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Le schermaglie indo-pakistane di febbraio dello scorso anno hanno contribuito a riportare l’Asia meridionale al centro dell’attenzione delle grandi potenze regionali, ossia Russia e Cina, interessate ad evitare un’escalation dalle conseguenze apocalittiche nel continente. La crisi è infine rientrata, proprio grazie al meticoloso lavoro diplomatico svolto da Mosca e Pechino per placare gli animi dei rispettivi partner, ma l’India è rimasta insoddisfatta dalle prestazioni del proprio arsenale made in Russia e starebbe considerando di rivolgersi con maggiore frequenza ad un altro fornitore: Israele.

L’interesse

È passato più di un anno dalla fine della pericolosa escalation indo-pakistana del febbraio 2019, culminata nell’abbattimento di un Mig-21 indiano e nella cattura dell’uomo al suo comando, il tenente colonnello Abhinandan Varthaman, poi rilasciato. Gli scontri erano stati pesanti e accesi, e per il Pakistan era stata l’opportunità di testare il nuovo arsenale di origine cinese, mentre per l’India di provare gli acquisti fatti in Russia – e proprio su questi ultimi è ricaduta la responsabilità delle scarse prestazioni nelle capacità di reazione delle forze armate.

Secondo indiscrezioni provenienti dall’esercito indiano, i caccia Sukhoi-30 in dotazione all’aviazione di Nuova Delhi, potrebbero essere riarmati con i missili aria-aria Derby, di produzione israeliana, “dopo che i missili R-77 di fabbricazione russa sono risultati inadeguati nelle operazioni di combattimento aereo”.

Le forze armate indiane hanno subito più che combattuto, costrette ad adottare una postura difensiva alla luce delle incredibili capacità offensive pakistane, e l’evento, totalmente inaspettato, ha suscitato grande insoddisfazione. Come riferisce Nuova Delhi TV, citando fonti militari, “totalmente sulla difensiva e obbligati a scappare dagli AMRAAM, i Sukhoi-30 dell’IAF sono fuggiti dall’abbattimento ma sono stati incapaci di rivalersi sugli F-16 perché erano fuori posizione e i loro missili, gli R-77 russi, non avevano la gittata per impegnare realisticamente i caccia pakistani”.

Il Derby è una delle ultime produzioni dell’industria militare israeliana, che sta rapidamente emergendo come un settore d’eccellenza riconosciuto mondialmente, ed è un missile aria-aria a guida radar attiva, ideale per i combattimenti nei cieli a medio raggio ed oltre il raggio visivo. In particolare, l’IAF sarebbe interessata alla versione potenziata del missile, l’I-Derby, caratterizzato da migliori funzioni radar e dalla gittata di 100 chilometri.

L’unico problema che si pone è di natura tecnica e riguarda il modo in cui integrare un missile israeliano in una struttura aerea russa, ma sarebbe già stata trovata la soluzione: affidare la missione agli esperti di Tel Aviv.

Le conseguenze

Nonostante le prestazioni deludenti, l’India non sembra comunque intenzionata a smettere di comprare armamenti russi, anche alla luce del partenariato strategico di lunga data che lega i due paesi, ma il crescente interesse per le produzioni israeliane ed il recente maxi-accordo sugli armamenti siglato fra Narendra Modi e Donald Trump sono la conferma che una graduale, lenta e parziale sostituzione sia iniziata.

Da più di un decennio, l’India è il principale acquirente di armamenti di produzione israeliana, il 46% delle esportazioni militari di Tel Aviv hanno come destinazione Nuova Delhi, e sebbene la Russia resti ancora il primo fornitore, le vendite stanno lentamente scemando. Fra il 2008 ed il 2012, il 79% delle armi acquistate dall’India era di provenienza russa, ma fra il 2013 ed il 2018 la percentuale è scesa al 62%.

Due sono i paesi che stanno beneficiando della drastica riduzione delle esportazioni russe in India: Israele e gli Stati Uniti; e le vendite di prodotti militari americani nel mercato indiano stanno registrando una vera e propria esplosione, che non ha precedenti nella storia dei loro rapporti bilaterali, essendo aumentate del 557% fra il 2013 ed il 2017 rispetto al precedente quinquennio.

Le implicazioni della rivoluzione indiana sono destinate ad avere effetti considerevoli per la Russia. Infatti, l’export di armi è la seconda voce più importante nel bilancio del Cremlino, subito dopo l’export di idrocarburi, perciò la crescente concorrenza proveniente dai produttori statunitensi, israeliani, ed anche cinesi, rappresenta un serio problema. La cattiva pubblicità legata alle accuse di prestazioni deludenti attecchirà in altri paesi impegnati in corse alle armi, influenzando le loro scelte d’acquisto a detrimento di Mosca.

Mentre gli Stati Uniti ostacolano le vendite di armi russe nel mondo attraverso l’implementazione di mezzi legali discutibili, come il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, Israele sta gradualmente emergendo come un rifornitore di riferimento in paesi tradizionalmente sotto la sfera d’influenza russa, come la Serbia, l’Azerbaigian ed il Kazakistan. La situazione che si sta creando inciderà significativamente, e negativamente, sul bilancio di Mosca, riducendo ed erodendo le risorse disponibili per finanziare tanto la crescita economica quanto l’agenda estera globale.

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