Non a Parigi, come trapelato nei giorni scorsi, bensì ad Abu Dhabi: Fayez Al Sarraj e Khalifa Haftar non si sono incontrati in Francia, bensì negli Emirati Arabi Uniti, a dispetto delle molte indiscrezioni degli ultimi giorni. Il tutto sotto la regia dell’inviato delle Nazioni Unite, Ghassan Salamè. Ed infatti è proprio un Tweet della pagina di Unsmil, la missione Onu in Libia, ad annunciare ufficialmente la svolta all’interno dell’intricata matassa libica.
Gli incontri ad Abu Dhabi
Per la verità degli importanti vertici riguardanti la Libia nella capitale emiratina si sono già tenuti nei giorni scorsi. Ed è questo che ha spinto diversi analisti a pensare che Al Sarraj ed Haftar potessero in qualche modo incontrarsi sulle sponde del Golfo Persico. Anche perché si tratta di un territorio assolutamente neutro: gli Emirati appoggiano Haftar, ma intrattengono buoni rapporti anche con Tripoli. Per di più, Abu Dhabi proprio in questi giorni invia il proprio ministro degli esteri a Roma, segno dell’ottima relazione oramai sviluppatasi con l’Italia specie in campo energetico, ed ha notoriamente legami importanti con Parigi. Haftar in effetti si troverebbe ad Abu Dhabi fino allo scorso 25 febbraio per incontri personali con alcuni leader emiratini, ma sarebbe in seguito tornato a Bengasi il giorno seguente proprio quando da Sharm El Sheick atterra Fayez Al Sarraj.
Il premier libico, reduce dal vertice tra Lega Araba ed Unione europea, atterra negli Emirati Arabi Uniti con in agenda un importante vertice con il presidente della Noc, Mustafa Sanallah. Sul piatto la delicata questione del campo di estrazione di Sharara, il più importante del paese e che risulta essere gestito dalla Noc assieme ad alcune compagnie straniere, in primis la spagnola Repsol. Di recente il campo viene conquistato da milizie fedeli all’autoproclamato esercito libico guidato da Haftar. Ecco un altro dei motivi per i quali ci si aspetta negli Emirati un incontro faccia a faccia tra il generale ed Al Sarraj. A discutere delle sorti del giacimento sono per l’appunto il premier tripolino ed il numero uno della compagnia. Si giunge ad un accordo che prevede, come riporta AgenziaNova, la ripresa dell’estrazione del greggio da Sharara. A garantire la sicurezza deve essere la stessa Noc, il cui presidente Sanallah rivolge un appello agli uomini dell’autoproclamato esercito libico affinché “smantellino le milizie civili loro alleate“.
La svolta improvvisa
Come sempre capita poi nel contesto libico, i colpi di scena sono dietro l’angolo. Proprio quando sembra impossibile che Haftar da Bengasi prenda un altro aereo in direzione Abu Dhabi, ecco che arriva un comunicato della missione delle Nazioni Unite che al contrario ufficializza il bilaterale tra l’uomo forte della Cirenaica ed Al Sarraj. Qualcosa bolle in pentola in effetti quando mercoledì sera Ghassan Salamé risulta essere nella capitale emiratina. E proprio nella serata del 27 sarebbe atterrato anche l’areo con a bordo Haftar. Il vertice tra i due principali attori libici appare importante in primis sotto un profilo prettamente simbolico, visto che l’ultimo faccia a faccia risale al vertice di Palermo. Ma a livello politico le novità riguardano un’intesa definitiva sulle elezioni: queste ultime vengono individuate quale strumento per porre fine al caos ed all’attuale transitorietà della situazione libica.
Non certo una novità, visto che le elezioni sono già previste nella road map predisposta dall’Onu alla vigilia del vertice di Palermo. Ma il fatto che i due convengano, a pochi giorni dalla conquista quasi integrale del Fezzan da parte di Haftar, sull’opportunità e necessità di unificare le istituzioni statali, potrebbe essere preludio ad una più assidua collaborazione tra entrambe le parti in causa. E tutto questo, almeno per il momento, allontana gli spettri di uno scontro diretto tra le forze di Haftar e quelle vicine ad Al Serraj. Di certo, l’improvviso vertice ad Abu Dhabi potrebbe avere sempre più importanti conseguenze pratiche e politiche nelle prossime settimane.