La crisi iraniana, che rischia di degenerare in un conflitto su larga scala tra Washington e Teheran, ha già prodotto diversi risultati tangibili e tra questi, molto probabilmente, c’è anche il colpo di grazia (quasi) definitivo dato al famigerato Accordo sul nucleare iraniano, già morente dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’intesa. La dipartita di Washington, in realtà, non ha fatto automaticamente decadere il patto che vede, come parti contraenti, la presenza anche di Unione Europea, Russia, Cina, Germania, Regno Unito, Francia ed ovviamente dell’Iran. I partner europei, ma più in generale la comunità internazionale, non hanno, probabilmente, alcun interesse nello sviluppo di armi nucleari da parte di Teheran e dovrebbero cercare di fare il possibile per sanare ciò che resta del Jcpoa. I ministri degli Esteri di Berlino, Parigi e Londra si sono incontrati, nella giornata di lunedì, a Bruxelles proprio per cercare di mettere a punto una risposta alla crisi in corso.

Una linea unica

Il tedesco Heiko Maas ha invitato le altre potenze europee ad implementare una risposta coordinata alla decisione, presa da Teheran, di violare i limiti dell’arricchimento dell’uranio previsti dall’Accordo mentre il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian ha affermato che la sostanza dell’intesa sta lentamente sparendo e che bisognerà decidere se avviare un ricorso formale contro l’Iran, che potrebbe culminare con l’imposizione di sanzioni, presso le Nazioni Unite. L’evoluzione della situazione, in realtà, è strettamente legata alla conclusione della crisi che vede contrapposte Washington e Teheran. Le nazioni del Vecchio Continente, infatti, sono relativamente marginali all’interno dello scenario attuale ed il focus della questione si è ormai spostato dalla diplomazia al rischio di una contrapposizione armata tra le parti che, qualora si materializzasse, sarebbe destinata a travolgere ogni residuo di intesa.

Le prospettive

Il caso del nucleare iraniano, in realtà, evidenzia il progressivo spostamento, iniziato da diversi decenni, del centro politico mondiale dall’Europa agli Stati Uniti e che, con tutta probabilità, ha subito un’ulteriore accelerazione a causa del decisionismo in politica estera dell’Amministrazione Trump. Gli alleati europei, in più occasioni, sono sembrati particolarmente irrilevanti quando a muoversi era, in primis, Washington che tende a soddisfare innanzitutto le proprie mire ed obiettivi ed a preferire l’unilateralismo al multilateralismo. L’accordo tra Teheran ed il resto della comunità internazionale, poco gradito da Washington, fallirà, con tutta probabilità, malgrado gli eventuali sforzi delle nazioni del Vecchio Continente di prolungarne la vita. L’unica via di fuga dalla situazione attuale appare, al momento, un improbabile rafforzamento dell’Unione Europea che possa portare alla creazione di un polo alternativo sullo scenario mondiale e dunque anche a sottrarre le iniziative politiche alla sola mano di Washington oppure di Mosca. Questa prospettiva appare, però, di difficile realizzazione: conciliare le priorità politiche dei diversi e numerosi Stati membri dell’Unione Europea, infatti, richiederebbe un rafforzamento delle istituzioni comunitarie al momento fuori portata e che, in ogni caso, necessiterebbe della volontà degli stessi partecipanti. Sembra dunque probabile che, anche nel prossimo futuro, la voce dell’Europa continuerà a risuonare debole e ciò non farà altro che marginalizzare sempre di più le posizioni politiche del Vecchio Continente.

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