Nel tentativo di evitare una guerra per procura tra i rispettivi Paesi, Ankara e Mosca stanno cercando di trovare un accordo in Libia. Sebbene entrambi gli schieramenti siano pienamente consapevoli che la strada si preannuncia estremamente tortuosa. Se tutto dovesse andare come previsto durante la visita del presidente russo Vladimir Putin in Turchia programmata per l’8 gennaio, quest’ultimo ed il presidente turco Recep Tayyip Erdogan potrebbero annunciare una nuova iniziativa molto simile al modello Astana adottato in Siria. Un accordo suggellato anche da un’altra mossa: l’inaugurazione del gasdotto TurkStream per trasportare gas russo in Europa tramite la Turchia.

La prospettiva turca in Libia

Ankara sta supportando l’amministrazione di Fayez al-Sarraj nota come “Governo di Accordo Nazionale” (Gna), con sede nella capitale Tripoli e riconosciuta dalle Nazioni Unite. A novembre la Turchia ha firmato due protocolli d’intesa con il Gna; il primo, che riguarda i confini marittimi nella regione orientale del Mediterraneo, sancisce un confine tra Turchia e Libia che rende i due paesi confinanti in senso marittimo e porta enormi benefici ai loro interessi strategici, tra cui il traffico al largo di gas naturale. Questa mossa ha suscitato la forte reazione di Atene dal momento che, con quest’accordo, Ankara e Tripoli rivendicano una vasta parte dei diritti marittimi ritenuti propri da parte di greci e greci ciprioti. Il secondo protocollo riguarda sicurezza e cooperazione militare, che fornisce ad Ankara una base legale per supportare il Gna.

D’altra parte anche Mosca sta mantenendo i contatti con altri attori, principalmente appoggiando il feldmaresciallo Khalifa Haftar, le cui forze militari dell’Esercito Nazionale Libico controllano l’area orientale della Libia ed hanno dato il via ad un’offensiva per conquistare Tripoli. La Russia avrebbe assoldato delle forze militari private per aiutare questa causa; la Turchia si è dichiarata pronta ad inviare altre forze militari, ma chi appoggia Haftar sostiene vi siano già forze speciali turche nel territorio.

Le trattative Erdogan-Putin continuano

Un accordo preliminare che descrive l’impegno “a non combattersi e a facilitare un immediato cessate il fuoco in Libia” è stato raggiunto durante le recenti conversazioni telefoniche tra Erdogan e Putin nei giorni 11 e 17 dicembre. Il 24 dicembre le trattative a Mosca hanno portato al perfezionamento di una delegazione turca composta dal viceministro degli Esteri ed ufficiali di alto rango della difesa, intelligence e sicurezza nazionale; inoltre, sono stati discussi i più recenti sviluppi ad Idlib, con negoziazioni a tratti intense tra ufficiali russi e turchi.

Ankara sta cercando di raggiungere un nuovo cessate il fuoco in seguito alla pesante offensiva dei regimi russi e siriani ad Idlib, al fine di impedire una migrazione di massa che non può sostenere in aggiunta al numero già spropositato di rifugiati siriani che vivono al momento in Turchia. Secondo certe speculazioni, Mosca sta utilizzando lo scontro ad Idlib come moneta di scambio per ottenere concessioni sulla Libia; eppure, nonostante l’enorme conflitto di interessi, i contatti tra le parti stanno procedendo ininterrottamente grazie all’intesa creata dal modello Astana.

Sinergie sulla Libia

Il processo di pace Astana lanciato da Mosca, Ankara e Teheran, mirato a porre fine al conflitto siriano nel gennaio 2017, ha spianato la strada per collaborazioni tre le tre parti a prescindere dai loro interessi concorrenti e spesso conflittuali. Sebbene sia stato un processo turbolento con molti alti e bassi, e le condizioni in Libia siano ben diverse da quelle in Siria, “lo spirito di Astana” potrebbe creare di nuovo sinergie tra Ankara e Mosca.

In Siria l’interesse comune tra le due parti riguardava e riguarda tutt’ora l’integrità territoriale siriana; in Libia, d’altro canto, un interesse comune potrebbe essere quello di promuovere gli affari russi e turchi nel Mediterraneo orientale e creare una strategia congiunta che porti benefici a tutti.

Secondo fonti russe, nonostante il crescente potere di Ankara nel Mediterraneo orientale sia ritenuto uno sviluppo positivo da parte di Mosca, quest’ultima mantiene altre priorità da perseguire al fine di promuovere un sistema internazionale multipolare nella regione (ovvero con minor influenza occidentale). Le priorità multipolari di Mosca includerebbero la protezione dell’integrità territoriale della Libia, ponendo fine alla guerra civile: questo potrebbe avvenire riesumando le trattative di pace tra le controparti in conflitto e soprattutto eliminando le cellule di islamici radicali (che Mosca considera terroristi appoggiati da Ankara) che combattono in Libia a nome del Gna; in cambio, proprio Mosca appoggerebbe le aspirazioni di Ankara nel Mediterraneo orientale. Quest’ultima potrebbe essere la formula vincente in stile Astana per soddisfare entrambe le parti della disputa.

Creare zone di distensione

Un’altra opzione ancora valida è quella di creare zone di distensione, proprio come avvenuto in Siria, sotto la responsabilità di Ankara a partire dalla strategica regione libica nota come Misrata; un’opzione che Mosca starebbe accogliendo con entusiasmo e Ankara ancora considerando. Dal momento che Mosca sarebbe in grado di fermare l’attacco di Haftar a Tripoli, e che Ankara potrebbe limitare Gna e seguaci, un cessate il fuoco sembrerebbe possibile in caso Ankara non inviasse truppe turche come promesso da Erdogan; quest’ultimo, durante la sua visita a sorpresa in Tunisia il 25 dicembre, ha richiesto una dichiarazione immediata di cessate il fuoco in Libia, ribadendo il proprio impegno ad inviare truppe turche per appoggiare il Gna.

Per Erdogan è vitale inviare truppe turche in Libia

L’amministrazione Erdogan considera l’invio delle proprie truppe in Libia un’opzione inevitabile e necessaria al fine di smuovere l’equilibrio di potenza in favore del Gna, nonostante le obiezioni delle controparti per cui tale mossa trascinerebbe la Libia in una guerra civile.

Tuttavia, secondo l’analista Can Kasapoglu del think-tank turco Edam, non sarebbero previste “grosse formazioni in senso tradizionale delle milizie turche in azione nel territorio libico, né l’aviazione miliare turca da basi Gna”. Pertanto, secondo Kasapoglu, “è probabile che Ankara ricerchi una doppia strategia in Libia: nel breve periodo, può darsi che la Turchia invii una missione militare consultiva seppur robusta per rinforzare il governo di Tripoli, aumentando anche il trasferimento di armi; nel lungo periodo poi, Ankara incoraggerà probabilmente l’installazione di aree militari private per missioni in territori ad alto rischio e zone di addestramento per forze alleate”. Kasapoglu ha concluso sostenendo che “sebbene difendere il Gna soddisfi gli interessi strategici di Ankara, in un conflitto aperto ciò potrebbe portare ad un’inattesa situazione di svantaggio”. Nel frattempo, le relazioni tra Ankara e Mosca, ed in particolare l’imminente visita di Putin, rimangono un fattore chiave da monitorare.

Putin ed Erdogan possono lavorare insieme

In un articolo del Carnegie Endowment for International Peace, l’esperto libico Emadeddin Badi ha sottolineato che Russia e Turchia stanno colmando il vuoto creato dalla mancanza di azioni in Libia da parte di Stati Uniti ed Europa. Entrando in azione, Putin potrebbe perciò ottenere un enorme consenso mostrandosi come colui in grado di gestire l’equilibrio di potere, mentre Erdogan, “portando avanti le sue ininterrotte trattative dirette con Putin, finirebbe per indebolire tutti gli sforzi politici dei seguaci di Haftar”.

Badi conclude: “Da un punto di vista ideologico ed operativo, sia Putin che Erdogan hanno aree di cooperazione pregresse che potrebbero venire sfruttate in Libia per rendere questo riavvicinamento ancora più plausibile. Così come il controllo della Russia sulla legittimità politica di Haftar, il destino del Gna è nelle mani della Turchia, mentre tutti gli altri attori perdono di rilevanza”. Infine, Badi prevede che una riconciliazione tra Ankara e Mosca potrebbe creare una tregua provvisoria e portare stabilità nel breve periodo, aggiungendo che “non sarà tuttavia abbastanza per limitare le interferenze da parte di altri attori, né per riunire la Libia al tavolo delle trattative”.

Libia al centro della prossima conferenza di Berlino  

Sia Putin che Erdogan hanno mostrato il proprio entusiasmo di lavorare insieme a controparti occidentali per fermare l’eccidio in Libia, nonché il proprio supporto per l’iniziativa tedesca di pace; una conferenza sulla Libia verrà infatti tenuta a Berlino nel mese di gennaio. Sebbene Ankara sia stata invitata alla conferenza, le aspre reazioni occidentali in seguito agli accordi da essa sanciti con la Libia ed il prolungato isolamento della Turchia nel Mediterraneo portato avanti da Grecia, Cipro, Israele ed Egitto (con l’appoggio di Stati Uniti ed Unione Europea) potrebbero verosimilmente spingere Ankara ancora di più fra le braccia della Russia. In Libia, una cooperazione in stile Astana tra queste due parti non farebbe altro che allontanare ulteriormente la Turchia dall’occidente.

 

Traduzione a cura di Stefano Carrera