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La dichiarazione finale della conferenza di Berlino sarebbe stata approvata dopo almeno tre ore di discussione tra i vari rappresentanti internazionali radunati nella capitale tedesca. A rilanciare questa notizia, sono numerose fonti di stampa secondo cui oramai tra i principali paesi in campo ci sarebbe l’accordo per il documento finale. Tuttavia, non mancano altre insidie ed incognite mentre si sta cercando di capire qual è la posizione in merito dei due principali contendenti: Al Sarraj da un lato ed Haftar dall’altro.

Dichiarazione approvata

Il documento finale e definitivo non dovrebbe essere molto distante nei contenuti dalla bozza fatta circolare nei giorni scorsi in ambienti diplomatici. Si tratterebbe, in particolare, di un testo contenente 55 punti i quali andrebbero quindi a toccare tutti i principali nodi riguardanti il conflitto imperante in Libia da oramai quasi nove anni. Così come si legge su Agenzia Nova, tutti i leader presenti a Berlino avrebbero dato il via libera al testo definitivo che, come sottolineato dal vice ministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov, adesso dovrà essere sottoposto al vaglio del consiglio di sicurezza dell’Onu. Un modo, secondo il rappresentante di Mosca, per rendere effettiva e definitiva la dichiarazione figlia di queste ore di contrattazione nella capitale tedesca.

Subito dopo il via libero definitivo da parte dei partecipanti alla conferenza di Berlino, sono stati avviati contatti sia con Fayez Al Sarraj che con Khalifa Haftar. I colloqui si sono svolti in due differenti sedi, sia il premier che il generale non hanno voluto incontrarsi di persona. Al termine di un lungo pomeriggio berlinese, è emerso il via libera da parte dei due principali protagonisti libici su alcuni punti contenuti all’interno del documento. In primo luogo, c’è l’accordo su una commissione militare sul modello “5 + 5” che avrà il compito di vigilare sulla tregua. In secondo luogo, sia Al Sarraj che Haftar sono d’accordo su una conferenza intra libica da tenersi nei prossimi giorni a Ginevra.

L’obiettivo adesso delle Nazioni Unite, nonché dei vari attori internazionali che hanno partecipato alla conferenza, è fare in modo che l’attuale tregua possa reggere e che i due punti sopra menzionati possano diventare effettivi e reali. Solo in tal modo, si potrebbe nei prossimi giorni avviare una road map per realizzare il piano Onu sulla Libia. Ma la strada è tutt’altro che in discesa: a Berlino si è sancito semplicemente il mantenimento dello status quo e nulla più. Le tante divergenze interne ed esterne alla Libia, come prevedibile, non sono state sanate e né appaiono in procinto di essere riprese.

Il peso politico degli attori partecipanti alla conferenza

Il vertice di Berlino, voluto dalla Germania soprattutto per rilanciare il ruolo europeo in Libia, è riuscito comunque a far radunare tutti i principali attori internazionali impegnati od interessati all’interno del dossier che riguarda il paese nordafricano. Unica assenza di rilievo è stata quella del governo tunisino, per via della delusione del tardivo invito arrivato ai rappresentanti del paese arabo. La “dote” più importante, tra gli attori internazionali giunti a Berlino, era  nelle mani dei rappresentanti di Russia e Turchia. Mosca ed Ankara infatti da alcuni mesi sono i due paesi più attivi in Libia, i due governi realmente in grado di influenzare il futuro del paese africano. Sia la Russia che la Turchia possono vantare un’importante presenza militare sul campo, ufficiosa nel primo caso (con la presenza di contractors della Wagner) ed ufficiale nel secondo. Mosca, come si sa, è impegnata nel sostegno ad Haftar, mentre Ankara in quello al premier Al Sarraj.

Poi ci sono i vari attori regionali schierati con una delle due parti libiche. Egitto ed Emirati Arabi Uniti da anni appoggiano il generale della Cirenaica, portando in dote peso politico e finanziamenti a favore del Libyan National Army. Dall’altro lato della barricata c’è invece il Qatar, il quale è da sempre impegnato nel sostegno alla fratellanza musulmana, ben rappresentata all’interno del governo di Al Sarraj.

Per quanto riguarda l’Europa, il vecchio continente è arrivato alla conferenza di Berlino in grave affanno e posizionato in un contesto marginale rispetto a Russia e Turchia. Dalla sua però, l’Europa potrebbe sfruttare gli storici legami che ha in Libia e, in tal senso, è soprattutto l’Italia il paese in grado di mettere in campo un certo “know how” figlio di un radicamento territoriale originato già dal periodo coloniale e proseguito poi con i rapporti molto stretti tra Roma e Tripoli durante l’era Gheddafi.

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