L’uomo che prega per la conquista di Roma e che ha promesso il “peggio all’Occidente e agli atei”, ha dichiarato in una nuova intervista che in Libia stanno arrivando sempre più jihadisti da tutto il mondo.Il nuovo leader dello Stato Islamico in Libia, Abdel Qader al Najdi, “l’emiro incaricato della gestione degli Stati libici” come lo definisce ufficialmente il Califfato, continua a minacciare l’Occidente. In una intervista pubblicata sulla rivista dei jihadisti, al-Naba, l’emiro ha infatti avvertito che la Libia è divenuta una destinazione privilegiata per i jihadisti di tutto il mondo, che sono raddoppiati sul terreno negli ultimi mesi. Una diffusione, tuttavia, non semplice, quella degli uomini dell’Isis, ha ammesso l’emiro al Najdi, che ha spiegato nell’intervista comparsa sulla rivista del gruppo terrorista che i suoi uomini hanno dovuto lottare per affermarsi sul territorio libico a causa delle rivalità con le altre milizie. L’Isis in Libia, per al Najdi, è sempre più forte, e sempre più soldati del Califfato si stanno ammassando in quello che l’Isis ha definito “l’avamposto del Califfato per conquistare Roma”.Le dichiarazioni del nuovo emiro libico sono purtroppo però confermate dagli analisti delle Nazioni Unite. Oggi al Palazzo di vetro è stato presentato, infatti, un rapporto annuale in cui gli esperti mettono in luce come il reclutamento dell’Isis sul territorio libico sia cresciuto in modo esponenziale e come l’Isis abbia aumentato il suo controllo sul territorio. Reclutamento che, secondo gli analisti, sarebbe attivo in Cirenaica “sin dalla caduta di Gheddafi”.La crescita dei militanti del Califfato è avvenuta, per l’Onu soprattutto durante l’anno 2015. Nella zona di Sirte, infatti, l’Isis è riuscito ad attirare nelle proprie fila i militanti dei gruppi jihadisti concorrenti, già presenti nell’area. Nella città natale di Gheddafi, spiegano gli analisti delle Nazioni Unite, l’Isis ha costruito diversi tunnel e adibito edifici ed abitazioni a magazzini, reclutando, inoltre, anche tra gli ex ufficiali del Rais libico. Ed anche nella Tripolitania, in particolare nella città di Sabrata, teatro della tragica liberazione dei quattro ostaggi italiani della Bonatti, lsis è riuscito a reclutare jihadisti che dalla Siria sono giunti in Libia attraverso Turchia e Tunisia. A dare man forte agli uomini del Califfato in Libia, secondo l’Onu, sono arrivati a Sirte e Bengasi anche miliziani provenienti dall’Africa sub-sahariana, presumibilmente appartenenti ai gruppi terroristici già presenti sul territorio, come Al Qaeda nel Maghreb Islamico e Boko Haram. “Alla luce della minaccia rappresentata dal reclutamento condotto dal gruppo a livello regionale”, le Nazioni Unite hanno quindi sottolineato la necessità di un intervento militare.Il nuovo emiro del Califfato in Libia, al Najdi, sostituisce il precedente leader libico dell’Isis, Abu Nabil al Ambari, morto il 13 novembre del 2015, durante un bombardamento statunitense nella zona orientale di Derna. Al Najdi, dovrebbe essere di origine saudita, secondo quanto si evince proprio dal suo appellativo. Najd è, infatti, la regione dell’Arabia Saudita dove si trova la capitale Riad. Il nuovo capo dei jihadisti libici, negli scorsi giorni, aveva dichiarato inoltre, di essere in grado di far partire dalla Libia attacchi nei confronti dei Paesi vicini, affermando di essere in contatto con lo Stato Islamico in Siria e in Iraq e di aver applicato la shari’a in tutte le zone sotto il proprio controllo.