rimozione è prevista dall’accordo del 2015 ma gli Stati Uniti hanno già esercitato una certa pressione affinché ciò non avvenga: l’Iran costituisce, secondo Washington, una minaccia per la sicurezza regionale. Francia, Germania e Regno Unito hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui affermano che la rimozione dell’embargo potrebbe avere ricadute “sulla stabilità e sulla sicurezza regionale. Le posizioni dell’Iran si fanno sempre più precarie e Trump potrebbe cercare di sfruttare questa situazione per trarne il massimo vantaggio dal punto di vista politico.
La strategia di Trump
Donald Trump ha bisogno di un colpo ad effetto per stabilizzare la presidenza e recuperare consensi in vista delle elezioni presidenziali di novembre. L’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus e le manifestazioni del movimento Black Lives Matter hanno favorito l’ascesa del rivale democratico Joe Biden che, secondo un recente sondaggio diffuso dalla Fox, sarebbe in vantaggio di ben 12 punti sul Capo di Stato repubblicano. Affondare l’Iran è, al momento, impossibile: una campagna militare convenzionale o un’operazione più mirata sono impraticabili dal punto di vista politico ed economico e provocherebbero gravi fratture in un Medio Oriente già incandescente. Mostrare un lato mansueto e sfruttarlo per raggiungere uno scopo è fattibile: Trump, nel clima di entusiasmo diffusosi in seguito al ritorno a casa del Marine Michael White, prigioniero in Iran dal 2018, ha invitato Teheran a raggiungere un “grande accordo” prima di novembre. La liberazione di White si è accompagnata a quella di uno scienziato e di un medico iraniani detenuti in America ed ha rappresentato un raro momento di concordia tra Iran e Stati Uniti. Trump potrebbe alternare atteggiamenti più aggressivi ad altri concilianti e sperare che la grave crisi economica spinga l’Iran a più miti consigli. Questa mossa potrebbe rivelarsi rischiosa: Teheran è consapevole che una vittoria di Joe Biden porterebbe Washington ad ammorbidirsi e potrebbe guadagnare tempo in attesa del momento propizio.