Attore di primaria grandezza negli scenari geopolitici internazionali troppo spesso sottovalutato, l’India di Narendra Modi è intenta a sviluppare una strategia ad ampio raggio, notevolmente assertiva, per controbilanciare la crescita della proiezione cinese, considerata in potenza minacciosa, e espandere i rapporti politici, economici e militari con numerosi Paesi.

In questo contesto, la proiezione di Nuova Delhi è, in primo luogo, oceanica: l’Oceano Indiano è la porta sul mondo di un’India che, per ora, pare intenzionata ad opporsi fermamente alla strategia cinese della Nuova Via della Seta, a costruire una zona di influenza autonoma e ad approfondire gli strumenti necessari a tutelare il suo interesse nazionale, prima fra tutta la marina militare.

Del resto, l’Oceano indiano è una via d’acqua sempre più centrale nella geopolitica mondiale, in un sistema complesso con le sponde occidentali del Pacifico: sulle sue rive vivono oltre 2 miliardi di persone, nelle sua acque sono contenute oltre il 40% delle riserve mondiali di risorse naturali offshore e transitano, ogni anno, il 64% dei traffici petroliferi e il 50% delle navi portacontainer del pianeta. Oltre all’India, Paesi come Cina, Stati Uniti, Australia e Francia hanno crescenti interessi nell’Oceano Indiano.

Per tutelare i suoi interessi, Nuova Delhi lavora per costituire un blocco geoeconomico e strategico avente precisi destinatari: i numerosi Paesi insulari che stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore negli equilibri dell’Indo-Pacifico.

Geopolitica dell’insularità indiana

L’India, Paese di 1,3 miliardi di abitanti dalla superficie di oltre 3 milioni di chilometri quadrati, ha tra i punti strategicamente più importanti alcuni piccoli arcipelaghi che contribuiscono a espandere le sue potenzialità navali e a garantirle una zona economica esclusiva oceanica di oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati. A Est, le Isole Andamane e Nicobare garantiscono all’India la possibilità di proiettarsi a poca distanza dallo strategico canale di Malacca; a Ovest, le Laccadive, sempre più rinomate come meta turistica, appaiono il contraltare naturale alle Maldive entrate stabilmente nell’orbita cinese.

Considerato che anche la vicina Sri Lanka è oramai, volente o nolente, destinata a avvicinarsi in maniera inesorabile a Pechino che ne controlla di fatto il debito pubblico dopo aver costruito lo scalo di Hambantota, i Paesi prioritari per l’India diventano quelli che coprono l’esteso tratto oceanico che separa l’Asia dall’Africa e controllano aree oceaniche immense rispetto alla loro superfice geografica, in una zona di mondo sempre più centrale per temi come il commercio, l’energia e il contrasto alla pirateria.

A occidente dell’India, Socotra (appartenente allo Yemen), le Seychelles,  Mauritius e il Madagascar hanno acquisito importanza crescente come crocevia tra Europa, Asia Meridionale e Africa. Ed è proprio in direzione di questi Paesi che l’India, ultimamente, si sta impegnando maggiormente, come spiegato da Arunima Gupta di The Diplomat.

La proiezione oceanica dell’India

La visita del Presidente della Repubblica Ram Nath Kovind in Madagascar nel marzo scorso ha sancito l’interesse indiano per il grande Paese insulare africano, che completa un’architettura già solidamente basata sulle due vicine nazioni. “Mauritius”, scrive Gupta, “con la sua vicinanza alle più importanti vie di comunicazione marittime e ai pozzi di petrolio dell’Asia occidentale ha rafforzato la sua rilevanza strategica e commerciale”. Come parte dello sforzo per consolidare i rapporti bilaterali, l’India fornirà capitali e mezzi per rafforzare il sistema di controllo costiero della piccola repubblica insulare.

Le Seychelles, a loro volta, controllano 1,3 milioni di zona economica esclusiva nell’Oceano Indiano e sono una meta privilegiata degli investimenti diretti esteri di Nuova Delhi, che ha aperto nei loro confronti una linea di credito di oltre 100 milioni di dollari. Per l’India la prospettiva futura dovrà essere senza ombra di dubbio l’obiettivo di incardinare la somma delle relazioni bilaterali eccellenti (a cui si aggiungono le collaborazioni in settori come il monitoraggio idrografico e il turismo) in organizzazioni multilaterali per la sicurezza regionale.

Uno sguardo di lungo periodo

Non è un caso che l’India punti a un’azione autonoma nel delineare le sue priorità strategiche. Rispondendo con interesse all’appello di Washington per la costruzione di un free and open Indo-Pacificpropagandata dal Segretario di Stato Mike Pompeo in un recente viaggio istituzionale, Nuova Delhi non ha intenzione di appiattirsi sulle strategie del sempre più stretto alleato americano.

Per l’India, l’Oceano Indiano deve essere “inclusivo”, oltre che libero ed aperto, come sottolineato da The Diplomat. E con una semplice parola, il governo di Narendra Modi sancisce il proprio diritto a una sfera d’influenza e a una geopolitica di primo piano. L’India gioca da attore di prima fascia, non da comprimaria: la scelta di non seguire gli Stati Uniti nella rottura con l’Iran, suo principale fornitore energetico, è stato un chiaro segno di questa spiccata autonomia strategica. E la proiezione ad ampio raggio determinata dalla strategia a lungo termine con i Paesi insulari segnala come Nuova Delhi voglia controbilanciare le mosse del rivale cinese, più rilevante economicamente, militarmente e politicamente, con una programmazione accorta delle sue mosse sin nei minimi particolari.

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