L’inizio del 2020 si preannuncia fitto di novità sul fronte libico: i primi giorni del nuovo anno infatti, potrebbero essere contrassegnati da una serie di incontri politici e diplomatici in cui i vari attori impegnati nel paese nordafricano proveranno a stringere i tempi per i propri rispettivi obiettivi. A partire dal 7 gennaio, i focus sulla Libia potrebbero assumere sempre più importanza sia sotto il profilo politico che mediatico. In quella data infatti, è prevista una missione europea in Libia con l’arrivo nel paese nordafricano dei ministri degli esteri italiano, francese, inglese e tedesco, oltre che dell’alto rappresentante della politica estera Ue. In quelle stesse ore, il parlamento di Ankara potrebbe dare il via libera alla missione militare turca in Libia dopo la richiesta ufficiale in tal senso arrivata da Tripoli. E tutto questo alla vigilia dell’incontro, previsto per l’8 gennaio, tra Erdogan e Putin dove il dossier libico sarà in cima all’agenda.

La missione Ue

Dopo la visita delle settimane scorse del ministro degli esteri Luigi Di Maio, adesso il titolare della nostra diplomazia tornerà in Libia ma accompagnato dai suoi colleghi europei. La missione politica del vecchio continente in nord Africa è stata ufficializzata nelle scorse ore dopo diverse indiscrezioni circolate a fine dicembre. Viene dunque confermato lo scenario secondo cui l’Italia ha di fatto assunto il ruolo di vera testa di ponte europea in Libia. Il vecchio continente, rimasto ai margini del dossier libico e dopo aver passivamente subito le iniziative di Russia e Turchia, sta ora provando disperatamente a rientrare in corsa.

La missione dei vari ministri degli esteri in Libia del prossimo 7 gennaio va dunque letta in questa prospettiva. Come già detto nei giorni scorsi, il memorandum firmato tra Ankara e Tripoli il 27 novembre ha avuto l’effetto di una sveglia per l’Italia e l’Europa. In quell’occasione si è capito, dopo mesi di colpevole inattività da parte europea, che la Turchia è oramai pronta a recitare un ruolo da protagonista assoluta nello scacchiere libico. Da qui le varie iniziative di marca italiana, a partire dal mini vertice di Bruxelles del 14 dicembre scorso, adesso ampliate a livello europeo. I vari rappresentanti delle diplomazie del vecchio continente, proveranno a ridimensionare le attività turche. Nei giorni scorsi è circolata l’ipotesi di una no fly zone europea in Libia, anche se la sua fattibilità è tutta da verificare. Questa, al pari di altre proposte in discussione nelle ultime ore, potrebbe rappresentare uno dei punti di cui si parlerà maggiormente a Tripoli.

Difficile scalzare il ruolo di Russia e Turchia

Potrebbe sembrare una ripetizione, tuttavia si tratta di un concetto che occorre inevitabilmente ribadire: quella italiana ed europea è una corsa affannosa contro il tempo. Difficile peraltro da vincere, con una situazione sul campo quasi compromessa. Tra i vari impegni messi in agenda sulla Libia ad inizio gennaio, quello più importante allo stato attuale continua ad essere l’incontro tra Putin ed Erdogan previsto ad Istanbul l’8 gennaio. Con la Turchia che per quella data potrebbe aver già dato il via libera all’ingresso dei propri soldati a Tripoli, i due leader proveranno a giungere ad un accordo per una road map in grado di accomunare le istanze del premier libico Al Sarraj, sostenuto da Ankara, con quelle del generale Haftar, quest’ultimo armato soprattutto da Mosca.

L’Europa potrebbe entrare in scena, con Russia e Turchia consapevoli dell’indispensabilità dell’apporto italiano ed europeo in generale. Ma con contributi diversi rispetto a quelli immaginati fino a pochi mesi fa e con ruoli non da protagonisti. Ancora pochi giorni e, appena una settimana dopo dal brindisi per il nuovo anno, si potrà sapere l’esito delle febbrili trattative a tutto campo in corso in questi giorni.

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