Dopo la pubblicazione del rapporto Chilcot, che ha gettato parecchie ombre sulla liceità della guerra in Iraq e su Tony Blair, ecco che sui politici inglesi piove un’altra tegola, questa volta sulla testa di David Cameron.La commissione Affari esteri della Camera dei Comuni, a maggioranza conservatrice, ha infatti pubbluicato un rapporto sull’intervento britannico in Libia nel 2011, a fianco della Francia.L’iniziativa militare, giustificata dalla necessità di proteggere i civili a Bengasi dopo la rivolta, fu presa, secondo i parlamentari, senza un’adeguata analisi della natura della ribellione, di cui non si colse l’elemento dell’estremismo islamico. L’azione si spostò poi sull’obiettivo, non previsto e non dichiarato, di un cambiamento di regime. Infine, il governo di Londra venne meno alla responsabilità morale di aiutare il Paese nella ricostruzione dopo la caduta di Muammar Gheddafi. Quegli errori, conclude il documento, contribuirono al crollo politico ed economico, alla guerra civile e all’ascesa del sedicente Stato islamico.banner_occhi_cristianiTutti errori che stiamo pagando caro ancora adesso. Come è noto, l’unico che all’epoca si oppose all’intervento in Libia fu Silvio Berlusconi, che venne però obbligato alla guerra dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una guerra che favoriva gli interessi di francesi e inglesi. Certamente non i nostri. Parole inascoltate all’epoca. Ma ancora oggi vere, come testimonia anche il rapporto che inchioda Cameron.

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