Iraq. Quando lo Stato islamico conquistò Mosul (cifre ufficiali), l’esercito in parte fuggito senza colpo ferire, regalò ai fondamentalisti 2.300 Humvee e qualcosa come 140 carri armati Abrams oltre a centinaia di altri veicoli. La maggior parte degli Abrams catturati in Iraq furono poi stati spostati in Siria. Gli M1A1 venduti all’Iraq presentano delle caratteristiche avanzate, ma non possiedono la corazza in uranio impoverito che protegge gli Abrams dell’US Army. I carri armati venduti agli iracheni poi, non sono stati dotati delle corazze reattive che avrebbero potuto consentire ai veicoli di sopravvivere contro i missili anti-carro. Sono comunque sistemi avanzati pesanti che sono stati regalati ai terroristi.Per approfondire: “L’Iraq? Un altro Vietnam”Siria. Il Pentagono sperava di addestrare 5400 ribelli siriani l’anno per una forza che avrebbe dovuto annoverare 15 mila effettivi entro il 2017. Per addestrare 54 ribelli, il Pentagono ha speso 41,8 milioni di dollari. Oggi quell’unità non esiste più. La maggior parte di loro sono fuggiti durante gli scontri con i miliziani del Fronte al-Nusra, affiliato siriano di al-Qaeda. Costo dell’operazione: 42 milioni di dollari. Come sono stati spesi? Semplice, fornendo loro il kit più costoso che gli USA potessero fornire: dune buggy, Ar-15, giubbotti antiproiettile, visori notturni, caschi, stivali, ogni tipo di equipaggiamento. In parte regalato ai terroristi senza colpo ferire grazie al fallimentare programma “train and equip”.Per approfondire: Il piano B della Cia peggiora il caos in SiriaLibia. Le potenze mondiali si sono impegnate a porre fine all’embargo ed armeranno la Libia “affinché possa difendersi dalla crescente minaccia rappresentata dai militanti dello Stato islamico”. Nel tentativo di stabilizzare il paese, il regime nascente del primo ministro Fayez al-Sarraj ha redatto un elenco di richieste avanzate ai partner occidentali per assistere le sue forze con armi ed addestramento. Una bozza della wish list sarebbe già stata presentata a Vienna. La “lista dei desideri” è una prassi consolidata e si basa sulle richieste motivate di un paese X alla nazione fornitrice Y. Ad esempio, Israele ha motivato la richiesta per gli F-35 (che poi modificherà pesantemente in patria) nella sua wish list presentata agli USA, per mantenere il vantaggio tecnologico nella Regione ed ottenere una piattaforma tattica a bassa osservabilità. Le richieste devono quindi essere compatibili con il contesto. Soltanto lo scorso anno, gli esperti delle Nazioni Unite consigliarono al Consiglio di respingere una richiesta di deroga per la consegna di una fornitura militare alla Libia, sostenendo che “le spedizioni sarebbero cadute, quasi certamente, nelle mani sbagliate”.Per approfondire: Libia, il ruolo delle forze speciali UsaIl governo di Unità Nazionale, oggi, sembra aver convinto le Nazioni Unite, garantendo in tal senso sul destinatore finale. Eppure il rischio è reale, per sistemi d’arma che potrebbero finire ad equipaggiare i fondamentalisti che hanno fortificato Sirte. I rapporti sulla roccaforte libica dello Stato islamico non sono di certo positivi: fin dalle prime attività nell’area, è stato riscontrato un particolare concentramento di sistemi anti-aerei ed equipaggiamento pesante (ovviamente trafugato).Una volta sul terreno, sarebbe quasi impossibile stabilire il destinatore finale delle armi vendute dall’Occidente (per quello che potrebbe essere il terzo forsennato super market dopo Iraq e Siria). Soltanto un anno fa, la Libia richiese una fornitura per otto elicotteri, sei aerei da combattimento, quattro cacciabombardieri, 150 carri armati, 150 veicoli da trasporto con mitragliatrici pesanti/missili anticarro, diecimila lanciagranate, 1000 fucili di precisione oltre a due milioni di munizioni ed equipaggiamento individuale. L’euforia del riarmo, dovrebbe fare i conti con il contesto libico. Le armi, ufficialmente, saranno utilizzate per contrastare la presenza Isis in Libia, riequilibrando le forze. Dovrebbero essere esclusi, quindi, tutte le piattaforme antiaeree (anche se resta fiorente il mercato nero per asset non di ultima generazione).Lo Stato islamico non possiede una forza aerea. Diverso il discorso per i mezzi pesanti: i libici punteranno alto chiedendo Abrams, caccia tattici, elicotteri. Queste piattaforme sono efficaci se supportate da una efficiente rete logistica e da una formazione costante. Nonostante il trascorso militare tra le fila di Gheddafi, il passaggio su queste piattaforme potrebbe essere traumatico per le truppe lealiste. Quello che più preoccupa è la possibile fornitura di piattaforme multiruolo equipaggiate con sistemi d’arma: facile utilizzo, immediato impiego, capacità di fuoco. Il mondo ha deciso di armare un paese che non ha il controllo del suo territorio e che, politicamente, è riconosciuto solo in parte dai libici. Quelle armi sposteranno l’ago della bilancia, ma il mondo rischia di armare anche i terroristi.





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